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“Comunicazione e misericordia: un incontro fecondo” la riflessione di Fernando Palestini

ComunicazioniFernando Palestini, Direttore Ufficio Comunicazioni Sociali

DIOCESI – Il messaggio di papa Francesco per la giornata mondiale delle comunicazioni sociali che si celebra domenica 8 maggio riprende il tema centrale della Misericordia. Leggi il testo integrale del Messaggio Papa Francesco
Il Papa che ha fatto della comunicazione verbale e non verbale uno strumento di rara efficacia sembra condensare in questo documento alcuni caratteri fondanti del suo pontificato.

Ciò che diciamo e come lo diciamo, ogni parola e ogni gesto dovrebbe poter esprimere la compassione, la tenerezza e il perdono di Dio per tutti. L’amore, per sua natura, è comunicazione, conduce ad aprirsi e a non isolarsi. E se il nostro cuore e i nostri gesti sono animati dalla carità, dall’amore divino, la nostra comunicazione sarà portatrice della forza di Dio.

Siamo chiamati a comunicare da figli di Dio con tutti, senza esclusione.” (Papa Francesco).

La comunicazione, la parola, secondo il pontefice deve creare ponti, favorire l’incontro e l’inclusione, deve creare prossimità. Anche quando deve condannare con fermezza il male la parola del cristiano non deve mai spezzare la comunicazione e le relazioni. E questo è un impegno per tutti a prescindere dal ruolo di responsabilità di ciascuno; ed è un impegno anche della Chiesa.

Come sembrano distanti le considerazione del papa dai comportamenti e dalle parole che noi assumiamo e diciamo nella nostra vita pronti come siamo a creare muri, non solo metaforici, con chi può infastidire le nostre sicurezze. La parola dell’uomo può essere frutto di paura invece che di apertura; di aridità invece che di calore; di menzogna invece che di verità. E dunque può diventare, di volta in volta, offensiva, respingente, devastante. Il discorso del “comunicare” è rivolto indistintamente a tutti, uomini e donne di questo tempo, perché di tutti è la parola. E di tutti è la possibilità di farne uno strumento positivo o negativo, un uso amorevole o ostile, accogliente o minaccioso.

Papa Bergoglio allarga poi il suo orizzonte rivolgendosi a quanti rivestono incarichi pubblici:  “E’ auspicabile che anche il linguaggio della politica e della diplomazia si lasci ispirare dalla misericordia, che nulla da mai per perduto. Faccio appello soprattutto a quanti hanno responsabilità istituzionali, politiche…. affinchè siano sempre vigilanti sul modo di esprimersi nei riguardi di chi pensa o agisce diversamente”.

Il papa quindi richiama anche i pastori della Chiesa: “Lo stile della nostra comunicazione sia tale da superare la logica che separa nettamente i peccatori dai giusti. Noi possiamo e dobbiamo giudicare situazioni di peccato – violenza, corruzione, sfruttamento, ecc. – ma non possiamo giudicare le persone, perché solo Dio può leggere in profondità nel loro cuore”.

Che insegnamento per noi genitori, educatori, catechisti di apprezzare i nostri figli, studenti, ragazzi per quelli che sono piuttosto che per le loro capacità ed i loro successi. Il nostro amore e la nostra vicinanza non devono mai essere condizionati dal raggiungimento degli obiettivi.

Per questo, continua papa Francesco, è fondamentale ascoltare. “Ascoltare significa anche essere capaci di condividere domande e dubbi, di percorrere un cammino fianco a fianco…. Ascoltare significa prestare attenzione, avere desiderio di comprendere, di dare valore, rispettare, custodire la parola altrui.” Anche qui, per ascoltare concretamente occorre uscire da se stessi e fare un po’ di posto agli “altri” nelle nostre vite. Occorre pensare un po’ meno a noi ed accogliere il grido di chi ci chiede aiuto sia esso un familiare, un collega di lavoro, un profugo, un mendicante.

Infine il richiamo anche alle moderne forme di comunicazione di non dimenticare mai l’uomo. “Non è la tecnologia che determina se la comunicazione è autentica o meno, ma il cuore dell’uomo e la sua capacità di usare bene i mezzi a sua disposizione”. Ed ancora: “L’ambiente digitale è una piazza, un luogo di incontro, dove si può accarezzare o ferire, avere una discussione proficua o un linciaggio morale” sapendo che “anche in rete si costruisce una vera cittadinanza”.