Diacono Pino Raio (19)Di lauretanum

DIOCESI Avvicinandoci all’Ordinazione sacerdotale di don Giuseppe Raio, che sarà celebrata questa sera, sabato 30 aprile alle ore 21.00, nella Basilica Cattedrale di San Benedetto del Tronto, vogliamo riflettere brevemente insieme sull’importanza del Sacramento dell’Ordine, e in esso in particolar modo sul grado del Presbiterato, che tutti chiamiamo comunemente Sacerdozio. Ci lasceremo aiutare da alcuni passaggi di un documento di fondamentale importanza nella Chiesa che è il Decreto sul Ministero e la vita dei Presbiteri Presbyterorum Ordinis, del Concilio Ecumenico Vaticano II, promulgato il 7 dicembre 1965. Innanzitutto il riferimento al Battesimo: don Giuseppe, come ogni sacerdote, non è nato dal nulla: la sua vocazione sacerdotale trova le sue più profonde radici all’inizio della sua storia di alleanza con Dio e di appartenenza a Cristo e alla Chiesa; questo passaggio lo ritroviamo anche nel documento già citato, che a tal riguardo ci dice: “La funzione dei presbiteri, in quanto strettamente vincolata all’ordine episcopale, partecipa della autorità con la quale Cristo stesso fa crescere, santifica e governa il proprio corpo. Per questo motivo il sacerdozio dei presbiteri, pur presupponendo i sacramenti dell’iniziazione cristiana, viene conferito da quel particolare sacramento per il quale i presbiteri, in virtù dell’unzione dello Spirito Santo, sono segnati da uno speciale carattere che li configura a Cristo sacerdote, in modo da poter agire in nome di Cristo, capo della Chiesa” (PO, 2). Poi il sacerdote, e da Sabato sera quindi anche il nostro caro don Pino, è il Profeta della Nuova Alleanza, l’Annunciatore della Verità che rende liberi veramente gli uomini e le donne di questo nostro tempo, il Promotore degli insegnamenti di Giustizia e di Santità che provengono dalla Fonte inesauribile di Grazia che è il Vangelo di Gesù; “pertanto i presbiteri sono debitori verso tutti, nel senso che a tutti devono comunicare la verità del Vangelo di cui il Signore li fa beneficiare. Quindi, sia che offrano in mezzo alla gente la testimonianza di una vita esemplare, che induca a dar gloria a Dio sia che annuncino il mistero di Cristo ai non credenti con la predicazione esplicita; sia che svolgano la catechesi cristiana o illustrino la dottrina della Chiesa; sia che si applichino a esaminare i problemi del loro tempo alla luce di Cristo: in tutti questi casi il loro compito non è di insegnare una propria sapienza, bensì di insegnare la parola di Dio e di invitare tutti insistentemente alla conversione e alla santità” (PO, 4). Ma il centro della vita e del Ministero dei sacerdoti resta indubbiamente nella Celebrazione dell’Amore e del Perdono di Cristo, nel sacrificio incruento della Santa Messa, che don Pino presiederà Domenica prossima, 1° maggio, nella chiesa della Regina PAcis in Centobuchi di Monteprandone, e nel prezioso Dono della Misericordia Divina, sperimentato e amministrato in nome e per mandato della Chiesa alla Sede confessionale: “l’assemblea eucaristica è dunque il centro della comunità dei cristiani presieduta dal presbitero. I presbiteri insegnano dunque ai fedeli a offrire la vittima divina a Dio Padre nel sacrificio della messa, e a fare, in unione con questa vittima, l’offerta della propria vita. Nello spirito di Cristo pastore insegnano altresì a sottomettere con cuore contrito i propri peccati alla Chiesa nel sacramento della penitenza, per potersi così convertire ogni giorno di più al Signore, ricordando le sue parole: «Fate penitenza perché si avvicina il regno dei cieli» ( Mt 4,17)” (PO, 5). Infine ci piace ricordare la totalità del servizio offerto alla Comunità cristiana che don Giuseppe, e come lui ogni sacerdote di questa nostra amata Chiesa diocesana, fa della sua vita: per questo è richiesta continuamente l’assistenza della preghiera da parte dei Fedeli, con la quale può accrescersi e rinnovarsi continuamente quel Dono misterioso di Spirito Santo che scende sul Presbitero il giorno della sua Ordinazione per l’Imposizione delle mani del Vescovo e la Preghiera consacratoria della Chiesa. “Perciò spetta ai sacerdoti, nella loro qualità di educatori nella fede, di curare, per proprio conto o per mezzo di altri, che ciascuno dei fedeli sia condotto nello Spirito Santo a sviluppare la propria vocazione personale secondo il Vangelo, a praticare una carità sincera e attiva, ad esercitare quella libertà con cui Cristo ci ha liberati” (PO, 6).

Un sincero Augurio di Santità dunque al nostro giovane don Giuseppe, perché sia Pastore secondo il Cuore di Cristo e con la sua vita, il suo esempio e la sua parola guidi il Popolo Santo di Dio verso il pieno compimento del progetto di Dio per l’umanità tutta.

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