DIOCESI – 
Sarebbe bello che ogni Diocesi pensasse: cosa posso lasciare come ricordo vivente, come opera di misericordia vivente, come piaga di Gesù vivente per questo Anno della Misericordia?  La Chiesa Truentina ha accolto questa richiesta del nostro Papa Francesco con un’importante opera, l’apertura del poliambulatorio presso la Caritas, primo nelle Marche.

Il poliambulatorio è un grande traguardo di un’idea nata anni fa per opera del diacono Umberto Silenzi, allora direttore della Caritas e realizzata con l’aiuto decisivo dell’8×1000 della Conferenza Episcopale Italiana, capace di rendere ancor più importante l’operato delle varie Caritas Diocesane nelle difficoltà attuali, sia economiche, sia sociali.

La conferenza stampa di presentazione ha visto la presenza del Vescovo Carlo Bresciani, del Dottor Olindo Sciamanna e del Dottor Carlo Di Biagio, che hanno parlato ai nostri microfoni (vedi video)

Riportiamo di seguito le parole pronunciate dal Vescovo Bresciani durante la conferenza stampa: “La Caritas diocesana è l’espressione della cura della Chiesa locale per i bisogni delle persone (senza alcuna distinzione di religione, di nazionalità o di qualsiasi altro genere), bisogni a cui esse non sono in grado di rispondere con mezzi propri: essi vanno da quelli alimentari, al vestiario, all’igiene personale (docce), alla salute, senza escludere altre esigenze o necessità.
Infatti, la nostra caritas diocesana offre una molteplicità di servizi: la mensa quotidiana cui accedono dalle 50 alle 60 persone giornalmente (parecchi asportano anche il necessario per la cena); la distribuzione dei vestiti, la distribuzione dei viveri, le viste ambulatoriali, il centro di ascolto, le docce, dispone anche della possibilità di alloggio temporaneo femminile in alcune stanze e di un salone per incontri di formazione.

È gestita dalla diocesi con l’ausilio di solo personale volontario che presta la sua opera in modo assolutamente gratuito. Ad essi va una riconoscenza veramente grande, perché senza il volontariato non sarebbe assolutamente possibile nulla di quello che si riesce a fare. La casa è affidata a tre suore della Congregazione del Piccolo Fiore di Betania (indiane), le quali svolgono un lavoro quotidiano di presenza e di assistenza a tutte le attività. Purtroppo la mancanza di vocazioni religiose ci fa ricorrere a suore che vengono di fatto in missione da noi.

Le risorse che la caritas distribuisce vengono da donazioni di privati, dalle derrate alimentari della Unione Europea, dalle raccolte presso i supermercati, dalle offerte raccolte nelle parrocchie della diocesi e dall’8×1000 che la CEI distribuisce alle varie diocesi per questo scopo. Senza l’8×1000 la nostra caritas non potrebbe che fare poco, nonostante la generosità di molti. Infatti, oltre a quanto detto sopra, spesso si tratta di aiutare persone a pagare le bollette di luce, acqua e gas: cosa che purtroppo non sempre risulta possibile per mancanza di fondi.

La tipologia degli utenti è varia e non si tratta solo di extracomunitari: in questi anni sono aumentate soprattutto le famiglie africane che hanno bisogno di viveri, non mancano anche italiani. Alcuni dati specifici e dettagliati vi verranno dati successivamente dai responsabili di settore: ma, per avere una prima sommaria idea, basti ricordare che gli accessi alla mensa l’anno scorso sono stati circa 20.000.

Oggi sono lieto di inaugurare il poliambulatorio: vuole essere uno dei segni giubilari della misericordia cui papa Francesco ci ha esortato. Il suo approntamento è iniziato alcuni anni fa per opera del diacono Umberto Silenzi, allora direttore della caritas, con l’aiuto decisivo dell’8×1000 elargitoci dalla Conferenza Episcopale Italiana. Senza di questo contributo non avremmo assolutamente potuto realizzarlo. Dobbiamo essere consapevoli, e ci tengo a sottolinearlo, che senza l’8×1000, non solo la nostra, ma tutte le caritas italiane dovrebbero praticamente chiudere. Nel poliambulatorio operano solo medici e infermieri professionali.

È doveroso ricordare che la caritas diocesana è anche il centro promotore e di coordinamento delle varie caritas parrocchiali. Non va dimenticato, infatti, quanto ogni caritas parrocchiale fa per aiutare i bisognosi (molte parrocchie ne hanno una), tutto sempre con risorse che vengono dalla generosità dei parrocchiani e con l’opera di volontari.

Esprimo la mia viva gratitudine a tutti i volontari, in modo particolare al direttore don Gianni Croci e alle reverende suore. La caritas rappresenta uno sforzo notevolissimo della diocesi e dei volontari che vi operano. Senza la caritas diocesana e le varie caritas parrocchiali la crisi economica e sociale che stiamo attraversando sarebbe drammatica per molti italiani ed extracomunitari e le istituzioni civili non sarebbero in grado di farvi fronte”.

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