LucianoVedi anche A tu per tu con il Prof. Eusebi: “La giustizia non può essere la ripetizione del male”

Di Fernando Palestini

DIOCESI – E’ stata una relazione molto stimolante e ricca quella che il prof. Luciano Eusebi docente presso l’Università Cattolica di Milano ha tenuto mercoledì sera presso la nostra Cattedrale.
Il relatore è partito ponendosi questa domanda: Come rispondere alle realtà negative, “al male”, che incontriamo nella nostra vita? Riprendendo anche l’ultima esortazione apostolica di papa Francesco il prof. Eusebi ha dimostrato come la Misericordia rappresenta la pienezza della Giustizia. Tra i due concetti non può esserci dicotomia. Il relatore docente di Diritto Penale ha poi messo in contrapposizione questa idea alta di giustizia con il simbolo della bilancia che sin dagli antichi greci è associato alla giustizia, rappresentando in tal modo il metro della colpa e della punizione. Questa visione della giustizia (di equilibrio tra il male a cui risponde la pena corrispettivo del male fatto) purtroppo funge da moltiplicatore del male, anche nel nostro modo di pensare, e ci porta a giudicare male l’altro quando non risponde ai nostri progetti, al nostro modo di pensare. L’insegnamento di Gesù va oltre, guarda l’intimo, guarda il nostro cuore, il pentimento dell’anima e risponde al male secondo progetti di bene. Il male di per se stesso ti tende infelice, limita le relazioni ed i rapporti con gli altri. La giustizia (intesa come misericordia) consiste nel fare il primo passo verso chi ha bisogno di perdono. Il male non deve mai portarci ad interrompere la comunicazione con l’altro. “Caino ha visto in Abele un limite, ma uccidendo Abele ha ucciso l’occasione per realizzare se stesso”. Nella società odierna dobbiamo ritrovare sempre ragioni di dialogo anche con chi ha sbagliato. Purtroppo anche noi spesso abbiamo ripreso la teoria della bilancia per cui al male si risponde col castigo soltanto. La giustizia non è e non deve essere solo la ripetizione del male ma deve permetterci di restare disponibili all’incontro con l’altro che ha sbagliato. Se rispondiamo al male con il male non creiamo ponti ma muri di divisione.
Infatti a sostegno di questa tesi da portare anche nella società civile ha affermato che la criminalità organizzata teme soprattutto il recupero della persona che ha sbagliato.
Eusebi ha anche citato un percorso di pacificazione portato avanti da un gesuita, padre Guido Bertagna che per otto anni, con i sociologi Adolfo Ceretti, Claudia Mazzuccato e con Agnese Moro (la figlia dell’onorevole Aldo Moro ucciso dalle Brigate rosse), ha coordinato incontri segretissimi tra vittime e autori di reati. Hanno discusso del dolore e dei ricordi, del sangue versato e di come ritrovarsi: “Chiamano giustizia riparativa quello che è ascolto — dice Bertagna — e poi si esprimono i desideri comuni, e uno è che il dolore attraversato non resti congelato, ma torni ad essere vita.” Di questi incontri sotterranei è stato un garante anche il magistrato Gherardo Colombo che ha fatto parte del pool di “mani pulite”: «Dopo aver creduto che la giustizia riparativa fosse una sciocchezza, adesso so che esiste una prospettiva in cui il male si può fermare, rompere. Dopo il male, ad Agnese Moro, è accaduto qualcosa di buono».
Per il prof. Eusebi dobbiamo finalmente superare l’idea della Bilancia; la nostra società non può più permettersi “l’occhio per occhio”. Occorre creare un nuovo modello di giustizia che non può essere soltanto la ripetizione del male. A sostegno di questa sua tesi il relatore ha citato anche la laica e modernissima Costituzione della Repubblica Italiana, dove nel secondo comma dell’articolo 3 si rimanda al pieno sviluppo, alla dignità della persona umana (anche di chi ha sbagliato). Questo significa mettere in atto, porre progetti di bene rispetto al male che incontriamo. L’incontro con il “male” ci porta alla logica della contrapposizione. Sta a noi tutti favorire un cambio di mentalità ed avere il coraggio di impostare dei progetti di bene rispetto al male.
Fernando Palestini

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