penaDi M. Chiara Biagioni

La proposta di “compiere un gesto coraggioso ed esemplare: che nessuna condanna venga eseguita in questo Anno Santo della Misericordia”. E’ l’ultimo capitolo di una battaglia che sta particolarmente a cuore a papa Francesco: la difesa della dignità dell’uomo, di tutti gli uomini, anche di coloro che hanno sbagliato.

Papa Francesco lancia la sua ultima provocazione all’Angelus di domenica 21 febbraio. Si rivolge alla “coscienza dei governanti” perché si giunga ad un consenso internazionale per l’abolizione della pena di morte. Il suo appello è contenuto in un messaggio di saluto ad un convegno internazionale dal titolo “Per un mondo senza la pena di morte”. A promuoverlo è la Comunità di Sant’Egidio che da anni si batte per l’abolizione della pena capitale e per  questa causa ha chiamato a Roma ministri della giustizia e rappresentanti di governo di circa 30 Paesi del mondo. Dalla Mongolia, alla Cambogia, dal Sud Africa alla Costa d’Avorio.

Molti obiettivi in questi anni di lotta sono stati raggiunti. Negli anni ’70 erano appena 16 i Paesi abolizionisti. Oggi sono diventati 141. La Mongolia e la Costa d’Avorio sono gli ultimi due Paesi che hanno eliminato completamente ogni riferimento alla pena di morte. L’accelerazione si è avuta negli ultimi 30 anni: dal 1990 sono più di 50 i Paesi che l’hanno cancellata dall’ordinamento giuridico per ogni forma di reato e in un tempo di rinascenti conflitti, terrorismo e violenza diffusa, l’idea che molti Paesi abbiano abolito la pena di morte è  una buona notizia che fa sperare per un futuro migliore del mondo.

Ora nel cammino dell’umanità per  la difesa della vita umana, c’è la novità portata dall’Anno giubilare che papa Francesco ha dedicato alla misericordia. Ci sono grandi aspettative in ogni angolo del mondo. “La misericordia – spiega il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga e stretto collaboratore di papa Francesco – è una porta aperta alla vita e al perdono di tutti. E’ la ribellione di Dio nei confronti del male, della violenza, della morte”.

La Misericordia richiede un atto di fiducia nell’uomo, in tutti gli uomini. “Per noi cristiani – ha spiegato Marx –  la misericordia ha il volto di un uomo condannato a morte che sulla croce è stato in grado di perdonare coloro che lo stavano crocifiggendo. Un uomo che ha sradicato ogni istinto malvagio ad ogni progetto di morte, rendendo il comandamento non uccidere universale”.

La battaglia per l’abolizione della pena di morte si imbatte in questo periodo con un sentire comune che è sempre più tentato di vedere nella punizione esemplare la via per risolvere le grandi sfide del terrorismo e della criminalità. Il ministro della giustizia italiano Andrea Orlando ha parlato di “un morbo” da sradicare anche perché l’esperienza insegna che la pena di morte non è un deterrente alla criminalità, soprattutto per coloro che causano la morte uccidendo se stessi, in nome di Dio.

Dunque se anche nel nostro Paese, la pena di morte non c’è più, la sfida oggi è quella di vincere una convinzione che serpeggia nei cuori secondo cui la sicurezza delle nostre città passa attraverso pene sempre più rigide e severe. “Alla logica della morte non si risponde con la morte”, ha detto il ministro Orlando. E la vendetta è una strada buia che immette su una spirale di violenza pericolosa. Una moratoria delle pene capitali può rappresentare un periodo di tempo in cui riflettere e trovare vie percorribili per garantire giustizia e sicurezza e comprendere a dirla con Marco Impagliazzo della Sant’Egidio, che “un mondo senza pena di morte non è più indifeso o più debole ma è semplicemente migliore”.

Entra a far parte della Community de L'Ancora (clicca qui) attraverso la quale potrai ricevere le notizie più importanti ed essere aggiornati, in tempo reale, sui prossimi appuntamenti che ti aspettano in Diocesi.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *