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Donna, nuova identità per un protagonismo che ha il volto dell’accoglienza

GalantinoGiovanna Pasqualin Traversa

E’ ora di riscoprire la fecondità come un dono prezioso da proteggere e custodire, e di ripensare e valorizzare la dimensione della corporeità quale elemento costitutivo dell’identità e dell’unità della persona superando sia il dualismo mente-corpo, sia la strumentalizzazione e mercificazione del corpo femminile, scrigno di vita all’interno del quale abbiamo tutti avuto origine. Ma è anche tempo di passare dalla logica della “ragione calcolante” alla logica del cuore perché il mondo diventi una casa accogliente per tutti. Sono gli spunti che hanno percorso la prima giornata del XIV convegno nazionale dell’associazione Scienza & Vita, “Nati da donna. Femminilità e bellezza”, che si è aperto a Roma.

Cita Pascal e Heidegger parlando della “logica del cuore” da contrapporre alla “logica della ragione calcolante” monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, sostenendo la necessità di un’autentica cultura della relazione e di

“un paradigma di sviluppo che integri razionalità maschile e femminile”

come direzione obbligata ma possibile soltanto “all’interno di un’etica del dono”, come chiede Papa Francesco, e di un allargamento degli “orizzonti della ragione”, secondo l’insegnamento del papa emerito Benedetto XVI.

Solo una cultura “che sappia coniugare antropocentrismo e teocentrismo” consente di sottrarsi “all’abbraccio mortale della ragione calcolante” e di “farsi missionari dell’etica del dono e quindi del Vangelo”, sulla scorta del messaggio di Francesco,

il monito del segretario generale della Cei, che invita a non alzare “bandiera bianca di fronte alle continue aggressioni di una cultura antiumanistica”, e a non accettare “la logica sterile del muro contro muro”.

A delineare le coordinate della riflessione è la presidente nazionale di Scienza & Vita, Paola Ricci Sindoni, chiarendo che la vita “non può più essere concepita come un disegno autoreferenziale” bensì come “un progetto”.

“E’ forse arrivato il tempo – sostiene – in cui la donna, con il suo modo specifico di essere ‘mondo’, esca finalmente al mondo, per fare di questo mondo una casa abitabile per tutti”.

Se la donna “sperimenta nel suo corpo la lenta maturazione e trasformazione della materia, là dove una cellula arrivi a costituire un essere umano, c’è da sperare” che il tempo “sia in grado di partorire nuove e sorprendenti manifestazioni di amore per il mondo”. Forse, conclude, è proprio questa “la sua bellezza”.

Di fronte al crollo delle nascite – 488mila nel 2015, il numero più basso registrato in Italia dal 1861, con un saldo negativo di 155mila unità –

“è necessario promuovere il valore sociale della maternità” e “la fertilità va collocata al centro delle politiche sanitarie e educative del nostro Paese”,

afferma il ministro della Salute Beatrice Lorenzin nell’intervento affidato alla lettura della sua consigliera Assuntina Morresi che sintetizza i cardini del Piano nazionale per la fertilità presentato esattamente un anno fa dal Dicastero. Formazione, informazione, prevenzione le tre parole chiave per arrivare ad una “rivoluzione culturale”. Bonus bebé, detrazioni fiscali, congedi parentali, conciliazione lavoro-famiglia “non devono essere usati come compensazione per il fatto di essere madri, ma come un atto di giustizia sociale verso la maternità e la paternità”.

Per Felice Petraglia, direttore Clinica ostetrica e ginecologica Università di Siena e consigliere nazionale di Scienza & Vita,

la strategia più efficace contro il crollo della fertilità è “un approccio positivo alla gravidanza, volto alla sua promozione in età giovanile, valorizzando gli effetti positivi sulla salute della donna”,

mentre l’avanzare dell’età (il 50% delle primipare è fra i 30 e i 39 anni) e il ricorso alle “tecniche di procreazione medicalmente assistita” sono associati “a gravidanze ad alto rischio”, ma le donne “ne sono inconsapevoli”.

Occorre riprendere in mano il Piano nazionale per la famiglia, approvato nel 2012 dal governo Monti “ma rimasto nel cassetto” chiosa il demografo Gian Carlo Blangiardo. Alcuni interventi indicati dal testo, “piccoli e perciò sostenibili, darebbero un’iniezione di fiducia”.

“Custodendo la differenza tra maschile e femminile, la Chiesa custodisce l’umanità”,

osserva Ana Cristina Villa Betancourt, responsabile Sezione donna del Pontificio Consiglio dei laici. “E questo anche a beneficio di quelli che credono che la Chiesa vada contro di loro, mente invece li stiamo proteggendo”. Di differenza e complementarietà tra maschile e femminile parla in tono scherzoso la giornalista e scrittrice Costanza Miriano sottolineando le diversità nel codice linguistico e nella comunicazione : “L’uomo è molto diretto, se dice una cosa è quella, mentre noi donne obblighiamo i nostri compagni a leggere tra le righe di quello che non abbiamo detto”.

Quanto ai ruoli, all’uomo compete naturalmente “l’autorevolezza”, alla donna “l’accoglienza”.