GalantinoDi Emanuela Vinai

“Il mio compito è dire a voi che siete qui e alle realtà che dipendono da voi: prendiamoci la nostra parte di protagonismo perché il sogno di Chiesa espresso da Papa Francesco a Firenze possa realizzarsi”. Così monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, intervenendo il 13 aprile a Salerno nell’ultimo giorno del convegno nazionale degli Uffici diocesani scuola, Irc, università. “Se voi aspettate che le indicazioni arrivino dalla Segreteria generale Cei e poi ai vescovi e poi agli Uffici di curia – ha spiegato mons. Galantino – si replicherà quanto accaduto nel 1976 dopo il convegno ecclesiale di Roma e scritto all’indomani dei lavori: ‘L’impressione è che il convegno sia su un binario morto e che sulla linea principale transitino altri convogli’. Se non vogliamo che questa frase si applichi anche al dopo Firenze c’è una sola strada: chi è qui oggi quando esce deve chiedersi ‘cosa posso fare? Cosa mi viene chiesto?’”.
Così, nel “riscoprire l’orgoglio del protagonismo all’interno della Chiesa come preti e come laici”, il segretario generale ha messo in guardia dall’essere “navigatori solitari”, ma

il protagonismo è quello “che vive una persona che è inserita nel contesto della Chiesa, protagonisti di uno stile che è quello che Papa Francesco ha seguito nel discorso di Firenze”.

Papa-Francesco-Firenze-BrunelleschiUno stile che è prima di tutto nello sguardo, ha sottolineato mons. Galantino: “Chi era a Firenze ha visto il discorso del Pontefice accompagnato dalla mimica, e quello che più mi ha colpito è stato lo sguardo alzato verso il Cristo della cupola del Brunelleschi: più volte il Papa ha guardato in su e ha incrociato il suo sguardo”.
Il vescovo ha invitato a osservare che “lo schema del discorso del Papa comincia dallo sguardo a Cristo” che significa: “Amici, qui non è questione di mettere pezze accettabili dalla cultura o più o meno conformi al politicamente corretto. La Chiesa non può riprendere il proprio cammino se non guardando Cristo!”. Questo, ha evidenziato mons. Galantino “è indicazione di un percorso. Se lo bypassiamo ci apprestiamo a decidere secondo logiche altre”.

Il forte richiamo del segretario Cei, diretto ai laici e ai sacerdoti presenti, ma con l’invito a estenderlo a tutti, conclude una tre giorni intensa e partecipata cui hanno preso parte 200 delegati da tutta Italia. Un convegno che, come delineato lunedì 11 in apertura dei lavori da Ernesto Diaco, direttore dell’Ufficio nazionale Cei per l’educazione, la scuola e l’università, si è svolto all’interno di un triplice contesto: gli orientamenti pastorali, il cammino della Chiesa dopo il convegno ecclesiale di Firenze 2015 e l’Anno Santo della misericordia. In ideale continuazione del percorso fiorentino dunque, i principali interventi del convegno hanno contribuito a dare una prospettiva di Chiesa non solo agli insegnanti di religione cattolica, ma a tutti i laici e ai sacerdoti.
Ha iniziato il sociologo Mauro Magatti, denunciando il senso di “inadeguatezza” e lo “smarrimento” del mondo cattolico di fronte alle molte criticità dei nostri tempi per quanto riguarda la scuola e i giovani, suggerendo che i rimedi risiedono nel lavorare “alla rete dell’inclusione”, per essere “cristiani nel mondo globale”, laddove è sempre più necessario costruire “ponti e non muri”, applicando “misericordia e non giudizio”. Sulla stessa linea, il giorno successivo, l’intervento di Pierpaolo Triani, docente associato di didattica generale all’Università Cattolica del Sacro Cuore, che ha ricordato che “non vi è alcuna attività della Chiesa che non abbia in sé una forza educativa”. Ma nella comunità cristiana, ha sottolineato, “c’è un bagaglio di risorse educative spesso sottovalutato e perciò poco valorizzato. Un bagaglio che chiede di essere messo in sinergia con quello delle altre realtà del territorio”.

E parlando di forza educativa, nel terzo giorno il segretario generale della Cei ha esortato gli insegnanti di religione cattolica a non cedere all’esasperazione del multiculturalismo. “Non si risolvono i problemi facendo sconti sulla nostra identità cristiana – ha sottolineato -. Voi che insegnate sapete che il vostro contributo più grande è far capire bene cos’è il cristianesimo, quali sono le linee forti che lo distinguono”. Per questo, mons. Galantino ha invitato a

“non commettere l’errore del laicismo, che compara la sacrosanta laicità degli spazi con un’improponibile laicità dei contenuti. Non esistono contenuti laici, esistono spazi di laicità”.

Tutti noi, ha detto Galantino, stiamo vivendo “uno straordinario momento di Chiesa” che però non avremmo, così come non avremmo avuto questo Papa, “se non avessimo avuto prima Papa Benedetto che con grande coraggio ha compiuto un gesto fortissimo”. “Tutti quelli che pensano che la Chiesa sia nata il 13 marzo 2013 sbagliano – ha concluso – perché nessuna struttura al mondo è stata capace di quello che la Chiesa cattolica è invece stata in grado di esprimere in questo secolo: San Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco”. È l’insieme di tutto ciò che ha contribuito a creare “questo bel momento di Chiesa, non nata oggi, e che speriamo continui a farci innamorare ancora di più di questa nostra Comunità”.

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