Copercom“Viviamo nel tempo delle tre grandi ‘S’: sobrietà, sinergie e sussidiarietà”. Così il presidente del Copercom, Domenico Delle Foglie, ha introdotto ieri mattina il Comitato dei presidenti e delegati del Copercom sul tema “I media cattolici al tempo di Papa Francesco: responsabilità, sinergia e sussidiarietà”. Per Delle Foglie, “è questo lo stile a cui dobbiamo adeguarci, fare molto con poco”. Il Papa, ha aggiunto, “ci chiede di andare all’essenziale, la comunicazione stessa deve puntare al cuore del messaggio cristiano”. In questo senso, ha precisato il presidente del Copercom, “viviamo un tempo nuovo, non un’epoca di cambiamento ma un cambiamento d’epoca, che comporta anche un nuovo modo di essere Chiesa e cristiani”. Quanto all’attività del Copercom, ha chiosato, “il Direttorio sulle comunicazioni sociali nella missione della Chiesa ci affida il compito della riflessione e del coordinamento, a cui rispondiamo con tutte le nostre forze contribuendo al dibattito pubblico e offrendo un punto di riferimento alle associazioni”.

La Chiesa in uscita è quella che “non accetta battaglie di trincea ma combatte in campo aperto, dove ci sono tutti i conflitti del mondo e c’è bisogno degli ospedali da campo”. È un passaggio della riflessione di Marco Tarquinio, direttore di “Avvenire” “I media cattolici al tempo di Papa Francesco: responsabilità, sinergia e sussidiarietà”. Nel mondo cattolico, ha osservato, “ci sono competenze, intelligenze ed energie che non possono essere chiuse dentro i nostri recinti”. I media cattolici “sono oggi uno strumento fondamentale” e il nostro compito è “non perdere voci e presenze”, con una nota di preoccupazione per i settimanali diocesani. Sul piano delle sinergie, la proposta di “creare un luogo in cui far confluire tutto quello che produciamo ogni giorno come media cattolici”. L’informazione sempre più disponibile per tutti, “in cui sembra che potenzialmente tutte le fonti abbiano pari dignità e valgano allo stesso modo”, rappresenta una sfida per “la comunicazione tradizionale in crescente difficoltà”: “Noi abbiamo sempre più bisogno di pozzi di acqua potabile, di un’informazione sicura e affidabile. Altrimenti rischiamo di non capire nemmeno dove si trovano le verità più piccole”. Anche nel panorama cattolico, ha precisato, “assistiamo alla diffusione del populismo, che è un peccato contro la carità e la fraternità”: “È un dato nuovo, ad esempio, che il populismo cattolico si manifesti contro il Papa. Ma noi siamo chiamati a non assecondare queste ondate”.

Roma, 9 giungo: Comitato presidenti e delegati Copercom: don Ivan Maffeis, Marco Tarquinio, Domenico Delle Foglie, Paolo Ruffini, Lucio Brunelli

“Assumere il linguaggio della contemporaneità e non demonizzare il mondo della televisione, perché è necessario utilizzare la lingua del nostro tempo per essere compresi”. Lo ha detto Paolo Ruffini “I media cattolici al tempo di Papa Francesco: responsabilità, sinergia e sussidiarietà”. “Parlare chiaro è una delle sfide che abbiamo davanti”, ha precisato: “Come media cattolici dobbiamo evitare di rappresentarci come un mondo separato, magari separandoci anche tra noi. La nostra identità deve essere costruita sul dialogo e non sull’esclusione”. “Tanti credono di avere sempre la verità in tasca”, ha sottolineato Ruffini citando Giovanni Paolo II, ma “non è così”: “Da media cattolici dobbiamo essere ed essere percepiti come cercatori di verità, anche da chi non crede”. Sul versante della sinergia, ha precisato, “siamo chiamati a fare rete tra di noi senza trasformare la rete in una forma di sopraffazione dell’altro”. D’altra parte, “anche se ci scontriamo tutti i giorni con la mancanza di mezzi, nei momenti di crisi si può riscoprire la più grande vocazione e l’impegno più sentito”. “Nessuno deve sentirsi piccolo, troppo piccolo rispetto ad un altro troppo grande”, ha aggiunto riportando il discorso di Papa Francesco ai membri dell’associazione “Corallo”: “Non dobbiamo avere complessi di inferiorità, ma nemmeno di autosufficienza”. Invece, “è opportuno recuperare la capacità di raccontare e di calarsi nella realtà”.

“È giusto continuare ad approfondire il tema dei migranti, che non è neanche più un’emergenza ma una realtà?”. Se lo è domandato don Ivan Maffeis, direttore dell’Ufficio Cei per le comunicazioni sociali (Ucs)  “I media cattolici al tempo di Papa Francesco: responsabilità, sinergia e sussidiarietà”. Don Maffeis ha citato il giornalista de “La Stampa”, Domenico Quirico, e il suo volume “Esodo”: “Ciascuno di loro è un caso, non una massa come ci ostiniamo a convertirli. E se per certi aspetti ormai li conosciamo, ci resta da fare ancora un lungo cammino per giungere all’interno dei loro enigmi”. Pretendiamo di conoscere gli altri come “categoria”, ha aggiunto il direttore dell’Ufficio Cei per le comunicazioni sociali: “L’anima del migrante è l’attesa, ma noi oggi sappiamo ancora attendere? E cosa attendiamo e con quali speranze scrutiamo l’orizzonte?”. Nel viaggio, “i migranti portano con loro la speranza che spesso li rende allegri, come chi imbocca una strada nuova”. Ma noi, ha incalzato don Maffeis, “di quale speranza ci rivestiamo? Quale allegria riscalda il nostro cuore?”. In qualità di operatori della comunicazione, ha concluso, “dobbiamo sentirci sempre responsabili e partecipi nei confronti del prossimo”.

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