militariIva Mihailova, da Sofia

Sono uomini giovani, massicci e corpulenti, abitano nelle zone vicine al confine bulgaro-turco. Si autodefiniscono “patrioti”, “difensori della patria”, “protettori delle donne e dei bambini bulgari”. Il loro nemico dichiarato sono i migranti. Muniti di pistole, machete, coltelli, bastoni e radio portatili, addosso giacche mimetiche e stivali anfibi, i membri delle autoproclamate “milizie” si recano alla frontiera con quad, jeep e addirittura mezzi blindati per praticare la caccia ai profughi. Si danno appuntamento su Facebook e, terminato il “raid”, il filmato dei risultati dell’impresa viene condiviso in rete, per ispirare altri seguaci “patriottici”.

“Faccia a terra, altrimenti uccido”. Il più celebre capo di una di queste milizie popolari si chiama Dinko Valev, è sulla trentina, si occupa di commercio di ricambi usati per autobus. “D’improvviso un uomo è uscito dai cespugli”: così inizia il suo racconto di una delle spedizioni. Si tratta di un rifugiato siriano che a Dinko sembra aggressivo e per questo gli rifila subito due-tre pugni. Poco dopo arrivano gli altri migranti del gruppo: undici uomini, tre donne e un bambino.Nel video i “miliziani” li prostrano a terra, faccia in giù, poi legano loro le mani mentre il capo minaccia: “Se non vi mettete tutti subito faccia a terra, ucciderò uno di voi”.Alcuni dei profughi sanguinano, gli altri sono terrorizzati mentre Dinko li guarda con viso compiaciuto. A suo avviso, la caccia ai migranti, dovrebbe essere regolamentata e promossa, anche con “un premio di 25 euro per ogni capo catturato”. All’inizio della settimana è stato diffuso un nuovo filmato, dove l’aggressione avviene nei confronti di un ragazzo rom di 16 anni, picchiato selvaggiamente senza motivo, nonostante pochi minuti prima sorridesse al suo aggressore.

 

Il popolo approva, le autorità sono “vacillanti”. Le milizie popolari hanno ricevuto grandissima attenzione nei media: d’improvviso Dinko Valev è diventato una mezza celebrità mentre negli studi televisivi si discuteva animatamente se fosse giusto perseguitare i migranti. Un sondaggio effettuato da Alfa Research mostra che il 54% dei bulgari “approva gli arresti illegali di profughi”, piuttosto contrari sono il 25% degli intervistati, mentre una valutazione assolutamente negativa arriva solo dal 18% dei rispondenti. All’inizio del fenomeno le milizie sono state elogiate anche dal primo ministroBoyko Borissov che ha ringraziato “chiunque aiuti le forze dell’ordine nella difesa della frontiera”. Più tardi, il premier si è scusato, perché “tutto deve rimanere nell’ambito della legge, senza l’uso della forza”. Una condanna è arrivata invece dal ministro degli interni Rumyana Batchvarova: “Non è normale andare al confine con i quad e dare la caccia alle persone, perché i migranti non sono selvaggina”.La procura ha iniziato a indagare i casi segnalati di fermi illegali e alcuni degli autori sono stati arrestati. È stato scoperto che oltre a picchiare e minacciare i migranti, gli uomini delle milizie sottraggono loro ogni bene.

 

Abbandonati nella neve. Le associazioni di diritti umani hanno segnalato più volte che al confine bulgaro si praticano i push back di migranti e a volte le stesse guardie di frontiera – questa la denuncia – derubano i profughi. È la storia della famiglia irachena Faradj: due fratelli picchiati dagli agenti bulgari e abbandonati nella neve davanti agli occhi delle loro mogli e dei bambini. In seguito gli uomini e una delle mamme muoiono all’ospedale lasciando orfani quattro figli che ora si trovano in uno dei campi di accoglienza in Bulgaria assieme all’altra donna sopravvissuta.

 

La condanna della Caritas. La Caritas in Bulgaria ha condannato fermamente gli arresti illegali di migranti: si tratta di un “comportamento antiumano”, ed è “inammissibile che qualsiasi associazione cittadina possa usurpare le funzioni dello Stato”. “Sono episodi isolati”, afferma Ivan Cheresharov, responsabile migranti in Caritas Sofia;

“noi lavoriamo alle zone di confine e gli abitanti locali non sono contrari ai profughi”.

“I ‘cacciatori’ sono dei ragazzi outsider – afferma – che credono di risolvere tutto con la forza e odiano non solo i migranti, ma chiunque sia diverso e non faccia loro comodo”. “È vero – ammette – i bulgari hanno paura, non arrivano alla fine del mese, soprattutto nei centri piccoli, dove lo Stato è praticamente assente”. Poi Cheresharov aggiunge: “Per questo i nazionalisti sfruttano la situazione e allarmano inutilmente. In realtà – conclude – pochissimi hanno visto un vero profugo nella loro vita”.

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