Galantino“Spesso si confonde ancora la misericordia con l’arrendevolezza o la passività, o la si scambia per un semplice sentimento di benevolenza o di compassione. Al contrario, quando è autentica, essa è estremamente concreta, e il sentimento di solidarietà che la genera si traduce in gesti fattivi”. Lo scrive il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, in un editoriale nell’ultimo numero de “La Porta Aperta”, il supplemento mensile di “Avvenire” per il Giubileo, in uscita ieri. “La misericordia – per Galantino – è l’energia più pulita e rinnovabile, tanto che chi la riceve ne trae beneficio ed è spinto a produrne a sua volta. Ecco perché in essa sta la vera rivoluzione, della quale ha bisogno il nostro mondo”.
Una rivoluzione che interessa anche l’economia. “La stessa sfera economica, spesso ritenuta un ambito esclusivamente legato alla ricerca del bene individuale, viene rinnovata e risanata – afferma il segretario generale della Cei – da un approccio misericordioso che veda nell’altro una persona e non solo un produttore o consumatore di beni, bandendo così ogni sorta di sfruttamento o inganno, che minano la convivenza e la salute pubblica, e liberando energie nuove, quelle di chi investe la propria esistenza nell’edificare la pace e la giustizia, avendo fiducia che, tra tutti gli investimenti possibili, questo è il più redditizio”.
Il presule ripercorre quindi le sette opere di misericordia corporali, “mediante le quali si soccorrono i fratelli nelle loro necessità materiali”. “Esse – scrive – spingono a dare da mangiare agli affamati e da bere agli assetati, a vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti. In una società così diseguale, dove tanti non riescono a vincere la miseria e l’emarginazione, non mancano di certo le occasioni a nostra disposizione per metterle in pratica”. Poi, annota, vi sono le sette opere di misericordia spirituale, “con le quali offriamo un conforto a chi è in difficoltà, o mettiamo da parte noi stessi a favore del prossimo. Esse ci chiedono di consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti. Le opere di misericordia spirituale c’impegnano in modo altrettanto forte di quelle corporali, e spesso richiedono addirittura un impegno più forte per essere attuate, e un maggiore distacco da sé. Chi traccia con esse il suo sentiero di vita trova la sua gioia nel praticarle: è una gioia diversa, ma più vera, di quella che il mondo propone”.

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