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“Strana …mente Artista”, a tu per tu con Carla Civardi

di Carlo Gentili

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SAN BENEDETTO DEL TRONTOCarla Civardi nasce a San Benedetto del Tronto il 09/04/1974. Si laurea a Siena in Scienze Geologiche e nel frattempo si iscrive alla Bottega d’arte teatrale “Metateatro” di Luca Rossi, per imparare i segreti della commedia dell’arte e in seguito alla Scuola di recitazione e dizione “Sobborghi onlus” di Altero Borghi. Collabora con diverse compagnie teatrali, andando in tournée in giro per l’Italia, è attualmente docente dei laboratori teatrali “Awareness – il corpo consapevole” (per adulti) e “Giochiamo al teatro” (per bambini da 3 a 5 anni), sta per debuttare con la commedia “Ti amo…o qualcosa del genere” per la regia di Alessandro Rutili, è nel cast del progetto seriale “Piccì. Post coito” in cui sono coinvolti professionisti come Andrea Giancarli, neo vincitore del Premio Storie (diretto da Matteo Garrone) e Stanislao Pasqualini, sceneggiatore ascolano vincitore dell’illustre Premio Solinas.

Premi vinti:
– Miglior attrice protagonista al Festival “Sorgenti dell’Esino” di Esanatoglia (MC) (nel ruolo di Ninuccia);
– Miglior attrice protagonista al Festival “La Fojetta d’Oro” di Montalto Marche (AP) (nel ruolo della vedova Altavilla);
– Miglior attrice protagonista alla rassegna teatrale regionale “Premio Anna Bonacci” di Falconara (AN) (nel ruolo di Donna Carlotta).
Pagina FB: Carla Civardi

Chi è l’attore: ” uno, nessuno centomila”? Recita, quindi, entra in un irreversibile processo di finzione fino a diventarne schiavo e padrone allo  stesso tempo?  Oppure,  recitando, scava dentro se stesso facendo coincidere la propria personalità con la parte da recitare traslando il proprio io e vestendo abiti del personaggio rappresentato?
Essere attori non è semplice. Bisogna essere consapevoli delle proprie capacità e dei propri limiti. Bisogna saper superare delle barriere mentali e fisiche. Faccio teatro da ormai 22 anni e ho interpretato personaggi molto diversi tra loro. Alcuni mi hanno fatto soffrire molto, perché non riuscivo a capirne la psicologia o perché erano troppo lontani dalla mia quotidianità, ma portarli in scena è stato gratificante e coinvolgente. Non c’è mai solo finzione in un personaggio portato in scena, c’è irrimediabilmente una parte di noi. La bellezza della recitazione sta nel poter sperimentare realtà differenti, invecchiarsi, ringiovanirsi, vivere epoche diverse e interagire con gli altri in modo inusuale. Io conduco insieme a Salvo Lo Presti il laboratorio teatrale: “Awareness – il corpo consapevole”, in cui insegniamo l’arte del destrutturare e dell’uscire dagli schemi mentali. Ognuno di noi ha un grandissimo potenziale e la consapevolezza porta a superare degli automatismi e a osare. C’è tanto lavoro dietro a ogni personaggio rappresentato, ma è sempre una preziosa occasione per scoprirsi e crescere.

Se dovessi spiegare in poche righe il tuo pensiero artistico ad un ragazzino, cosa gli diresti? Come trasmettere la bellezza del teatro ai giovani? Quali mezzi e strategie utilizzare? Quali i vantaggi? Quale valore formativo da perseguire?
Per me il teatro è vita, emozione, sperimentazione, un po’ come in un gioco di ruolo, in cui non si diventa protagonista attraverso le carte o il joystick, ma salendo su un palco esponendosi in prima persona. Sono assolutamente convinta che non è mai troppo presto per avvicinarsi all’arte, qualunque essa sia. Il teatro è un’esperienza che ti avvolge, ti rende partecipe. Gli attori sono a portata di mano. I ragazzini sono abituati a vivere attraverso uno schermo, che sia del televisore, del tablet o del telefonino, mentre il teatro ti mette immediatamente a contato con le emozioni. Andare a o fare teatro aiuta ad esercitare la propria fantasia. E’ importante avvicinare i giovani al teatro, non solo come fruitori, ma anche come protagonisti in modo che possano prendere coscienza del proprio mondo interiore e del rapporto con il proprio corpo, imparando a conoscere le proprie emozioni, superando difficoltà ed insicurezza e potenziando le capacità creative. Oltretutto, l’attività teatrale facilita i rapporti tra coetanei. In una società complessa come quella odierna, la comunicazione acquista spessore nei rapporti interpersonali. Ho la fortuna di lavorare nella scuola dell’infanzia attraverso il laboratorio teatrale:“Giochiamo al teatro” e di interagire con bambini che ne stanno scoprendo la magia giocando e sperimentando. Io propongo sempre giochi che stimolino i bambini a osservare e riprodurre gesti, azioni, posture, espressioni del viso, ma anche a esplorare le potenzialità della propria voce, per imparare a esprimere uno stato d’animo, un’emozione, un modo di essere. Il bambino impara a comunicare anche attraverso il linguaggio non verbale, fatto di gesti e comportamenti facilmente comprensibili e condivisibili.

Nel Piceno stai collaborando con varie compagnie teatrali. Quale esperienza di vita hai maturato?
Condividere tempo e spazio con persone che non conosci o conosci poco non è sempre facile. Ognuno di noi ha le sue caratteristiche, abitudini, manie, pregi e difetti. Si è “costretti” a stabilire un rapporto interpersonale che porta inevitabilmente a scontri o incomprensioni, che vengono però superate per la necessità di convivenza e la voglia di fare gruppo. In ogni compagnia teatrale che ho avuto il piacere di frequentare ho sempre cercato di creare legami. Quando si va in scena il pubblico percepisce se c’è complicità tra gli attori e si lavora molto meglio. L’esperienza più bella che vivo ogni volta è condividere.

Le nuove frontiere del teatro. E’ stato tutto già fatto o nuove possibilità spuntano all’orizzonte? Forse, è tutto collegato al superamento del  concetto di “orticello artistico” per concentrare le energie e creare sinergie.
Il teatro si può fare in tanti modi e può creare molte sinergie. Io sto sperimentando la bellezza della collaborazione con i musicisti e spero di continuare. Il connubio musica e recitazione è affascinante perché apre tante porte. Sia nello spettacolo “Oltre l’orizzonte verso est”, che apriva una finestra sul mondo dei Balcani attraverso musica, recitazione e danza, che in “Edith, la malinconie, l’amour, la vie”, tributo ad Edith Piaf (recitazione e musica), ho scoperto la bellezza della “fusione artistica”. Le emozioni si moltiplicano e si riesce a superare il recinto della propria esperienza, vivendo i diversi modi di studiare e prepararsi per portare in scena un prodotto fruibile e il più possibile perfetto.

Qual è la soddisfazione piu’ bella che hai raggiunto od ottenuto finora attraverso il teatro?
Il teatro mi ha dato moltissime soddisfazioni…andare in tournèe in giro per l’Italia e recitare in teatri illustri, i premi come migliore attrice, il pubblico che ti aspetta per stringerti la mano e farti complimenti…ma forse la più grande è stata sentirsi dire BRAVA dai miei genitori commossi e orgogliosi.

Nella vita “normale” chi è un attore? Recita solo in teatro? Siamo tutti attori?
Nella vita indossare una maschera e recitare è pericoloso per se stesso e per gli atri. Io posso parlare solo per me ovviamente. Nella vita “normale” sono verace, estroversa e abbastanza diretta. Non recito mai, sono sempre Carla. L’attore è per definizione “chi prende parte attiva o diretta a una vicenda”. Dovremmo essere tutti protagonisti della nostra vita…non semplici attori.

Arte e spiritualità, misticismo, religiosità: cosa ti affascina maggiormente? Nel teatro hanno un senso? Un futuro?
Per rispondere a questa domanda utilizzo una citazione, Ale Hesselink ha detto: “La vita è un’opera d’arte, possiamo dipingere noi stessi. Servono un pennello, magari uno scalpello per ‘tirarci fuori’ ed entrare nel processo creativo, senza aspettative, con la curiosità e il divertimento dello stare in questo linguaggio. D’altra parte anche Dio solo al settimo giorno vide che ciò che aveva creato “era buono”: prima non lo sapeva, poichè era immerso nel processo creativo. L’insegnamento è questo: la creatività si vive, si fa e poi, poi la si guarda. Così si vede dove si è sbilanciati e dove va bene: si hanno informazioni utili per la propria Coscienza. E’ un processo che ha poi influenza costruttiva su tutta la nostra vita. L’arte (la scultura, la pittura, la poesia, il teatro,…) è da sempre legata alla spiritualità. L’attore fa diventare sacro ogni testo e ogni personaggio, con i suoi gesti e le sue espressioni verbali, rende unico e irripetibile ogni istante.