carcereDIOCESI –  Prosegue la nostra “rubrica dal carcere” leggi i precedenti articoli curata dai volontari della nostra diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto del gruppo “Il Mosaico”. Ai detenuti è stato chiesto di parlare della fiaba.

Io vorrei scrivere una favola, ma nella mia infanzia non ho mai sentito una favola o un racconto. Mi piacerebbe tanto raccontare di aver vissuto un’infanzia migliore della mia. Purtroppo la mia vita da piccolo è sempre stata burrascosa e un po’ triste. Il primo colpo che ho ricevuto da piccolo è stata la separazione dei miei genitori e i litigi che ascoltavo ogni sera. Dopo la separazione mia mamma ha iniziato a lavorare per non farci mancare nulla e ha fatto tanti sacrifici: lavorava dalle cinque del mattino fino al pomeriggio, cucinava e poi di nuovo andava a lavorare e tornava alle otto di sera per cucinare, mangiare, lavarci e metterci a letto. Perciò non ho mai ascoltato una fiaba, perché mia mamma non aveva tempo.Oggi le favole e le fiabe le sto scoprendo tramite mia figlia e se potessi tornare indietro sicuramente le ascolterei anche io. Oggi ringrazio il progetto scrittura qui in carcere, che ci sta spronando a scrivere”. (F.)

“Provo a scrivere una fiaba, ma purtroppo non so proprio come iniziare, anche perché ho avuto un’infanzia difficile e “brutta”: non ho mai avuto nessuno che mi raccontasse una fiaba. Purtroppo mio padre è stato ucciso quando avevo sei anni e mia madre è stata arrestata come mandante dell’omicidio. Mi sono ritrovato in collegio fino a undici anni, quando poi sono andato a vivere dai miei nonni nella loro città. Lì ho iniziato a frequentare dei brutti giri e sono stato chiuso di nuovo in un collegio a pagamento dove ho preso il diploma di terza media. Poi sono tornato da mia madre, ma lei non c’era mai e ho iniziato a spacciare, rubare e così ho continuato fino a oggi. Nessuno mai mi ha raccontato una fiaba”. (C.)

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