VescovoDamiano Beltrami da Oakland (California)

Un mosaico di storie che raccontano una comunità. Un collage di esperienze autentiche. Un documentario collettivo. È il progetto multimediale (http://jubileeofmercy-eb.org/) della diocesi di Oakland in California (Stati Uniti) coordinato dal vescovo, monsignor Michael Barber, per rendere il Giubileo della misericordia un nuovo inizio in fatto di opere spirituali e materiali. Dal documentario emergono storie di ragazzi che seguono giovani a rischio criminalità, avvocati che alleviano le sofferenze di famiglie i cui figli sono stati uccisi, pensionati che si reinventano educatori per i detenuti del carcere minorile, madri che gestiscono mense dei poveri per migranti, studenti immigrati che si attivano per migliorare la qualità della vita dei bambini nei loro Paesi d’origine. Storie di impegno e generosità in una “Chiesa in uscita” che si fa “ospedale da campo”, e che monsignor Barber sintetizza così: “Quando l’amore incontra la sofferenza diventa misericordia”.

Vittime di violenze. Un avvocato e una suora. Il dottor David Stain e madre Marina sono all’apparenza una “strana coppia” professionale. Lui serioso e incravattato, lei alla mano e dallo stile essenziale. Ma sono entrambi cattolici – lei è della parrocchia Saint Columba di Oakland, lui di Saint Isidore – e hanno una missione comune: aiutare famiglie che hanno appena perso un parente a causa di violenze, soprattutto ad opera delle gang che rendono Oakland non solo una delle città più pericolose della California, ma di tutto il Paese. “Ci si sente come Maria sotto la croce, la sofferenza di queste famiglie è enorme”, spiega suor Marina in uno dei mini-video che compongono il documentario a più voci. “Ma per aiutare non è necessario essere in grado di migliorare la situazione. Basta essere al fianco dei familiari e ascoltarli”. L’avvocato, invece, aiuta le famiglie ad avere il supporto legale necessario. “Quando queste persone vengono chiamate a testimoniare”, racconta David Stain, “devono trovare un’infinita forza. Nel corso della mia carriera, nel mezzo di tante tragedie, ho sperimentato atti di incredibile virtù, di perdono, di coraggio e di sacrificio”.

“Quando vedi tutto questo, sai che Dio non può essere molto lontano”.

Ragazzi a rischio. Un altro team con una missione ambiziosa è quello formato da Danielle Amadine e Javier Orango. Figli di immigrati, ispanici, residenti come gli altri protagonisti del documentario nell’area della Baia di San Francisco, entrambi da adolescenti hanno camminato su un filo sospeso, rischiando di eclissare il loro futuro.Per Javier, ex membro di una gang, le cose sono andate peggio. Vittima di una sparatoria, è scampato alla morte per un niente, e adesso è su una sedia a rotelle.Eppure entrambi hanno invertito la rotta, mettendosi al servizio di ragazzi in bilico, proprio come erano loro. “Seguo giovani che causano violenza ad altri oppure ne sono vittima,” spiega Danielle Amadine. “Li aiutiamo a non farsi bocciare, a trovare e mantenere un impiego, a prendere la patente. A volte sono mentore, altre life coach, altre ancora semplicemente un’amica. In ogni caso loro sanno che possono contare su di me. Non giudico. Cerco di amarli senza porre condizioni”.

Il Vangelo per ricominciare. Dicendola come piace a lui, a Ken Landonnon bastava più “essere buono”, voleva “fare qualcosa di buono”. Trasferitosi da San Ramon a un’altra cittadina della Bay Area, Byron, e da poco in pensione, si è messo a disposizione come volontario al Byron Boys Ranch. Sembra il nome di un club di golf, ma è un carcere minorile, dove ragazzi dai 14 ai 18 anni passano diversi mesi a seconda delle sentenze. “A suo tempo in quell’età critica dell’adolescenza ho avuto gente che mi ha guidato sul sentiero giusto”, dice Landon. “Avrei benissimo potuto finire in un posto come il Boys Ranch”.Ken e gli altri educatori incontrano i ragazzi una sera a settimana, leggono le pagine del vangelo della domenica successiva e cercano di attualizzare le scritture.“Ormai sono diversi anni che vado in questo carcere minorile, ho incontrato molti ragazzi”, spiega Landon. “Be’, se fossi riuscito a dare un buon consiglio anche solo a uno di loro, mi potrei dire soddisfatto. Forse è capitato”.

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