“Not und Bedrängnis” (Bisogno e difficoltà): è il titolo con il quale escono in questi giorni in Germania i diari del cardinale gesuita Adam Kozłowiecki (1911-2007). I diari relativi al periodo in cui il religioso fu internato nei campi di sterminio di Auschwitz e Dachau dal 1939 al 1945, vengono ora pubblicati in tedesco a 60 anni dalla prima apparizione in Polonia. Il gesuita, creato cardinale da Giovanni Paolo II nel 1998, fu uno di quelle migliaia di sacerdoti e religiosi prigionieri provenienti da tutta l’Europa, che vennero deportati dai nazisti. In un diario, Kozłowiecki, per tanti anni poi missionario in Zambia – di cui assunse la cittadinanza e in cui fu anche arcivescovo della capitale Lusaka e presidente della Conferenza episcopale –, traspose i suoi ricordi della prigionia, oggi finalmente editati in Germania dalla casa Friedrich Puste di Ratisbona. Il presidente della Conferenza episcopale tedesca, il cardinale Reinhard Marx, ha scritto la prefazione. Il cappellano del memoriale delle vittime della seconda guerra mondiale di Monaco di Baviera, Ludwig Schmidinger, vede nell’“alto grado di auto-analisi” il valore speciale e permanente della pubblicazione, nella quale è descritta con precisione “l’empietà dei rapporti dei detenuti delle varie nazionalità con le guardie e anche tra loro”. Nei diari l’autore insiste anche sulla sua fede cristiana messa alla prova nei lager.

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