Tipi Loschi

Mario VagnonI

GROTTAMMARE – Anche quest’anno la nostra Compagnia ha conosciuto la vita di alcuni Santi e per cercare di imitare il loro esempio nel seguire Gesù, siamo andati a trovarli in Toscana dal 27 al 29 dicembre, partecipando al pellegrinaggio svoltosi nelle città di Cortona, Siena e Montepulciano.

Eravamo più di cento persone tra Tipi Loschi ragazzi, bambini, famiglie e simpatizzanti della nostra compagnia. Di solito il campo invernale lo facciamo a Torino per visitare i Santi a noi cari come San Giovanni Bosco, San Domenico Savio e il Beato Pier Giorgio Frassati. Quest’anno si è pensato di cambiare itinerario per conoscere la vita di altri amici santi di cui non sapevamo l’esistenza e abbiamo scoperto che grande grazia abbiamo noi cattolici. Possiamo contare infatti sull’aiuto di nostri fratelli che prima di noi nel corso della storia hanno percorso una vita santa e hanno raggiunto la meta sospirata: abbracciare Gesù in Paradiso.

Anche noi possiamo seguire il loro esempio, per questo siamo andati a visitarli per conoscerli e chiedere loro di donarci un cuore magnanimo che vuole bene a Dio e al prossimo.

A Cortona, dove abbiamo pernottato, abbiamo approfondito la vita di Santa Margherita da Cortona, una donna straordinaria appassionata dell’amore. All’inizio un amore umano, infatti lei di umili origini si innammora di un nobile con cui va a convivere senza sposarlo e ha un figlio. Naturalmente per i tempi di oggi questo comportamento molto diffuso, non suscita quasi più discussioni morali, ma per il 1247 Margherita è considerata una donna di facili costumi. Il compagno muore, viene cacciata dalla famiglia nobile e si ritrova povera a dover crescere sola il figlio. È una donna tenace si rifugia nella rocca alla sommità di Cortona e con altre donne che chiamerà “ Poverelle” vive con generosità aiutando poveri e malati fondando l’ospedale della Misericordia. Cresce il figlio che poi diventerà francescano. Dopo l’amore umano, scopre un amore più grande, quello mistico verso Gesù che si concretizza con l’amore ai poveri.

A Siena siamo andati a visitare Santa Caterina e San Bernardino.

Di Santa Caterina patrona d’Italia come San Francesco, mi colpisce il suo zelo per il Vangelo e la sua decisione nel parlare al papa Gregorio XI che era in esilio ad Avignone e lo convince a tornare a Roma senza paura perché Cristo lo avrebbe protetto. Venerava la figura del romano pontefice che definiva “il dolce Cristo in terra”. Santa Caterina ci insegna l’obbedienza a Cristo, alla Chiesa e al papa.

San Bernardino da Siena religioso francescano fu un grande predicatore della morale cristiana e lottava contro le ingiustizie sociali in particolare l’usura.Realizzò il trigramma del nome di Gesù IHS “Gesù Signore Salvatore” che faceva baciare a tutti i fedeli che a Piazza del Campo seguivano i suoi ferventi sermoni. Molti uomini potenti si convertirono dopo le sue omelie.

Interessante la figura di Santa Chiara da Montefalco che fondò un monastero seguendo la regola di Sant’Agostino. Ella combattè un’eresia che stava nascendo all’inizio del 1300, quella del quietismo che predicava la salvezza anche senza l’aiuto della Chiesa e dei sacramenti. Grazie alla sua tenacia questa eretici furono condannati e l’eresia si estinse. Mi ha compito di questa santa il grande amore a Cristo e alla Chiesa senza aver paura di dire la verità quando era necessario.

Sant’Agnese da Montepulciano all’età di appena 14 anni fu eletta abbadessa del suo monastero dell’ordine delle domenicane. Vissuta nel 1200 spesso aveva contemplazioni mistiche raffigurate in molti dipinti dell’epoca. In vita compì molte guarigioni miracolose. Contribuì a portare la pace tra famiglie potenti e comuni in lotta tra di loro. Quando morì il suo corpo emanò un balsamo profumato ed è ancora conservato quasi intatto nella chiesa eretta in suo onore che si trova a Montepulciano.

Della figura di tutti questi santi oltre all’obbedienza e l’amore a Dio e al prossimo, mi ha colpito un filo conduttore oggi oramai sconosciuto: la mortificazione. Per amore a Dio ed ai fratelli si infliggevano penitenze corporali anche forti come digiuni e rinunce a beni di prima necessità per chiedere delle grazie in favore del prossimo, i famosi fioretti che oggi fanno ridere anche tanta gente di chiesa. Se però ci pensiamo un attimo quando parliamo della Comunione dei Santi nel credo, questo è successo a questi nostri amici santi, ma potremmo farlo anche noi. Magari oggi non ci viene chiesto di batterci col cilicio, ma anche noi tutti battezzati se siamo in stato di grazia non commettendo peccati mortali, se facciamo rinunce corporali da offrire a Dio in riparazione nei nostri peccati, possiamo con la nostra preghiera intercedere per i nostri fratelli malati nel corpo e nello spirito. Questa è la Comunione dei Santi, ciò che loro già fanno dal Paradiso, lo possiamo fare con una vita retta e santa anche noi tutti quaggiù. Questo sto imparando sempre più dai nostri amici Santi.

Grande emozione e gratitudine l’ho sperimentato nell’andare a visitare il miracolo eucaristico di Siena, dove abbiamo pregato di fronte alla pisside che conserva intatte 252 ostie che quasi 280 anni fa furono rubate e ritrovate in una cassetta delle offerte. Lì Cristo è ancora presente e il pane di quelle ostie, che nei decenni è stato assaggiato nella comunione e fatto analizzare, è ancora fresco.

I santi tutti ci insegnano che solo in Cristo c’è salvezza e noi possiamo continuamente attingere questa vita eterna nell’Eucarestia. Grazie Signore di questo pellegrinaggio e di questi amici Santi che ci indicano sempre la via giusta per giungere a Te. Speriamo di incontrarli tutti in Paradiso, facendo insieme a loro una festa eterna con Te.

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