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DIOCESI – Scriveva il Santo Padre Francesco nella sua Bolla di Indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia, Misericordiæ Vultus, al numero 14: “il pellegrinaggio è un segno peculiare nell’Anno Santo, perché è icona del cammino che ogni persona compie nella sua esistenza. La vita è un pellegrinaggio e l’essere umano è viator, un pellegrino che percorre una strada fino alla meta agognata. Anche per raggiungere la Porta Santa a Roma e in ogni altro luogo, ognuno dovrà compiere, secondo le proprie forze, un pellegrinaggio. Esso sarà un segno del fatto che anche la misericordia è una meta da raggiungere e che richiede impegno e sacrificio. Il pellegrinaggio, quindi, sia stimolo alla conversione: attraversando la Porta Santa ci lasceremo abbracciare dalla misericordia di Dio e ci impegneremo ad essere misericordiosi con gli altri come il Padre lo è con noi”.

Ecco perché Sabato 17 aprile al mattino, molto presto, già dalle ore 3, prima che il sole della fine di questa Terza settimana del Tempo di Pasqua sorga sulla nostra bella Terra Picena, circa 900 pellegrini, tra grandi e piccoli, giovani e anziani, lasceranno le loro case per compiere questo gesto tradizionale di ogni Anno Santo, per vivere insieme l’esperienza della Misericordia Divina nel dono dell’Indulgenza plenaria, come abbiamo già solennemente e più volte celebrato nell’attraversare, dal 13 dicembre, la Porta Santa della Misericordia nella nostra Basilica Cattedrale di San Benedetto del Tronto.

Quindici saranno i pullmans messi a disposizione della nostra Chiesa locale per questa importante iniziativa, che coinvolge 39 Parrocchie: nove delle undici Parrocchie della Città di San Benedetto del Tronto (Cattedrale, San Benedetto Martire, San Filippo Neri, San Giuseppe, Sant’Antonio di Padova, San Pio X, Madonna del Suffragio, Sacra Famiglia e Santissima Annunziata), sei dalla parte abruzzese del nostro territorio diocesano (Sacro Cuore e Beata Teresa di Calcutta di Martinsicuro e San Gabriele dell’Addolorata/Santa Maria Bambina di Villa Rosa, San Cipriano di Colonnella, Sant’Egidio Abate di Sant’Egidio alla Vibrata e San Giuseppe Operaio di Paolantonio), quindi le tre Parrocchie di Monteprandone (San Niccolò, Sacro Cuore e Regina Pacis di Centobuchi), di Acquaviva Picena, le due di Cupra Marittima, le cinque di Grottammare (San Giovanni Battista, San Pio V, San Martino/Madonna della Speranza, Gran Madre di Dio), di Cossignano, tre di quelle di Ripatransone (Madonna di Fatima in Valtesino e le due del Centro cittadino), di Cossignano, di Montalto delle Marche (tutte e quattro le Parrocchie), di Montedinove, di Rotella, di Force e di Castignano.
I sacerdoti (Parroci e accompagnatori) saranno venticinque, con a capo il nostro Vescovo Carlo Bresciani.

Il programma di massima prevede, dopo l’arrivo a Roma, in zona San Pietro, il passaggio della Porta Santa nella Basilica vaticana, con due blocchi da cinquecento persone alle ore 9 e 9:30 della mattina, quindi la Celebrazione della Santa Messa, presieduta dal Cardinale Angelo Comastri (per molti anni Arcivescovo prelato della Santa Casa di Loreto), alle ore 10:30 all’Altare della Cattedra. Il pranzo sarà poi gestito in autonomia, mentre nel pomeriggio i Pellegrini avranno diverse possibilità di visita e di approfondimento ulteriore del Giubileo in alcune Basiliche, Santuari, Chiese o strutture di accoglienza, di preghiera e di esperienza. Infatti al numero 15 della stessa Bolla di Indizione si legge: “In questo Anno Santo, potremo fare l’esperienza di aprire il cuore a quanti vivono nelle più disparate periferie esistenziali, che spesso il mondo moderno crea in maniera drammatica. Quante situazioni di precarietà e sofferenza sono presenti nel mondo di oggi! Quante ferite sono impresse nella carne di tanti che non hanno più voce perché il loro grido si è affievolito e spento a causa dell’indifferenza dei popoli ricchi. In questo Giubileo ancora di più la Chiesa sarà chiamata a curare queste ferite, a lenirle con l’olio della consolazione, fasciarle con la misericordia e curarle con la solidarietà e l’attenzione dovuta. Non cadiamo nell’indifferenza che umilia, nell’abitudinarietà che anestetizza l’animo e impedisce di scoprire la novità, nel cinismo che distrugge.
Apriamo i nostri occhi per guardare le miserie del mondo, le ferite di tanti fratelli e sorelle privati della dignità, e sentiamoci provocati ad ascoltare il loro grido di aiuto. Le nostre mani stringano le loro mani, e tiriamoli a noi perché sentano il calore della nostra presenza, dell’amicizia e della fraternità. Che il loro grido diventi il nostro e insieme possiamo spezzare la barriera di indifferenza che spesso regna sovrana per nascondere l’ipocrisia e l’egoismo”.

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