macedonia mons. kiro

MACEDONIA – La piccola, ma molto attiva comunità cattolica in Macedonia, porta l’eredità di Cirillo e Metodio e anche di Madre Teresa, nata e cresciuta a Skopje. “Siamo in un contesto ecumenico e interreligioso, dove il dialogo è gesto quotidiano”, racconta monsignor Kiro Stoyanov, vescovo di Skopje ed esarca apostolico per i cattolici di rito bizantino in Macedonia.

Dopo oltre un secolo… “Viviamo in un contesto dove ortodossi, cattolici e musulmani abitano insieme e con gli altri leader religiosi cerchiamo di promuovere la pace e il dialogo”. A descrivere la realtà in cui vive la comunità cattolica di Macedonia è mons. Kiro Stoyanov, il primo pastore macedone dopo 104 anni. Nel giovane Paese balcanico, dal 1991 indipendente dalla ex Jugoslavia, i fedeli della Chiesa cattolica sono l’1% della popolazione, che conta poco più di 2 milioni di abitanti. Il conto è presto fatto: i cattolici sono circa 20mila, di cui 15mila di rito bizantino e 5mila di rito latino. Ma dietro i modesti numeri c’è un’attività notevole: la comunità appare molto compatta e vivace. Il motore delle attività pastorali è la nuova generazione di giovani sacerdoti locali, nata dopo un periodo difficile per la Chiesa nazionale.“I nostri padri non hanno abbandonato la fede – afferma mons. Stoyanov – e credo che queste vocazioni siano il frutto dei loro sacrifici e preghiere”.Per il Giubileo, in Macedonia sono state aperte due Porte sante: un segnale di vicinanza a Papa Francesco e la volontà di cogliere l’opportunità dell’Anno della misericordia.

Il peso della storia. Il dialogo e la presenza di diverse tradizioni fanno parte della vita quotidiana in Macedonia. Anche mons. Stoyanov è allo stesso tempo vescovo di rito latino della diocesi di Skopje ed esarca apostolico per i fedeli di rito bizantino. Sorta in seguito alla lotta contro l’influenza ellenistica nella Chiesa ortodossa di una parte del popolo macedone, nota come l’unione di Kukus, la comunità dei cattolici di rito bizantino ha la sua sede nella città di Strumiza. La diocesi di Skopje invece comprende i fedeli di rito latino; fino al 1924 portava il titolo di arcidiocesi, poi passato a Belgrado, mentre dal 1960 al 2000 è stata aggregata con Prizren.

Dialogo necessario e positivo. “Essendo in un Paese a maggioranza ortodossa – rileva mons. Stoyanov –, la maggior parte delle famiglie dei fedeli sono miste”. A suo avviso, “gli elementi che ci accomunano con gli ortodossi sono di più di quelli che ci dividono”.

Il pastore della comunità di Skopje rileva che “incrementare le relazioni con ortodossi, musulmani, ebrei ed evangelici in clima di dialogo fraterno è indispensabile per il bene della società”. Questi sforzi assumono dimensioni concrete ad esempio nel centro per persone disabili vicino a Ocrida e nel tradizionale campeggio estivo ecumenico per i giovani. Nella settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, invece, si sono svolti tre diversi incontri di preghiera: nella cattedrale cattolica, nella chiesa ortodossa e in quella evangelica.

Instabilità politica. La collaborazione e i buoni rapporti caratterizzano anche le relazioni della Chiesa cattolica con le autorità statali in Macedonia. Ogni Natale e Pasqua, una delegazione dei cattolici viene accolta dal Presidente della Repubblica che partecipa anche alle messe solenni nella cattedrale di Skopje. “Certo la crisi politica in atto si sente nella società”, afferma mons. Stoyanov. Dopo una serie di scandali, il governo si è dimesso lasciando il potere a un esecutivo ad interim fino alle elezioni anticipate del 24 aprile. “Alcuni giovani vanno all’estero – aggiunge il vescovo di Skopje – ma molti rimangono e trovano lavoro grazie agli investimenti giunti negli ultimi anni”. Il presule ammette che “lo standard di vita è piuttosto basso”.A suo avviso un’eventuale entrata nell’Ue “migliorerebbe la vita delle persone”. Infatti, a Skopje l’adesione europea è vista come “speranza per un futuro migliore”.Stoyanov è convinto che anche la Macedonia abbia un contributo da dare all’Ue: l’esperienza del dialogo e della convivenza pacifica e l’eredità dei fratelli Cirillo e Metodio, ma anche la figura di Madre Teresa, nata e cresciuta proprio qui dove la sua casa natia è trasformata in museo.

In aiuto ai migranti. Dall’estate scorsa, quando il flusso si è orientato verso la rotta balcanica, la Chiesa cattolica in Macedonia attraverso la Caritas è stata in prima linea in aiuto ai migranti. “La nostra comunità conosce bene cosa significa essere cacciati dai propri focolai”, afferma l’esarca apostolico. Dopo le guerre balcaniche del 1918 i cattolici di rito bizantino rimasero fuori dai nuovi confini della Macedonia e furono cacciati dalle proprie terre. E aggiunge: ”Ogni giorno un sacerdote cattolico, accompagnato da giovani volontari della zona, va al confine per assistere i profughi offrendo anche un aiuto spirituale”.

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