RipatransoneDi Silvio Giampieri

RIPATRANSONE – La mattina della vigilia di Natale è caratterizzata da un particolare evento della tradizione natalizia a Ripatransone.

Alle prime luci dell’alba molti fedeli si raccolgono a gremire l’antica chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo, prospiciente l’Istituto delle Suore Teresiane, per partecipare alla santa Eucarestia.

Questa celebrazione chiude il periodo preparatorio delle Novena al Santo Natale, tenutasi quest’anno presso il convento delle suddette religiose.

Ma la caratteristica peculiare di questo evento è il canto finale che chiude la liturgia, noto comunemente a Ripatransone come la “Pastorella”.

La tradizione popolare nelle varie regioni italiane riporta la presenza di questo tipo di canti natalizi, chiamati anche altrove “pastorale” o con termini simili, che si rifanno ai repertori classici, riscuotendo un grande apprezzamento e contraddistinguendo le realtà locali con le loro peculiarità.

La “Pastorale di Sant’Angelo” fu composta un secolo fa dal connubio formato dal testo, realizzato da Don Alfredo Cellini, e dalla melodia creata dal musicista Enrico Boccabianca, ambedue Ripani.
Ricorrendo appunto quest’anno il centenario dalla prima esecuzione, è stato realizzato un pieghevole divulgativo con la riproduzione dell’antico spartito ed alcune note biografiche sui due compositori.

In copertina anche la riproposizione dell’opera “Madonna col Bambino e santi”, olio su tela di Mario Vespasiani, artista che nel 2005 ha realizzato una pubblicazione, assieme al maestro Giulio Lambertelli, raccogliendo la storia di questa antica tradizione.

Durante la Messa sono stati ricordati i tanti amici, parenti e sacerdoti defunti, che non mancavano a questo appuntamento nel corso di tutti questi anni.

Il gruppo di cantori ormai “storico” ha poi allietato i fedeli con questo canto che ormai è diventato una preghiera, com’era nell’intenzione originaria di chi lo ha pensato.

I presenti si sono ritrovati poi nelle sale della casa parrocchiale prospiciente, per fare colazione insieme e scambiarsi gli auguri di Natale.

Anche questo piccolo rito, poi, è particolarmente sentito da tanti Ripani che non abitano più in paese, o da figli di alcune persone che hanno fatto la storia quotidiana dell’antica parrocchia e del quartiere, che si ritrovano per raccontarsi piacevoli aneddoti della vita di un tempo forse più povera ma non meno felice dell’odierna.

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