Di Giuseppe Mariucci

MONTELPARO – L’evento storico che a Montelparo sta per rinnovarsi nei prossimi giorni (15, 16 e 17 Gennaio 2016) lui ce l’ha nel sangue da sempre!
La cosiddetta “Festa del Baccalà” di Sant’Antonio Abate, anche in casa sua come in quella di tanti altri “festaroli”, è una tradizione che si tramanda da padre in figlio!

Stiamo parlando del giovanissimo Presidente del Comitato dei Festeggiamenti “Sant’Antonio Abate” Matteo Lupi!
Di professione Enologo, e già impegnato in alcune aziende anche loro giovanissime e impegnate in prima linea quali ottimi produttori di vini pregiati, non ha voluto assolutamente trascurare questo ruolo che, per alcuni mesi dell’anno, lo impegna fortemente. Da qualche tempo anche in questo campo ha saputo raggiungere i vertici con grande impegno, passione e serietà: è lui, infatti, il Presidente di quel gruppo che bada poco alle cariche, ma lavora sodo e rigorosamente senza scopo di lucro.

Lo abbiamo voluto intervistare per approfondire un argomento che anche ai montelparesi spesso risulta di complessa comprensione.

Gli abbiamo proposto una serie di domande alle quali, con grande rispetto per il ruolo da lui ricoperto, ma anche per la sua innata schiettezza, naturale simpatia e preparazione, ha risposto con cognizione e precisione.

Tralasciamo, per una volta, domande circa le origini dell’evento, sulle quali più o meno oramai  (tra storia, tradizione, “favole” e racconti tramandati dai nostri avi da centinaia di anni) siamo alquanto preparati, e addentriamoci in argomenti più concreti ed attuali.
Come e quando parte la preparazione tecnica e qualitativa dell’evento?
Intanto vorrei ricordare che il gruppo, che gestisce questo eccezionale e unico evento, è veramente il prodotto della storia! Risponde a verità che, quando i Frati nel 1861 dovettero lasciare il Convento, trasferirono agli uomini del paese i “segreti” di quel loro modo di preparare il baccalà che durava già da più di cento anni. E lo trasferirono proprio agli uomini perché a nessuna donna era permesso di entrare nei loro luoghi. Da allora questo divieto si è mantenuto rigorosamente fino ai giorni nostri. E il gruppo di uomini che ricevette questo incarico (si dice che fossero non più di 10-12 persone) lo tramandano incaricando, via via, i rappresentanti maschi delle loro famiglie. Solo se non c’erano eredi maschi, l’incarico poteva passare ad altri di altre famiglie! Ai giorni nostri questo passaggio è meno rigido tanto che vediamo collaborare, sempre nel rispetto dell’essere “uomo”, tante altre persone che non avevano tradizioni familiari nel Comitato. E questo è anche comprensibile se si pensa a quante persone, nei tre giorni della festa, consumano questo prelibato e ricercato piatto (oltre 8.000)! Per affrontare i tre giorni della “Festa” occorrono mesi di preparazione: le trattative per l’acquisto delle ingentissime quantità di Baccalà Gaspè, Olio extra vergine di Oliva e Vino Bianco strettamente locale (nel rispetto rigoroso della qualità!), il ritiro e lo stoccaggio del prodotto, le procedure preparatorie, la cottura, e la distribuzione. Il sistema di vendita, poi, è particolare! Il baccalà si può consumare, nei giorni previsti, solo se si è in possesso del particolare biglietto messo esclusivamente in prevendita dal 26 dicembre. La gente si precipita all’acquisto perché sa che, a ridosso del periodo della festa, diventa praticamente impossibile trovare ancora biglietti e quindi consumare baccalà!

Per Montelparo, quest’avvenimento, riveste quindi una grande importanza?
Non c’è dubbio che, nei giorni previsti per la festa, il paese è inondato di gente! Basti pensare che in tre giorni, in una cittadina che conta nemmeno 800 abitanti, transitano qualcosa come 8.000 persone provenienti da ogni dove (si organizzano pullman che provengono anche da fuori regione!). Ma anche nei giorni della prevendita c’è un via vai notevole. Per non rimanere senza biglietto c’è chi ricorre ad amici locali che s’incaricano di provvedere al rifornimento! E, anche se Montelparo oramai è abituato a vedere tantissima gente soprattutto tra la primavera e il periodo estivo (dotato com’è di tantissime strutture ricettive), si può comprendere come, l’altissima concentrazione di persone in così pochi giorni, crei qualche problema di traffico!!

Viene spontaneo chiedere come, tutta questa gente, passi la giornata in questo pur splendido paese.
E’ evidente che chi viene in questi giorni lo fa, non per fare i classici turisti, ma per occuparsi quasi esclusivamente….di baccalà! Da qualche anno, però, ci preoccupiamo anche di come far passare loro qualche ora di svago. E questo avviene quasi esclusivamente dopo che ognuno ha potuto soddisfare la…gola! Oltre a qualche mercatino, organizziamo mostre, spettacoli folcloristici, rassegne di corali, concerti di Pianoforte e bandistici e così via! Per quest’anno è prevista, tra l’altro, una mostra fotografica del grande fotografo Mario Dondero, recentemente scomparso, che avrà per tema proprio la Festa di S. Antonio a Montelparo (le foto furono da lui scattate durante la scorsa edizione del 2015!).

E’ immaginabile che tutto questo movimento comporti degli utili per il Comitato Organizzatore. Come sono impiegati?
Premesso che l’Associazione per Statuto è rigorosamente senza scopo di lucro e che chi fa parte del comitato lavora e si dà da fare esclusivamente come attività di volontariato (nessuno percepisce alcunché) è conseguente che ogni utile venga investito sul paese e dove, altrimenti, non ci sarebbero possibilità di risolvere ogni problema finanziario. Tutto è riversato sulla comunità e per esigenze comuni! Negli anni ci siamo occupati di restauri di beni culturali, di attrezzature necessarie all’espletamento di finalità associative, e così via.
Diremmo che l’intervista è stata alquanto esauriente e comprensibile! E, mentre ringraziamo il Presidente Matteo Lupi e lo restituiamo al suo impegno prioritario (in questi fatidici giorni), ci apprestiamo anche noi a rivivere la centenaria ricorrenza senza trascurare la parte prettamente religiosa che, pure in questo caso, è anch’essa di fondamentale importanza. Nei tre giorni della festa, infatti, si susseguono, nella chiesa di Sant’Agostino, cerimonie e funzioni religiose. Il tutto culmina con la grande processione che, con la statua del Santo portata a spalle, anche questo rigorosamente dai “festaroli”, si conclude con la grande benedizione agli animali di cui Sant’Antonio è il protettore. E i “festaroli” e i proprietari di animali hanno pensato anche per loro: distribuiscono le famose “Panette di Sant’Antonio” benedette durante la messa. A esse, in tempi remoti, era riconosciuto un potere miracoloso circa l’andamento della salute degli animali!

E, per finire, riportiamo qui di seguito le battute conclusive della rievocazione teatrale recentemente portata sulle scene (e che s’intitola proprio “E PANETTE DE SAND’ANDONIO”)

PRIORE:-Da quel giorno, che si perde nella notte dei tempi, tutti i contadini preparano le panette di grano, senza lievito proprio come l’ostia consacrata, e le danno a mangiare ai loro animali dopo averle fatte benedire durante la funzione del 17 gennaio che si svolge in onore di Sant’Antonio.

Mario

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