Di Luigi Sparapano – direttore “Luce e Vita”

Se la pace è un vocabolario e non un vocabolo, come ci ha insegnato don Tonino Bello, in questa 48ª Marcia nazionale per la pace, svolta a Molfetta, di parole ne sono risuonate veramente tante e non a vuoto. Solo per dovere di sintesi tento di racchiuderle in quattro di esse, sfruttando le quattro lettere che compongono la pace.

“P” come partecipazione. Circa tremila persone, giunte da diverse parti della Penisola, che hanno scelto di vivere l’ultimo giorno dell’anno all’insegna dell’incontro, della riflessione, della rinuncia, sollecitati dal messaggio di Papa Francesco per la 49ª Giornata mondiale per la pace “Vinci l’indifferenza e conquista la pace”. Bambini, giovani, adulti, anziani, ammalati…

il popolo della pace si è dato appuntamento in Puglia, richiamato anche dalla memoria viva e profetica di don Tonino Bello che 23 anni fa, divorato dal “drago”, guidò a Molfetta la marcia, incurante di una pioggia battente, con negli occhi ancora i volti incrociati a Sarajevo.

Preghiera, festa, cammino, canti, testimonianze… per lasciarci provocare sui nostri modi di essere indifferenti. Perché partecipazione è proprio il contrario d’indifferenza, quella che molto spesso “anestetizza i cuori – ha detto donLuigi Ciotti – e addomestica le coscienze”.

Partecipazione è l’antidoto a quella “indifferenza globalizzata” indicata dal Papa

che parte dal livello individuale e, via via, si allarga a livello istituzionale, politico, per giungere all’indifferenza nei confronti dell’ambiente. Alcuni esponenti di Peacelink hanno, infatti, enucleato i danni che provochiamo all’ambiente proprio in conseguenza del diffuso atteggiamento di superficialità e noncuranza anche negli stili di vita quotidiani.

“A” come audacia. Termine caro a don Tonino che molto spesso lo manifestava col trasformare il Vangelo in vita vissuta, in scelte inusuali, ma fortemente comunicative. In molte letture e testimonianze sono rimbalzate le parole audaci di don Tonino, correlate a quelle che Papa Bergoglio ci sta proponendo, accomunate da una stessa radice: quella di

confidare più sul potere dei segni che sui segni del potere.

Ancora don Ciotti ha auspicato che si levasse dalla Cattedrale di Molfetta, gremita come non mai anche sul piazzale esterno, “un grido di libertà perché non possiamo tacere rispetto alla continua denigrazione della dignità umana”. Audacia di don Tonino ieri, quando ha osato alzare la voce contro la militarizzazione del territorio, il pazzesco investimento di armamenti e aerei; audacia di noi oggi quando ci rendiamo conto dei “1.776 miliardi di dollari per spese militari, contro le briciole spese per gli oltre 13 milioni di profughi, sfollati, scacciati…per i quali coniughiamo uno scandaloso linguaggio di razzismo e di evidente discriminazione”, ha detto ancora don Ciotti nel suo lungo e appassionato intervento in cattedrale.
Anche mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto e presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace della Cei, è stato audace nel richiamare i problemi che abbiamo qui in Puglia: “Aria, terra e mare sono continuamente minacciate e oltraggiate dalle emissioni dell’Ilva, dalla piaga del caporalato, dalle trivellazioni in mare, dalle innumerevoli morti in mare dei migranti, specialmente dei bambini che, a differenza di Gesù Bambino, non una mangiatoia come culla, ma il mare come letto di morte hanno incontrato qui da noi”.

“Il Giubileo della misericordia sarà – ha concluso Santoro – l’opportunità per vincere l’indifferenza”.

Ma servono cittadini che non si rassegnino, che non deleghino; servono cristiani che non si attardino in devozionismi disincarnati.

“C” come Convivialità. Sin dall’inizio la Marcia si è caratterizzata come luogo di convivialità delle differenze, essendo cominciata con una preghiera rivolta da un imam, un buddista, un ortodosso, un sacerdote. Numerose le presenze di immigrati, soprattutto musulmani che hanno voluto aderire formalmente con un comunicato ufficiale della comunità islamica di Puglia, nelle sue più alte cariche. “Questa manifestazione – ha spiegato Sharif Lorenzini, portavoce ufficiale del Consiglio islamico supremo dei musulmani in Italia – organizzata in questo periodo assume un significato molto particolare, a circa un mese e mezzo dal terribile attentato di Parigi costato la vita a tante vittime innocenti. Mentre il terrorismo attacca l’ordinario con le bombe e i missili, la pace, invece, è più forte della violenza ed è in grado di ‘seminare’ tolleranza e rispetto per costruire un mondo nuovo e migliore. Dunque questa marcia – ha continuato Lorenzini – assume un significato diverso da quello tipicamente militare:

cammineremo insieme, senza distinzioni, senza recinti e senza riserve perché vogliamo dimostrare che in nome di Dio, quell’unico Dio che ci accomuna, non può esserci odio, sangue e guerra.

Il nostro marciare per le strade di Molfetta – ha detto Lorenzini – sarà una testimonianza vera per gli uomini e le donne della nostra epoca che è possibile cercare e trovare pace e misericordia. Anche noi musulmani – ha concluso – faremo nostre le parole di Papa Francesco”. Alla marcia hanno partecipato con fervore anche non credenti e gli ospiti delle due case di accoglienza istituite da don Tonino Bello nella diocesi, con culture e religioni diverse, accomunati dal valore dell’accoglienza praticato quotidianamente. Proprio come ha detto Papa Francesco a Firenze, “il dialogo non si fa con le parole, ma con le cose concrete”.

“E” come educazione. Tutta la marcia è stata un evento fortemente educativo che ha rilanciato l’impegno educativo alla pace e alle sue declinazioni. Non solo gli ultimi due mesi di preparazione immediata alla marcia hanno visto un lavoro sinergico di varie associazioni, ecclesiali e non, stringersi per immaginare e realizzare la marcia: l’educazione alla pace è nota di identità specifica di Pax Christi, come anche attenzione costante degli Scout, dell’Azione Cattolica, della Caritas, delle scuole… e di diverse altre associazioni che si sono rese presenti alla marcia portando il proprio contributo di idee e di organizzazione. In particolare l’impegno educativo, richiamato dalle numerose testimonianze, è orientato alla maturazione di nuovi stili di vita perché, come dice ancora il Papa nel suo messaggio – “ciascuno è chiamato a riconoscere come l’indifferenza si manifesta nella propria vita e ad adottare un impegno concreto per contribuire a migliorare la realtà in cui vie, a partire dalla propria famiglia, dal vicinato o dall’ambiente di lavoro”.
Monsignor Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi, nell’omelia della Messa celebrata proprio nella parrocchia Madonna della Pace, ha incoraggiato a far sì che

“il pilastro fondante delle nostre Chiese torni ad essere la pace, giacché la vera pace è Cristo”.

E quindi la pace è come un’arte, la si impara praticandola, ci si educa sperimentandola, anche “a caro prezzo”. Lo hanno testimoniato le parole del sindaco di Molfetta, Paola Natalicchio, del presidente della RegioneMichele Emiliano, dal punto di vista della gestione amministrativa e politica delle città, e le diverse altre testimonianze di parrocchie e associazioni chiamate ogni giorno a confrontarsi con le problematiche del territorio.

Se qualcuno avesse pensato che questa potesse essere una Marcia che guardasse al passato, quasi da reduci del pacifismo degli anni passati, ha potuto ricredersi di fronte alla ricchezza e alla vivace risposta di questo nuovo popolo della pace. In piedi, costruttori di pace!

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