Di Letizia Ferracuti – Archivista Parrocchiale dell’Archivio Storico Micaelico di Montelparo

MONTELPARO – Da poche settimane il Priore-Parroco della Parrocchia di San Michele Arcangelo di Montelparo, Padre Agostino Maiolini, ha riportato tra il popolo, facendola scendere dalla nicchia sita alla destra dell’altare maggiore della chiesa di San Gregorio Magno, il simulacro ligneo della Madonna Addolorata.
Secondo la liturgia le immagini sacre devono essere vicine al popolo giacché per essere di ispirazione al credente. L’icona, parola che viene da greco eikon, immagine, è segno della presenza divina ed è stata la forma più semplice e immediata fin dalle origini del cristianesimo in particolare per i popoli bizantini di far divenire un’immagine presenza del divino.
L’invisibile diventa visibile attraverso l’immagine ed essa rappresenta la coscienza spirituale dell’ortodossia testimoniando l’incarnazione fondata sulla testimonianza scritta dei Vangeli; l’immagine sacra diviene narrazione di un evento sacro, ma interpretato in chiave simbolica.
La Madonna Addolorata è l’immagine che ci descrive la sequenza dello Stabat Mater, attribuita a Jacopone da Todi nel secolo XIII. La prima parte della sequenza, in versi in rima inizia con le parole “Stabat Mater dolorosa”, è una meditazione sulle sofferenze di Vergine durante la Crocifissione e la Passione di Cristo. La seconda parte, inizia con il verso “Eia mater, for amoris”, è l’immagine della compassione ed è un’invocazione, cui il credente chiede alla Vergine di farlo partecipare al dolore che una madre prova a vedere un figlio crocefisso e ucciso, in questo caso del dolore di Maria verso Gesù.
Non a caso, prima della riforma liturgica, le immagini della Madonna Addolorata con preghiera cantata dello Stabat Mater, accompagnavano i riti della Via Crucis e la processione del Venerdì Santo.
Un canto amatissimo dai fedeli, non meno che da intere generazioni di musicisti colti si pensi solo a Scarlatti, Vivaldi, Pergolesi, Rossini, Liszt.
A Montelparo, come testimoniato dal ricordo popolare, fino agli anni cinquanta del novecento la statua della Madonna Immacolata, oggi visibile nella chiesa di San Gregorio Magno, fu utilizzata nella processione del Venerdì Santo, ma nella chiesa di San Michele Arcangelo, collocazione originaria della statua, nella zona alta del paese.
La statua della Madonna Immacolata di Montelparo, in legno intagliato, gessato dipinto e dorato, è stata scolpita, come si legge dalla firma in basso a destra ai piedi della Vergine, da Giuseppe Obletter di Ortisei-Val Gardena. Dopo una parziale ricognizione sappiamo che Giuseppe, secondo lo studio di Vittorio Fabris sul castello di Ivano Fracena in Valsugana: “Ivano Fracena il suo paese e il suo castello” nelle pagine dedicate alla chiesa di San Giuseppe, nacque ad Ortisei in Val Gardena, Sud Tirolo, l’1 febbraio del 1873 e muore il 4 aprile 1925 si forma nelle botteghe di Ferdinando e Domenico Demetz e Francesco Tavella. La produzione artistica di Giuseppe senior Obletter è attestata fin dal 1887 perché abbiamo anche uno studio da lui condotto intitolato: Studio di Arte Sacra di Giuseppe Obletter scultore costruttore di Altari e membro dell’Accademia Reale di Ortisei, Gardena Bolzano, Italia, casa fondata 1887.
Quindi di qui si deduce che inizia a lavorare in giovane età, inizia la sua opera di scultore che promuove in particolare nelle valli del Sud Tirolo con l’aiuto del figlio Giuseppe junior (Ortisei 1900-1963), continuerà l’opera paterna lungo tutto il ‘900 in molte chiese Italiane. Ad oggi, non ci sono ancora stati studi monografici su questa famiglia di scultori e costruttori di altari lignei, ma auspichiamo che, in un secondo tempo, si potrà far chiarezza almeno sulla data e sulla committenza dell’Addolorata di Montelparo.
La qualità dello scultore gardenese è molto buona, l’intaglio è morbido e sensibile in particolare della resa plastica, del corpo sotto il panneggio della veste, le proporzioni dell’immagine sono quasi ad altezza naturale. La policromia è molto satura e rispecchia di gusti dell’utilizzo del colore dell’arte tra la fine dell’800 e il primo ’900; si noti anche la maestria nell’uso delle lacche. Nel Velo della Vergine, che cade sulle spalle, e nella veste si vedono decorazioni con il monogramma Mariano e motivi floreali date probabilmente con la tecnica della doratura a missione. Il viso di Maria è di una donna matura, contrita, segnata dal dolore, dagli occhi contornati da occhiaie plumbee e dall’incarnato pallido con delle rughe più marcate sotto la guancia sinistra con le mani chiuse nel gesto della supplica. La Vergine è coronata da un nimbo raggi forme.
Il simulacro ligneo di Giuseppe Obletter si dovrà allora mettere nel catalogo delle opere più mirabili dello scultore tirolese. La statua della Madonna Addolorata di Montelparo, allora, trova corrispondenza con l’immagine restituitaci dai vivi versi di Jacopone da Todi:
“La Madre addolorata stava in lacrime presso la Croce su cui pendeva il Figlio. E il suo animo gemente, contristato e dolente era trafitto da una spada. Oh, quanto triste e afflitta fu la benedetta Madre dell’Unigenito! Come si rattristava, si doleva la Pia Madre vedendo le pene del celebre Figlio! (…)”

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