DroniDi Luigi Crimella

Forse non ci abbiamo fatto caso, ma nelle scorse settimane è capitato più volte di vedere nei reportage giornalistici in tivu immagini girate dall’alto, da dieci-venti metri di altezza, sui campi improvvisati dei migranti bloccati ai confini di Grecia, Ungheria, Slovenia e di altri paesi del centro Europa. Sia per le pessime condizioni meteorologiche, sia per l’impossibilità da parte dei telecronisti di andare e venire dai confini di quei paesi, sbarrati da filo spinato e da poliziotti e soldati in tenuta di guerra, l’unico mezzo che ha consentito di mostrare come vivevano i profughi nel fango di quei campi è stato il “drone-cineoperatore”. E, allo stesso modo, anche in questi giorni molte immagini del terribile terremoto in Ecuador, che ha fatto centinaia di morti, sono state riprese dal cielo facendo volare sulle città colpite dal sisma questi droni che riescono a superare barriere impossibili anche per il miglior cronista o fotografo d’assalto.

In Italia per ora solo i droni-giocattolo. Benvenuti, droni!, verrebbe da dire, se ci aiutano in occasioni come queste. Ma è proprio un oggetto amico, questo robot volante, oppure un potenziale terribile concorrente per diverse attività umane che potrebbero venire spazzate via dal suo arrivo? Intanto, analizziamo la situazione italiana. Recenti rilevazioni riguardanti l’insieme degli oggetti tecnologici più evoluti (pc, tablet, smartphone, cellulari da polso sanitari e multifunzione, realtà virtuale, stampa 3D ecc.) collocano i droni tra gli oggetti destinati a una crescita progressiva piuttosto accentuata.

Lo scorso anno si calcola ne siano stati venduti oltre 100mila.

Per lo più si è trattato di droni-giocattolo, di piccole dimensioni e dotati di 4 o 6 eliche in grado di volare entro un raggio limitato, guidati da terra dal proprio “pilota” e al più dotati di telecamera per scattare foto o realizzare filmati. I droni-cineoperatori di cui si parlava all’inizio sono l’evoluzione professionale di questi oggetti volanti da diporto, realizzati per lo più come forma di svago privata e che da noi, in Italia, rappresentano per ora il 90% delle vendite, quasi dei prolungamenti della selfie-mania che vede i cellulari ancora al centro dell’interesse. Il loro prezzo dice chiaramente che ci troviamo di fronte a un giocattolo, sia pure evoluto: i più piccoli ed economici costano tra i 300 e i 400 euro e soltanto una minoranza supera i 500 euro.

Quali lavori può fare un drone. Il futuro dei droni però solleva parecchie domande. Ormai si parla apertamente di droni-geometri, che fanno rilievi su terreni anche lontani chilometri dall’operatore, evitando di mandare personale sul posto a misurare e filmare le aree interessate. Ci sono i droni-poliziotto che coadiuvano (negli Usa, per ora) le polizie nel controllo dei territori più pericolosi e che devono vedersela – curioso! – con i droni-corrieri della droga che dal Messico trasportano pacchi di stupefacenti al di là del confine verso gli States… Siccome non esiste ancora una legislazione internazionale in materia, e le leggi dei diversi Stati vanno ciascuna per la propria strada, vengono tenuti riservati i dati sull’uso dei droni per scopi umanitari o scientifici (es. consegna di medicinali in zone remote di Africa e America Latina; oppure raccolta di campioni di acqua o terreno per analisi su malattie, inquinamento, ecc.).

Dall’uso militare al bazooka per catturarli. Il vero problema verrà quando realtà come

Amazon, che vende online in tutto il mondo, dovessero mettere in atto i piani per consegnare milioni di pacchi tramite droni e non più con i corrieri tradizionali: a quel punto, legislazioni di volo permettendo, potremmo avere una rivoluzione commerciale vera e propria.

E allo stesso modo, nulla si sa – ma molto si mormora – dell’uso militare dei droni, che i soliti Stati Uniti già attuano da tempo, come a volte trapela quando vengono colpite dal cielo postazioni dello Stato Islamico o di covi di terroristi nel Medio Oriente. La tecnologia dei droni intanto fa passi da gigante: visto che il loro numero aumenta, così come il rischio che cadano sulla testa di qualche ignaro passante o che possano filmare in casa d’altri o addirittura portare bombe o simili, si è inventato il bazooka anti-drone. L’idea è venuta in Gran Bretagna e la sperimentazione pare funzioni: se il drone-intruso non si ferma o rappresenta un pericolo, viene sparato uno speciale proiettile con rete che intrappola il velivolo sospetto e lo fa atterrare senza distruggerlo appeso a un paracadute! Così, da qui in avanti il mondo si dividerà in due: non più destra e sinistra, ma da un lato i sostenitori della libertà di volo (dronisti) e dall’altra i difensori della privacy (bazookisti). Il tutto a beneficio del mercato di entrambi gli oggetti…

 

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