RossiniDi Giovanna Pasqualin Traversa

E’ il bresciano Roberto Rossini il nuovo presidente nazionale delle Acli, eletto domenica 8 maggio, giornata conclusiva del 25° Congresso nazionale a San Vincenzo (Livorno), a scrutinio segreto dai 550 delegati congressuali con l’84,69% dei consensi. Sabato pomeriggio, alla prima votazione, i candidati in lizza – il presidente uscente Gianni Bottalico ed Emiliano Manfredonia, segretario per lo sviluppo associativo – non avevano raggiunto il quorum previsto dal regolamento. In serata ha cominciato a prendere corpo l’ipotesi di Rossini che ha portato nella notte ad un accordo pressoché unitario. Nato nel 1964, sposato e con due figlie, docente di diritto e metodologia della ricerca sociale presso l’istituto bresciano Maddalena di Canossa, dal 2008 a marzo di quest’anno Rossini è stato alla guida delle Acli provinciali di Brescia. Dall’estate 2010 il Consiglio nazionale gli ha conferito la delega per la comunicazione e dal 2013 è stato responsabile dell’Ufficio studi nazionale. Rilancio dell’azione quotidiana e volontaria, politicità dei servizi, formazione e dimensione culturale, azione pubblica: queste, ha annunciato al Congresso, “le quattro linee fondamentali a cui intendo improntare il mio mandato”. Gli abbiamo chiesto come declinarle concretamente.

La forza delle Acli – spiega – è il pensiero collettivo che nasce dalla capacità di stare nella quotidianità”. Per questo occorre “rivalutare e accompagnare l’azione associativa e volontaria che si cala sul territorio attraverso i nostri circoli e rimane il cuore di una presenza che costruisce comunità e si radica sui territori.

Elemento portante, l’impegno di incrociare le periferie, anche esistenziali”.

La seconda linea, prosegue, “riguarda la sostenibilità delle imprese. Le Acli sono un sistema molto complesso: parte delle risorse per i Patronati, i Caf, l’Enaip e le altre iniziative di ordine economico ci viene dallo Stato e i loro tagli diventano un serio problema per i servizi che offriamo a quasi 4 milioni di cittadini. Occorre proseguire il percorso di riaggiustamento e messa in sicurezza dei conti avviato dalla presidenza che mi ha preceduto”.

Per il neopresidente, le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani “sono essenzialmente un movimento di pedagogia sociale. La formazione all’agire sociale e politico, non solo dei dirigenti ma anche dei cittadini, è inscritta nel nostro Dna”.

La sfida è “intercettare nuovi linguaggi per rilanciare questo impegno di ‘api operaie della dottrina sociale della Chiesa’”.

La questione culturale rimane la “questione per eccellenza”. Per questo, annuncia, “sulla scorta del nuovo umanesimo al centro del Convegno ecclesiale, intendiamo riprendere una riflessione di natura culturale anche su fatti di ordine economico. C’è tanta povertà e ingiustizia, ma è anzitutto il modello di pensiero ad essere ingiusto. Vorremmo rilanciare un ragionamento alla luce della dottrina sociale della Chiesa, del magistero di Papa Francesco e della sua indicazione, proprio a Firenze, di rileggere l’Evangelii gaudium nelle realtà locali. Alcuni circoli lo stanno già facendo, e i quattro principi orientativi dell’esortazione apostolica – il tempo è superiore allo spazio, l’unità prevale sul conflitto, la realtà è più importante dell’idea, il tutto è superiore alla parte – sono più volte risuonati nel dibattito congressuale.

Ci troviamo in grande sintonia con il magistero del Pontefice, con il suo stile e la sua visione del mondo. E’ nostro impegno sostenerlo e tentare di tradurlo in pratica”.

“Sono molti – aggiunge il neopresidente – i soggetti del Terzo settore con i quali intessiamo relazioni, ma lo facciamo anche con partiti politici, diocesi e parrocchie, scuole”.

Una rete da “curare e accompagnare perché buona parte del bene comune del Paese dipende anche dalla bontà di queste relazioni e dalla possibilità che ne scaturiscano progetti condivisi”.

Come “la battaglia con l’Alleanza contro la povertà per il sostegno al Reis (reddito di inclusione sociale) quale elemento fondamentale del nuovo welfare. Un modello di welfare attivo e soprattutto comunitario perché verrebbe gestito dal territorio”.

Dopo avere ribadito l’urgenza di un piano industriale e di una riforma fiscale per “far ripartire il lavoro”, Rossini assicura: “Da parte nostra continueremo ad essere un’associazione di lavoratori che svolge attività di studio e opera concretamente con il suo ente di formazione professionale, gli sportelli di aiuto, la creazione di posti di lavoro attraverso le nostre cooperative, con un’attenzione particolare ai più deboli”.

Perché questo Paese deve diventare più accogliente e meno ingiusto.

Quale il ruolo delle Acli in un momento storico di grave crisi della rappresentanza e dei corpi intermedi? “In vista di ogni scadenza elettorale, promuoviamo nei nostri circoli dibattiti di approfondimento. Lo faremo ora con i candidati alle amministrative, molti dei quali aclisti perché l’associazione ha sempre investito molto sul piano della partecipazione politica. Le riforme costituzionali e il referendum di ottobre saranno uno dei temi forti dell’incontro nazionale di studi di settembre”. Per Rossini, in un contesto caratterizzato “dal progressivo liquefarsi dei corpi intermedi, ossatura della democrazia del Paese e necessari per la mediazione sociale, culturale, religiosa, politica”,

con il loro patrimonio di “risorse organizzative, umane, storiche, di valori e di pensiero di oltre 70 anni”, le Acli “devono continuare a porsi come come elemento di solidità”.

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