ResurezzioneDiego Fares

Il primo giorno della settimana, al mattino presto [le donne] si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: “Bisogna che il Figlio dell’uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno”». Ed esse si ricordarono delle sue parole e, tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo. Anche le altre, che erano con loro, raccontavano queste cose agli apostoli. Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse. Pietro tuttavia si alzò, corse al sepolcro e, chinatosi, vide soltanto i teli. E tornò indietro, pieno di stupore per l’accaduto. (Lc 24, 1-12)

Che cosa succede nella Risurrezione del Signore?

Succede la Buona Notizia. La annunciano gli angeli alle discepole e queste corrono ad annunciarla agli apostoli.
Poi, per un tempo limitato e soltanto a testimoni scelti, apparirà il Signore Risorto in carne e ossa. Il primo evento, però – quello che rimane nel tempo – non è stato un’apparizione, bensì la gioia del Vangelo proclamato dalle discepole.

Come è successo con l’Annunciazione e con la visita della Vergine a Elisabetta, la Buona Novella è accolta da cuori di donne credenti. Donne le quali, con docilità e con gioia, da buone discepole, intraprendono i passi necessari affinché la Risurrezione del Signore avvenga nel nostro cuore:

accolgono, ricordano e annunciano.

Una volta innescata questa dinamica propria della Parola – accogliere, ricordare e annunciare quello che il Signore aveva detto – il Signore Risorto gli (ci) andrà incontro.
Dico “andrà incontro” e non “ci apparirà”, perché la Risurrezione di Gesù Cristo si percepisce, si vive e si gode nell’ambito degli incontri.

Forse anche altri hanno visto quello straniero che camminava con i discepoli di Emmaus o quell’uomo che preparava un fuoco sulla riva del Lago di Genesareth. Con Gesù Risorto, tuttavia, c’erano soltanto i suoi amici e le sue amiche. Anche loro, pur avendolo davanti o accanto, non riuscivano a “vederlo”.

Il fatto è che il Signore Risorto non si “vede” nella dimensione immediata del presente, ma lo si trova aprendo la nostra casa, che lo ospita, nella memoria che ricorda la Scrittura, nei piedi che escono per annunciarlo alla comunità e a tutti i confini.

A un certo momento di questo tempo dilatato, la fede incontra il Signore Risorto e lo confessa. Maria si rende conto quando egli la nomina; quelli di Emmaus, nel momento in cui spezza il pane per loro, dopo avergli aperto la porta; Giovanni vedendo il sudario ben piegato e ascoltando la sua voce dalla riva; Pietro quando si tuffa nel lago per andargli incontro (camminando sulle acque?).

Abbiamo detto che le prime ad essere coinvolte in questo evento di una risurrezione che si annuncia sono le discepole.
Osserviamo che la Risurrezione non ha bisogno, come nel caso dell’Incarnazione, di un cuore immacolato come quello di Maria.

La vitalità della Risurrezione del Signore entra in comunione con ogni cuore così com’è, come si trova.

Il Verbo si è già incarnato una volta e per sempre nella carne senza peccato di Maria e ora è già inculturato, ha già purificato la nostra carne e la sua sola presenza purifica quello che tocca. Basta accoglierlo con fede e in un cuore comunitario.
Così sono i cuori di quelle amiche che sono andate a lavarlo e profumarlo nel suo sepolcro.
Per questo si è acceso in loro come un Fuoco lo Spirito della Risurrezione.

Il Signore ha voluto che la sua risurrezione avvenisse in primo luogo nei cuori delle donne.

Dopo sarebbe stato necessario anche che la sua Vita si facesse struttura, Chiesa, disposizioni, leggi, processi… Per questo avrebbe dato a Pietro e ai suoi compagni tutto il tempo di cui avevano bisogno.
Nel frattempo, tuttavia, la Risurrezione doveva accadere: “Incarnarsi”, nascere, essere viva, entrare in comunicazione, con quella capacità affettiva di comunicare che hanno le donne e che le unifica intorno alla realtà che hanno a portata di mano senza creare una distanza astratta rispetto agli eventi.

Mentre gli uomini misuravano le conseguenze politiche – per così dire – dell’evento, le donne lo davano alla luce.

Il fatto è che il cuore della donna è in grado di cambiare completamente in un istante tutte le sue aspettative quando si rende conto che c’è una nuova vita in lei.
Questa capacità di cogliere quella nuova vita in un istante e di convertirsi completamente in funzione di quest’ultima con amorevole accettazione (non importa che a volte questo avvenga con gioia immediata e altre volte con un’alternanza di gioia e angoscia) è ciò di cui Gesù ha bisogno affinché la sua risurrezione “accada”, si faccia reale e vivificante in questo mondo.

Ammirati al pari di Pietro per l’Annuncio delle discepole – Maria Maddalena, Giovanna, Maria madre di Giacomo, e le altre che erano con loro, in questo Incontro di tutte che è figura della Chiesa che è donna, come dice Francesco – lo riceviamo con gioia e fiducia e diciamo: “Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo; nella sua grande misericordia egli ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva” (1Pt 1,3).

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