Foto di Dario De Santis

DIOCESI – Domenica 28 febbraio, presso la Cattedrale “Madonna della Marina” di San Benedetto del Tronto, è stato celebrato il Giubileo della Misericordia dedicato alla Vicaria “Santa Maria in Montesanto”, la vicaria che comprende le parrocchie di San Pietro Apostolo di Cerqueto del Tronto, di Santa Maria della Misericordia di Faraone, di San Giuseppe di Paolantonio, di Santa Maria in Montesanto e S. Angelo di Ripe di Civitella del Tronto, di Sant’Egidio Abate di Sant’Egidio alla Vibrata e di Santa Maria del Carmine di Villa Lempa.

L’appuntamento con tutti i fedeli e i sacerdoti della Vicaria era previsto per le ore 16/16.30 presso la Chiesa dei Padri Sacramentini in Via Crispi dove sono giunte tantissime persone, non solo con auto private, ma anche grazie ai 4 pullman organizzati per l’occasione. All’interno della chiesa i fedeli, in attesa dell’arrivo del Vescovo Sua Eccellenza Carlo Bresciani, mentre si recitava il Santo Rosario, hanno potuto avvicinarsi al Sacramento della Riconciliazione grazie agli stessi parroci della Vicaria, nonché ad alcuni sacerdoti dei Padri Sacramentini.
Ad attendere insieme ai fedeli l’arrivo del Vescovo c’erano infatti don Marco di Giosia, Vicario Foraneo e parroco di Paolantonio, don Luigino Scarponi, neoparroco di Sant’Egidio alla Vibrata, don Elvezio Di Matteo da Faraone, don Stefano Iacono da Villa Lempa nonché il giovane padre Matteo Amal: Mons. Carlo Bresciani ha poi salutato i presenti con una preghiera dediacata allo speciale evento, per guidare poi la processione che, partendo proprio dalla chiesa dei Padri Sacramentini, si è snodata per alcune vie fino a giungere  presso la Cattedrale “Santa Maria della Marina”.
I canti del gruppo neocatecumenale di Sant’Egidio alla Vibrata hanno accompagnato il corteo, rendendo meno “faticoso” il percorso a piedi sotto la pioggia, non però particolarmente incessante.
Una volta raggiunto da tutti il sagrato della cattedrale, nella parte antistante la Porta Santa, cioè quella alla sinistra della facciata, il Vescovo Bresciani sulla soglia si è soffermato per un breve momento di preghiera e poi, varcandola, ha dato inizio al flusso di pellegrini che a loro volta l’hanno attraversata per prendere posto all’interno della chiesa. Prima della Santa Messa il diacono Walter Gandolfi ha ricordato le modalità per acquisire l’indulgenza plenaria e poi il Vescovo ha attraverso la navata in processione con i sacerdoti della Vicaria abruzzese, con i diaconi Walter Gandolfi e Giovanni Scarciglia e con il parroco della Cattedrale, Mons. Don Romualdo Scarponi dando così inizio alla Celebrazione Eucaristica, che è stata animata da un caloroso Coro (composto da tutti i singoli cori delle diverse realtà parrocchiali della Vicaria “Santa Maria in Montesanto”), davanti ad una moltitudine di fedeli insieme attenti e partecipi.
Ecco le parole pronunciate dal Vescovo Carlo Bresciani durante la sua omelia: “Carissimi fedeli, sacerdoti e diaconi della vicaria di S, Maria in Montesanto,
con gioia vi do il benvenuto accogliendovi in questa Chiesa cattedrale, madre di tutte le chiese diocesane. Qui siete convenuti per celebrare il vostro Giubileo della Misericordia che papa Francesco ci ha donato perché possiamo scoprire sempre più quanto grande sia la misericordia di Dio verso di noi e quanto anche noi dobbiamo diventare con azioni concrete sempre più misericordiosi come lui nei rapporti tra di noi e soprattutto con i nostri fratelli più poveri. Il tema che sta al centro del Giubileo è infatti “Misericordiosi come il Padre”.
Siamo nel tempo liturgico della quaresima e, come sappiamo, anche questo tempo ci è dato perché nella conversione della mente e del cuore ci prepariamo a celebrare la solennità della Pasqua. Ciò significa riconoscere che solo se percorreremo con Gesù la stessa strada di fedeltà al Padre, potremo avere la vita in abbondanza che scaturisce dalla resurrezione di Gesù.
Abbiamo sentito nella prima lettura che cosa Dio chiese a Mosè, quando gli è apparso nel roveto ardente al monte Sinai: “Togliti i sandali dai piedi, perché il suolo su cui stai è suolo santo”. Ci viene ricordato che possiamo accostarci al Signore solo dopo aver purificato i nostri piedi insudiciati calpestando un terreno lontano dalla purezza di Dio. Dopo aver fatto togliere i sandali, Dio manifesta a Mosè tutte le sue intenzioni di misericordia e di liberazione del popolo d’Israele dalla schiavitù d’Egitto, terra in cui geme nella miseria sotto l’oppressione del faraone. Non solo, ma Dio chiede a Mosè di diventare strumento della sua misericordia, collaborando con Lui alla liberazione del suo popolo. Il Misericordioso e il Pietoso chiede a Mosè di diventare strumento della sua misericordia. Ecco quanto anche il Giubileo che stiamo celebrando chiede a ciascuno di noi: diventare strumenti della misericordia di Dio, diventare misericordiosi come Lui, superando le nostre paure e timidezze come ha dovuto fare anche Mosè, per liberare chi è schiavo del peccato, della povertà, della malattia, dello sfruttamento e della corruzione.
Nella seconda lettura, san Paolo, scrivendo ai Corinti, ricorda loro che non è bastato per il popolo d’Israele uscire dalla schiavitù di Egitto per opera della misericordia di Dio che era andato loro incontro. Non seppero comprendere la misericordia di Dio e ‘mormorarono’, dice san Paolo. Significa che non basta accogliere i doni di Dio, se non sappiamo farne tesoro e riconoscerli come doni. Essi furono ingrati con Dio e anche con Mosè che li aveva tratti fuori dalla schiavitù. Chiusi nei loro desideri insaziabili si lamentarono anche di Dio e non seppero riconoscere la libertà che era stata loro donata, preferirono tornare ad affidare la loro vita agli idoli, senza fidarsi di Dio. Avevano ancora bisogno di convertirsi per accogliere in pieno la misericordia di Dio. Potremmo dire che pur essendo stati tutti ‘battezzati in rapporto a Mosè’ (1Cor 10, 2), l’essere battezzati non bastava se poi non c’era una vita conseguente. Carissimi non dimentichiamoci dei doni di Dio: rischiamo anche noi di rimpiangere le cipolle d’Egitto, aggrappandoci agli idoli di una cultura secolarizzata che ha dimenticato Dio eliminandolo non solo dalla vita pubblica, ma anche dalle nostre famiglie.
Ecco perché Gesù nel Vangelo rinnova, attraverso la parabola del fico sterile, una esortazione molto decisa alla conversione. Anche la nostra vita cristiana può diventare sterile come il fico: quando si dimentica di Dio non porta più frutti di misericordia.
Carissimi, contempliamo la misericordia di Dio e impariamo da Gesù suo Figlio, il volto autentico della sua misericordia, a donare agli altri la misericordia che abbiamo ricevuto da Dio attraverso il perdono e la liberazione dal nostro peccato. Il Signore invita anche voi, fedeli della vicaria di S. Maria in Montesanto a mettervi in cammino, come ha invitato il popolo d’Israele: se voleva essere liberato doveva mettersi in cammino e uscire da quella terra che una volta era stata per loro accogliente. La vostra storia di fede è certamente ricca, ma vi trovate ad affrontare profondi cambiamenti di cultura e di condizioni sociali e ambientali. Comunità parrocchiali una volta ricche di abitanti, ora sono molto ridotte in numero, con le conseguenti difficoltà anche ad avere il servizio religioso che una volta era possibile avere anche per una maggiore disponibilità di clero di quel tempo. So che soffrite per questo e avete a volte l’impressione di attraversare un deserto come il popolo d’Israele.
Questa situazione ecclesiale richiede da parte di tutti una sempre maggiore collaborazione e corresponsabilità con i parroci nella vita e nella gestione delle attività parrocchiali.
Voi state affrontando una sfida difficile,ma che può diventare feconda: superare la frammentazione del territorio affinché non diventi la frammentazione della pastorale, con il conseguente impoverimento della fede.
La sensazione di isolamento a causa della collocazione geografica non deve portare alla tentazione di vivere come un’enclave che cammina un po’ su strade proprie, diluendo il coordinamento con la Chiesa diocesana. Quando il popolo d’Israele pensò di andare per strade proprie perse la strada verso la terra promessa e vagò senza meta a lungo nel deserto.
Accanto a questo, dopo un periodo di sviluppo state sperimentando purtroppo una crisi economica che incide fortemente sulle famiglie e sulle giovani generazioni che faticano a vedere come costruire il loro futuro in loco. Anche questa sfida potrete affrontarla meglio insieme e con la dedizione di tutti al bene comune.
Non perdete la speranza, coltivate la fede, trasmettetela ai figli e siate ricchi nella carità. La misericordia parte dal cuore rigenerato nella fede e da una sempre rinnovata capacità di vedere le necessità dei fratelli. Collaborate generosamente con i vostri sacerdoti a costruire comunità cristiane che siano luce e testimonianza per i giovani.
Santa Maria in Montesanto, patrona della vostra vicaria e a cui siete molto devoti, dall’alto della collina dove è situata e che domina tutto il vostro territorio, vi protegga e sia per tutti voi un esempio e un modello nella prontezza ad aderire alle proposte di Dio e a mettersi in cammino sulle strade della carità. Lei, madre di misericordia, vi accolga sotto il suo manto e vi protegga dalle insidie che minacciano la salda fede dei vostri padri e vi infonda coraggio per affrontare le sfide che vi stanno davanti. Se voi non abbandonerete Dio, Egli, siatene certi, non vi abbandonerà, mai!”

La Celebrazione si è conclusa con un ringraziamento del Vescovo Bresciani a tutti i fedeli e i sacerdoti della Vicaria di “Santa Maria in Montesanto”, nonché al suo speciale Coro che ha accompagnato, allietandolo, questo importante evento comunitario, ricordando le confortanti parole “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro»: e “di certo – ha concluso il Vescovo – “il Signore stasera è stato in mezzo a noi”.

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