personeDIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse sulle letture di domenica 10 Gennaio.

La liturgia di questa domenica ci invita a concentrarci e a focalizzare il nostro sguardo sulla “Parola”.
«Il sacerdote Esdra portò la Legge davanti all’assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere […]. Tutto il popolo tendeva l’orecchio al libro della Legge». Così leggiamo nella prima lettura. C’è una Parola portata, aperta, letta, spiegata a tutto il popolo, a ciascun uomo…c’è un intero popolo in ascolto, rivolto alla Parola, conquistato dalla Parola.

E’ un popolo di poveri, prigionieri, ciechi, oppressi a cui viene annunciata letizia, liberazione, possibilità di vedere, libertà. Siamo noi, ciascuno di noi a cui la Parola, ogni giorno, rivolge il suo invito affinché “tendiamo, svegliamo” l’orecchio alla Sua proposta di vita.

Il sacerdote Esdra «lesse il libro sulla piazza […] sopra una tribuna di legno…». Siamo nel mezzo della città, proprio come Gesù che, ci dice l’evangelista Luca, «ritornò in Galilea […], insegnava nelle sinagoghe […]. Venne a Nazareth…». La Parola non si nasconde, non si mimetizza ma ci raggiunge altisonante, per quanti si pongono in ascolto, nel luogo che è il nostro quotidiano, la nostra vita ordinaria.

E neanche per un tempo limitato: «…dallo spuntare della luce fino a mezzogiorno…» e «di sabato». Non indicano un lasso di tempo limitato ma «il giorno consacrato al Signore», un intero arco di vita, il nostro giorno, il nostro tempo, il nostro oggi.

«Questo giorno è consacrato al Signore nostro», «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

C’è una Parola rivolta a tutti, nessuno escluso; c’è un quotidiano, che è il nostro, in cui essa si fa presente…senza alcun limite temporale…ma ci devono essere un orecchio e un cuore capaci, desiderosi e attenti nell’ascoltare. Solo così scopriremo un Dio che, come canta il salmista, rinfranca, rende saggi, fa gioire, illumina, è fedele, è roccia e redentore.

A questo Dio che chiede di entrare a far parte della nostra vita, vale la pena fare grande festa: «Non fate lutto e non piangete […] andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato […]. Non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra festa».

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