AscensioneDi lauretanum

ROTELLA – La forma caratteristica del Monte dell’Ascensione, da sempre Monte Sacro per i Piceni, le numerose leggende popolari, i riti magici e pagani, lo hanno da sempre avvolto di mistero. Fino al IV secolo d. c. fu chiamato Monte Nero forse per la presenza di folti boschi con la vegetazione di un verde molto intenso, o per la presenza di acque, dal greco neridas. Dal 309 d. c. il Monte fu denominato Monte Polesio, dalla leggenda di Polisia, unica figlia del pagano Polimio, Prefetto di Ascoli Piceno, la quale, convertitasi al cristianesimo, e battezzata dallo stesso Vescovo Sant’Emidio, per sfuggire alla punizione del padre si rifugiò nei boschi del Monte Nero. La leggenda racconta che una voragine si aprì e inghiottì la Vergine per salvarla dai soldati romani. Da allora i devoti si recano ogni anno sul Monte per venerarla ed esprimendo un desiderio gettano un sasso sul luogo in cui Polisia sparì. La definizione di Monte dell’Ascensione ha origini nel XIV secolo quando Domenico Savi, meglio conosciuto col nome di Meco del Sacco, fondatore dell’Ordine religioso dei “Pinzoccheri” o dei “Sacconi” vi fondò la Chiesa dell’Ascensione. Successivamente, accusato di pratiche orgiastiche, fu condannato per eresia dal Tribunale dell’Inquisizione nel 1334 e definitivamente nel 1344. Alla setta di Meco del Sacco, e successivamente all’opera benefica dei Frati Agostiniani di Ascoli Piceno si deve invece la tradizionale Festa dell’Ascensione con la Processione dell’antica Statua lignea raffigurante la Madonna col Bambino.
A questa Festa religiosa si mescolano poi anche tradizioni profane come quella dell’”acqua rosata”, o della “corsa degli scarafaggi”, o dell’ ”erba della Madonna” (che spunterebbe nella notte della Vigilia e appassirebbe subito dopo la Festa) o ancora dei falò (fochi) accesi la sera della Vigilia della Festa, intorno ai quali si balla, e che si attraversano con grandi salti (vissuti quasi come un “rito di purificazione”). Comunque oggi l’aspetto cristiano prevale su tutto e caratterizza le due giornate del Sabato e della Domenica, con numerose e ben partecipate Celebrazioni eucaristiche, le Processioni di salita, quella di mezzogiorno sul Monte e poi di discesa del Simulacro mariano da e verso Polesio, e la recita del Santo Rosario, ripetuta dai devoti lungo tutto l’arco della Festa. Il popolare pranzo al sacco sui prati alti del pianoro ancora oggi rievoca quella semplice fraternità dei tempi passati.

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