parlamentoSono al momento 103 i giuristi – magistrati, avvocati, docenti universitari, notai di differenti fori – che hanno sottoscritto l’appello-raccolta di firme contro il ddl Cirinnà sulle unioni civili lanciato solo 24 ore fa dal Centro studi Livatino.
Primo firmatario Mauro Ronco, ordinario di diritto penale all’Università di Padova e presidente del Centro studi, al quale si aggiungono, fra gli altri, il giudice costituzionale emerito Paolo Maddalena, i docenti Mauro Paladini e Filippo Vari, i magistrati  Mario Cicala, Giacomo Rocchi, Domenico Airoma, Alfredo Mantovano,e l’avvocato esperto in diritto di famiglia, Anna Maria Panfili. Nell’appello sono segnalate la sovrapposizione, contenuta nel ddl, del regime matrimoniale a quello delle unioni civili, la cui sostanza fa parlare a pieno titolo di “matrimonio” gay contrastando il dettato costituzionale; il danno per il bambino derivante dall’adozione gay, attraverso la stepchild adoption, con l’eliminazione di una delle figure di genitore e la duplicazione dell’altra. “Non accettabile”, quale alternativa alla stepchild adoption, la soluzione dell’affido rafforzato. “In tal modo – si legge nell’appello – il ‘diritto al figlio’ dell’aspirante genitore sostituisce il ‘superiore interesse del minore’”. Il testo mette inoltre in guardia dal rischio di giungere “direttamente alla legittimazione dell’utero in affitto”. Col pretesto di ampliare il novero dei “diritti”, in realtà l’approvazione del ddl “moltiplicherebbe mortificazione e danni, anzitutto alle donne e ai bambini”. Per questo, in conclusione, l’appello auspica un impegno del Legislatore e delle istituzioni per un rilancio effettivo della famiglia e perché non si proceda oltre nell’approvazione di leggi, come il ddl Cirinnà, “ingiuste e incostituzionali”.

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