MassimoDi Daniele Rocchi

Dal San Paolo di Napoli al campo neutro di un oratorio. Dagli insulti e dalle accuse di un fine partita turbolento a una giornata in mezzo ai giovani per allenarli anche al rispetto dei valori sportivi.
“Andate insieme in oratorio per guidare due squadre di bambini”:

è questo l’invito che il presidente del Centro sportivo italiano (Csi),Massimo Achini, rivolge agli allenatori di Napoli e Inter, Maurizio Sarri e Roberto Mancini, dopo la lite che li ha visti protagonisti nel corso della partita di Coppa Italia, Napoli-Inter, giocata martedì nella città partenopea e che ha visto l’Inter imporsi per 2 a 0. Offese a sfondo omofobo e razzista rivolte dal mister napoletano al suo omologo interista che le ha rivelate in diretta ai microfoni di Rai Sport. La lite che da martedì sera anima le discussioni dei tifosi al bar, a scuola e in ufficio, dividendo, come spesso accade in casi simili, il Paese tra pro-Sarri e pro-Mancini, secondo Achini, può essere ricomposta “su un campo di oratorio in mezzo a squadre di bambini e ragazzi pronti a seguire le indicazioni dei due trainer”. Achini, che ha una ventennale esperienza come allenatore, non si nasconde: “Chi ha praticato sport sa bene che queste sono cose che possono capitare. A Sarri è sfuggita una battuta decisamente brutta nella frenesia del bordo campo. Non oso nemmeno pensare che il mister napoletano sia vicino a quel che ha detto.

L’umanità delle persone è una cosa importante e una frase fuori posto può scappare anche a chi si comporta bene e in modo serio. Al netto di ciò che è accaduto Sarri e Mancini sono due brave persone, due belli esempi del mondo del calcio”.

Tuttavia, aggiunge Achini, c’è un aspetto che non può essere taciuto: “La responsabilità educativa dei campioni. Purtroppo, il vero problema è che quando fatti come questi accadono, hanno una grande rilevanza mediatica producendo danni significativi nei confronti dei giovani”.
Come reagire allora? “Il mondo dello sport, e nello specifico del calcio – dice il presidente del Csi – produce tante belle testimonianze che non hanno la stessa rilevanza mediatica. Si parla sempre e solo di esempi negativi che non vanno giustificati. Dare spazio a esempi positivi è utile per i nostri giovani. Il sistema sportivo deve sentire come urgente la responsabilità educativa.

Ai nostri campioni dico: nessuno vi chiede di essere perfetti. Errori si possono fare, ma tenete conto della responsabilità che avete verso i giovani”.

In definitiva evitate “cartellini gialli” o peggio ancora “rossi” in campo e fuori e meritatevi quello “verde” del Fair play, recentemente introdotto dalla Lega di Serie B in collaborazione con l’Associazione italiana arbitri (Aia). Un cartellino dal valore simbolico che intende premiare, spiegano dalla Lega, “gesti non ordinari, ma speciali ed esemplari” e riportare, in tal modo, al centro dell’attenzione il rispetto, la cultura sportiva e la responsabilità sociale. Tutti i gesti di grande sportività verranno segnalati dall’arbitro al delegato di Lega e alla fine di ogni mese, verranno comunicati i nomi dei giocatori più meritevoli. “Si tratta di uno strumento utile – afferma Achini – e noi del Csi lo abbiamo introdotto da ben cinque anni. Unica differenza è il colore: blu”. E davanti alla sentenza disciplinare del Giudice sportivo, Achini rilancia: “Invito i due allenatori a dimenticare l’accaduto e a recarsi in un oratorio per stare in mezzo ai giovani e trasmettere loro un po’ della loro esperienza e bravura. Sarebbe un gesto dall’enorme valenza educativa”.

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