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Il Papa: “Guardiamo al cielo con speranza”. Poi un’Ave Maria per tutte le mamme

papa francesco angelusDi Salvatore Cernuzio

“Cristo è con noi. Gesù è salito al cielo. È con noi. Cristo è vivo!”. È questa la testimonianza, “fatta non solo con le parole ma anche con la vita quotidiana”, che “ogni domenica dovrebbe uscire dalla nostre chiese per entrare durante la settimana nelle case, negli uffici, a scuola, nei luoghi di ritrovo e di divertimento, negli ospedali, nelle carceri, nelle case per gli anziani, nei luoghi affollati degli immigrati, nelle periferie della città…”.

Francesco indica un compito ben preciso ad ogni cristiano durante il Regina Coeli di ieri, giorno in cui la Chiesa celebra l’Ascensione di Gesù al cielo, avvenuta quaranta giorni dopo la Pasqua. Su questo mistero si concentra la riflessione del Pontefice che parla soprattutto di “speranza”: quella che viene dalla certezza che Cristo “Dio, uomo vero, col suo corpo di uomo è in Cielo. È l’àncora nostra e noi siamo saldi in questa speranza se guardiamo il cielo”.

Gesù “esce dal nostro spazio terreno per entrare nella pienezza della gloria di Dio, portando con sé la nostra umanità”, sottolinea il Papa. “Questa è la nostra speranza” afferma, la stessa che nutrirono gli apostoli quando il Messia “si staccò da loro e venne portato su, in cielo”.

“Non ci furono in essi dolore e smarrimento” – narra infatti il Vangelo di Luca – ma “si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia”. “È il ritorno di chi non teme più la città che aveva rifiutato il Maestro, che aveva visto il tradimento di Giuda e il rinnegamento di Pietro, la dispersione dei discepoli e la violenza di un potere che si sentiva minacciato”, osserva Bergoglio.

Da quel giorno, “per gli Apostoli e per ogni discepolo di Cristo è stato possibile abitare a Gerusalemme e in tutte le città del mondo, anche in quelle più travagliate dall’ingiustizia e dalla violenza”. Perché “sopra ogni città c’è lo stesso cielo ed ogni abitante può alzare lo sguardo con speranza” guardando a “quel Dio che si è rivelato così vicino da prendere il volto di un uomo, Gesù di Nazaret”.

Egli – rimarca il Santo Padre – “rimane per sempre il Dio-con-noi e non ci lascia soli! Ricordiamo questo Emmanuel, Dio-con-noi, non ci lascia soli”. Possiamo quindi “guardare in alto per riconoscere davanti a noi il nostro futuro”. Nell’Ascensione c’è infatti “la promessa della nostra partecipazione alla pienezza di vita presso Dio”.

Cristo stesso disse ai suoi amici: “Di questo voi siete testimoni”. Siete testimoni, cioè, “della morte e  resurrezione” e in quel giorno anche dell’ascensione. “In effetti – annota il Papa – “dopo aver visto il loro Signore salire al cielo, i discepoli ritornano in città come testimoni che con gioia annunciano a tutti la vita nuova che viene dal Crocifisso Risorto”. 

Questa stessa testimonianza oggi interpella ogni cristiano; in essa “saremo rivestiti di potenza dall’alto, cioè con la potenza dello Spirito Santo”, diceva Gesù. Proprio questo, aggiunge Francesco, è “il segreto di questa missione: la presenza tra noi del Signore risorto, che con il dono dello Spirito continua ad aprire la nostra mente e il nostro cuore, per annunciare il suo amore e la sua misericordia anche negli ambienti più refrattari delle nostre città”.

Lo Spirito Santo è infatti “il vero artefice della multiforme testimonianza che la Chiesa e ogni battezzato rendono nel mondo”. Pertanto, non si può trascurare nella preghiera l’invocazione del “dono dello Spirito”; specialmente in questa settimana che porta alla festa di Pentecoste. “Rimaniamo spiritualmente nel Cenacolo, insieme alla Vergine Maria, per accogliere lo Spirito Santo”, esorta infatti il Papa, in comunione anche con i fedeli radunati al Santuario di Pompei per la tradizionale Supplica.

Al termine della preghiera mariana, il Pontefice saluta i numerosi cresimandi della diocesi di Genova che rispondono con un boato. Tanto che il Santo Padre scherza: “Siete rumorosi i genovesi, eh”. Infine, rivolge un pensiero per la festa della mamma celebrata ieri in tanti paesi. “Ricordiamo con gratitudine e affetto tutte le mamme, affidandole a Maria, la mamma di Gesù”, dice il Papa. E ai numerosissimi fedeli in San Pietro chiede di pregare insieme un’Ave Maria per tutte le mamme del mondo, “quelle che sono oggi in piazza, quelle che ancora sono fra noi e quelle che sono andate in cielo”.