SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Ritornati dall’esperienza straordinaria, unica, che permarrà nella memoria personale e collettiva, viene inevitabile chiedersi: cosa è accaduto? Come è potuto accadere? Un popolo ha preso treno, autobus o aereo così come si prende l’ascensore di casa, per discutere un singolo progetto di legge, mettendo in crisi i potenti, in una dinamica che pareva avere un esito determinato. Un ciclone di vite normali. Una cascata di umanità normalissima che cammina nella buona e nella cattiva sorte. Nella concordia e nei cerotti sulle ferite.

Riportiamo la testimonianza di una giovane coppia che il 30 gennaio 2016 ha partecipato al Family Day.

“A metà gennaio circa il Governo ha fissato la data per l’inizio della discussione del disegno di legge Cirinnà al Senato: 28 gennaio 2016. Non appena questa informazione è trapelata, i movimenti per la vita e la famiglia si sono mobilitati per organizzare azioni di resistenza all’approvazione di questo inviso disegno di legge che suggella la parificazione a “famiglia” di uomo/uomo e donna/donna, il diritto all’adozione e la legittimazione della pratica dell’utero in affitto per coppie omosessuali, donne single, uomini single.

La campagna d’informazione dei mass media è stata ed è massicciamente a favore del ddl. Chi invece si è schierato contro, ha dovuto ricorrere alla rete, ai social e alle frequenza di Radio Maria. Nella persona del Direttore, Padre Livio si sono schierati in prima linea.

La prima azione in preparazione della manifestazione che è stata la richiesta della preghiera, l’arma dei poveri, lo strumento ritenuto da noi tutti più efficace. A seguire è stata richiesta testimonianza, poi la partecipazione all’evento, faticosamente auto organizzato e auto finanziato in pochissimo tempo.

In ambasceria, noi siamo coloro che pensano alle persone omosessuali con tutti i diritti necessari. Ma i bambini no. I bambini non si toccano. E il matrimonio è una cosa tra un uomo e una donna. Non perché lo dice una tradizione o il sacerdote. Questa è la verità. Si possono chiamare le cose come si vuole, ma quella cosa lì dice una e una sola verità possibile: la scintilla della vita nasce tra due corpi e anime che non sono uguali, nasce da due alterità. Questa è la risposta alla legge Cirinnà, i bambini non sono merce dei desideri adulti.

Ottenendo un giorno di ferie, ho partecipato al Family Day del 30 gennaio 2016 al Circo Massimo con la mia famiglia insieme a un gruppo di famiglie che seguono il cammino neocatecumenale . Siamo stati accolti come fratelli da tutto il gruppo e abbiamo iniziato il viaggio con preghiere e lodi, consacrando la giornata al Signore.

Il bus ci ha lasciato a Piazza della Repubblica e ci siamo incamminati verso la meta attraversando una Roma meno caotica del solito, essendo sabato. Più ci avvicinavamo alla meta più il fiume di folla che convergeva verso il Circo Massimo aumentava. Il passo rallentava data la quantità di persone festosamente incolonnata: famiglie, anziani, bambini. Si respirava un’aria di festa, una festa composta ma gioiosa. Mia figlia ha voluto partecipare attivamente all’evento volendo scendere dal passeggino: dalla fine dei Fori Imperiali al Catino del Circo Massimo tutto a piedi! Non male per una bambina di 22 mesi!

Alle ore 13:30 siamo scesi nella spianata del Massimo. Fiumi di gente ancora sopraggiungevano, arrivati a riempire anche gli spalti laterali, decisamente scomodi per chi come noi aveva passeggini.

Eravamo tanti, tantissimi, ognuno diverso dall’altro per storia, provenienza geografica, età, credo. Ciascuno con il suo fardello di grandezze (poche) e miserie (tante). Tutti comunque concordi con la Verità: i figli non sono un diritto, i figli hanno diritti e sono un Dono. I figli nascono dall’unione di un uomo e una donna. Tutto il resto è menzogna e business.

Mi è sembrato di rivivere l’esperienza della visita nel 1995 di San Giovanni Paolo II a Montorso. Gente festante ovunque e tanti canti in attesa dell’inizio della manifestazione. Vicino a noi un gruppo di anziani del Friuli, dietro famiglie siciliane con una mamma che allattava, a sinistra un gruppo di giovani toscani e in fondo, lontanissimo potevo a mala pena leggere lo striscione “Family Day”.

Alle 14:15 circa sono iniziati gli interventi dal palco. Il dott Gandolfini, Presidente del Comitato organizzatore “Difendiamo i nostri figli”, il giornalista Adinolfi, Direttore de “La Croce”, l’avv. Amato, Presidente dei “Giuristi per la Vita”, hanno ribadito i motivi per la richiesta del ritiro immediato del ddl Cirinnà: no l’equiparazione delle unioni civili al matrimonio, no all’utero in affitto, si al diritto di ciascun essere umano ad avere un padre e una madre.

I giornali hanno scritto di tutto: non so quante persone fossimo né ci interessava il numero, di certo eravamo tanti e di certo non sono stati lanciati messaggi di odio verso nessuno, anzi.

Famiglie, bambini, anziani, disabili, laici e consacrati, omosessuali (sì, c’erano anche loro) tutti insieme a testimoniare un dissenso civile e ribadire che la famiglia non può essere composta che da un uomo e una donna. Sono i bambini ad avere diritti, non gli adulti.

In coscienza, mai avrei creduto in vita mia di dover scendere in piazza par gridare a gran voce che “l’acqua è bagnata”.

I politici? Rivedendo i servizi sulle reti nazionali il giorno dopo, ho notato che la tv ha dato molto risalto alla loro presenza, in realtà noi che eravamo lì non ci siamo proprio accorti ci fossero, mai inquadrati dalla telecamera che proiettava sui maxi schermo. Naturalmente non sono intervenuti dal palco: la manifestazione non è stata assolutamente né confessionale né politica.

E’ chiaro che il primo obiettivo era quello di sollecitare la coscienza dei Senatori, ribadendo il loro ruolo: è stato sottolineato che chi vota in Senato è delegato di una volontà popolare e non può rappresentare se stesso né una ideologia, ma deve rispettare il mandato e la coscienza del Popolo. Questa è la prima regola della democrazia.

Nelle trasmissioni televisive e in rete i favorevoli al ddl Cirinnà accusano i contrari di essere “medievali”, “bigotti”, “antidemocratici”, “incivili”, “incoerenti”. Certo al Circo Massimo non c’erano Santi, ma nessuno si è professato tale o ha partecipato per mostrare la propria superiorità.

Ho deciso di partecipare al “Family Day” perché credo che questa battaglia sia simile a quella contro la legge sull’aborto (l.194/78). Far passare quella legge incivile non ha significato lasciare la libertà ad altri di abortire (il diritto dell’embrione di vivere?), ha praticamente lasciato le mani libere allo Stato di investire sempre più denaro pubblico per incentivare l’uccisione di bambini innocenti, anziché investirlo per aiutare le mamme in difficoltà ad accoglierli. E su questo argomento parlo per esperienza. In questi giorni si sta incardinando il ddl pro eutanasia; i ginecologi obiettori di coscienza sono oggetto di forte dibattito e si vorrebbe toglier loro il diritto di coscienza a non voler effettuare aborti per non ledere il diritto delle donne a abortire. Mi chiedo, è democrazia questa? Ancora oggi sento molti (cattolici e non) dire che l’orribile legge 194 è passata grazie al voto dei cattolici che non si sono impegnati, non hanno fatto sentire le proprie ragioni e perfino hanno votato a favore.

Alla domanda futura dei miei nipoti “Nonna, tu dov’eri?” non potrò certo dire che abitavo in campagna e non c’era il giornale! Vorrei almeno rispondere che, nel mio piccolo, ho fatto tutto il possibile, come diceva Madre Teresa, ho messo la mia “goccia”: la testimonianza, la militanza, ma soprattutto la preghiera.”

Quando risaliamo sull’autobus, dopo la giornata campale, la nostra amica si volta e dice: “Tu pensa, siamo venuti a Roma per dirci un’ovvietà: quando non ci sono le nuvole, il cielo è sereno”. E dire che il cielo era pieno di nuvole. E noi che eravamo lì, a un certo punto abbiamo visto che in cielo spuntava il sole.

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