RovelliDi Marco Testi

La prova dell’esistenza delle onde gravitazionali ha riportato la scienza agli onori delle cronache. E riporta alla nostra attenzione l’antica domanda sulla possibilità di dialogo tra scienza e fede. La poniamo a Carlo Rovelli, docente al Centre de PhysiqueThéorique di Marsiglia, uno che di successo se ne intende, visto quello ottenuto dal suo “Sette brevi lezioni di Fisica”. Rovelli accetta volentieri il dialogo con chi pone questioni legate alla fede, precisando che quello è il suo pensiero, senza alcuna presunzione di rappresentare la verità assoluta.

 “Non mi aspettavo assolutamente – tiene a precisare – che tante persone volessero leggere il mio libro; la risposta e l’affetto che mi hanno mostrato i lettori mi hanno riempito di stupore e di gioia”.

Molti si chiedono se la scienza possa davvero conoscere tutto. Come ha ammesso qualche tempo fa Fabiola Giannotti, c’è qualcosa di cui non potremo mai avere conoscenza “oggettiva”.
Ci sono mille cose che ci sfuggono: per esempio io non conosco cosa lei stia pensando ora, né come si sente davvero una formica, né cosa stia succedendo ora su Andromeda, o dentro il sole. Perché mai dovremmo poter avere una conoscenza di tutto?

Siamo lontani dalle certezze positivistiche in una scienza che potesse spiegare ogni cosa. Ma molti si chiedono se avere fede o no possa essere influenzato dall’essere un uomo di scienza.
La scienza ci insegna a dubitare, a esercitare spirito critico, e quindi anche a dubitare del fatto che un particolare Libro, o una particolare Istituzione, o una particolare Tradizione, possano essere i depositari della Verità.

Lei ha parlato della messa in crisi del concetto di tempo tradizionale. In fondo anche sant’Agostino aveva considerato impossibile sapere cosa fossero passato, presente e futuro. Non è che filosofia, scienza, psicologia, fede alla fine rivelano elementi comuni?
Penso che sia il contrario: la scienza è proprio l’atteggiamento opposto a quello di chi vuole dichiarare a priori che qualcosa sia incomprensibile. Non è che la scienza sappia tutto, ovviamente, ma parte dell’idea che se proviamo a cercare di capire qualcosa magari possiamo riuscirci.

Un altro dei motivi di diversità d’opinioni è sugli elementi non immediatamente materiali della vita dell’uomo…
La natura è molto ricca e molto complessa. Parlare di pura materialità significa non vedere la straordinaria multiforme varietà e complessità di ciò che avviene nella natura.

E, quando anche si ipotizzasse che ogni cosa è legata alla materia, non potrebbe essere che questo modo di organizzarsi della materia sia la dimostrazione della irriducibilità delle parti con il tutto?
La natura è molto più complicata che la “semplice materia”. La luce per esempio, non è materia. Ma è parte normale della natura. E la natura è tutta complessa, non solo nel nostro sistema nervoso e nella nostra psiche, ma anche, chessò, nell’intricatissima dinamica delle galassie. Di tutto questo noi capiamo alcuni aspetti meglio, altri peggio.

Parlando dell’azione dell’uomo sul mondo che lo circonda, lei sembra piuttosto pessimista: l’uomo sta consapevolmente vedendo “arrivare la propria fine”. Non crede che la fede, alla luce soprattutto dell’enciclica “Laudato si’” possa contribuire a un futuro compatibile con la vita sul nostro pianeta?
Ho letto e apprezzato l’enciclica “Laudato si’” proprio perché, per quello che ho capito io, esorta a non pensare che dai disastri climatici ci possa salvare la fede: ci esorta invece ad agire, a fare le scelte giuste, fidandoci della nostra razionalità. Ho apprezzato il fatto che il Papa come altri leader religiosi nel mondo, non abbia esortato a pregare per la salvezza del mondo: ha esortato a fare cose concrete.

Un tema che le è caro è quello della bellezza, della grande arte, della grande musica. Non crede che sia impossibile “matematizzare” l’Opera, il genio?
Io non vedo opposizione fra materia da una parte e spirito dall’altra. Penso che la materia sia molto meno “materiale” di come lei la immagina e lo spirito sia molto meno “spirituale” di come lei lo immagina. Non penso che la realtà sia spezzata in due come una noce. Penso che la realtà sia una sola e sia complessa. Pensi a Beethoven che scrive la sua sinfonia: anche in questo caso ci sono miliardi di sinapsi che emettono segnali elettrici, memorie, relazioni innumerevoli che si accendono e si spengono sia nel cervello di Beethoven che in quello di chi ascolta.

Come affermava Viktor Emil Frankl, nell’uomo vi è una volontà di significato che va in senso opposto alla teoria del soddisfacimento nudo e crudo delle pulsioni elementari…
Certo. L’uomo ha ben altre necessità, aspirazioni e motivi che non “il soddisfacimento nudo e crudo delle pulsioni elementari”. L’uomo ama la conoscenza, la verità, la giustizia, l’amicizia, la fratellanza, la carità, la compassione… Sono necessità, aspirazioni e motivi che si sono evoluti nel corso della sua evoluzione naturale e hanno fatto diventare l’uomo quello che è: qualcosa di molto più ricco e complesso di “nude e crude pulsioni elementari”. Ma soprattutto, in conclusione, ‘io penso’ che sia così. È il mio punto di vista. Questa è la cosa più importante da precisare.

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