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Di lauretanum

DIOCESI – “Ha scoperto il calice?”. Questa è la domanda che qualcuno di noi avrebbe potuto sentirsi rivolgere stando sul Sagrato di una delle chiese delle nostre Parrocchie qualche decennio fa, dopo che la Santa Messa all’interno della Chiesa era iniziata ormai da un po’. E questo perché nella teologia liturgica di prima della Riforma del Concilio Ecumenico Vaticano II, teologia che poi si rifletteva inevitabilmente sulla prassi sacramentale dei Fedeli, la Celebrazione eucaristica era divisa in due grandi parti, una denominata “dei Catecumeni”, l’altra “dei Fedeli”. Certamente anche la prima parte era per i Fedeli, mentre invece anticamente i Catecumeni venivano davvero congedati prima dell’inizio della Liturgia eucaristica con l’Offertorio, dal momento che non erano ancora stati iniziati ai Sacri Misteri. La prassi finì invece col confermare la prima parte per donne e bambini, e ad evitarla agli uomini, che bellamente entravano in chiesa a metà celebrazione. Come ci sembra diversa la situazione dei primi secoli cristiani, descritta dal Santo Martire Giustino nella sua Prima Apologia a favore dei cristiani: “Ci raduniamo tutti insieme nel giorno del Sole, sia perché questo è il primo giorno in cui Dio, volgendo in fuga le tenebre e il caos, creò il mondo, sia perché Gesù Cristo nostro Salvatore risuscitò dai morti nel medesimo giorno”.

Un’ottica sicuramente diversa di pensare la Celebrazione eucaristica domenicale, che inizia quindi nella decisione di prendervi parte e nell’impegno a raccogliersi nello stesso luogo nel medesimo momento degli altri credenti. Anche il nuovo Ordinamento generale del Messale Romano, pubblicato nel 2007 per conto della C. E. I., recita: Quando il popolo è radunato, mentre il sacerdote fa il suo ingresso con il diacono e i ministri, si inizia il canto d’ingresso. Quindi l’accento dell’inizio di una Santa Messa, più che su un orario convenzionale, è posto nella convocazione, di cui Giustino è il primo narratore: “E nel giorno, detto del Sole, si fa l’adunanza. Tutti coloro che abitano in città o in campagna convengono nello stesso luogo”. Impariamo allora anche noi l’importanza della preparazione perché vi sia una partecipazione piena e consapevole alla Liturgia festiva della nostra Fede, che vogliamo e dobbiamo vivere integralmente proprio per la sua grande dignità.

 

 

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