ProfughiAccoglienza abitativa inadeguata, problematiche igienico – sanitarie, caos burocratico, vulnerabilità: dopo lo sgombero del campo di Idomeni, la situazione dei profughi bloccati nel nord della Grecia rimane “estremamente allarmante”, a partire proprio dalla condizione dei nuovi campi nei quali migliaia di persone sono state ricollocate negli scorsi giorni. Lo denuncia l’organizzazione umanitaria Intersos.  “A poche ore dall’inizio dello sgombero di Idomeni, abbiamo iniziato a monitorare la condizione dei campi che sono stati allestiti per alloggiare i profughi sgomberati. Nella maggior parte dei casi, quello che abbiamo trovato sono stati alloggi, servizi e condizioni igienico-sanitarie assolutamente non adeguati” racconta Alessandro Verona, medico Intersos in Grecia. “In un campo, la cui capienza arriva a circa ottocento persone, erano stati allestiti solo 12 bagni e non vi era presenza di docce. Alcuni dei campi, creati per accogliere i profughi sgomberati da Idomeni, sono stati collocati all’interno di ex capannoni industriali, ma quando piove l’area in cui sono sistemate le tende si allaga. Queste condizioni di certo rischiano di ripercuotersi molto negativamente sulla salute delle persone, provocando non pochi problemi igienico-sanitari. Senza dimenticare che più della metà dei profughi alloggiati in questi campi è composta da donne e bambini”. In seguito allo sgombero del campo spontaneo di Idomeni, avvenuto tra il 24 e il 26 maggio, circa 9.200 persone hanno dovuto trovare una nuova collocazione, distribuendosi tra i campi già esistenti gestiti dall’esercito greco, e i nuovi campi, sette per la precisione, allestiti nell’area a nord di Salonicco. Si stima che siano 52.871 i profughi bloccati in questo momento sul territorio greco, in seguito alla chiusura delle frontiera con l’ex Repubblica Yugoslava di Macedonia: il 60% sono donne e bambini, provenienti per la maggior parte da paesi sconvolti da guerre e violenze come Siria, Afghanistan e Iraq.

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