Apertura Porta Santa (100)DIOCESI – Domenica 13 dicembre il Vescovo Carlo Bresciani ha aperto a San Benedetto del Tronto la Porta Santa Diocesana presso la Basilica Cattedrale Madonna della Marina.

Pubblichiamo le parole pronunciate dal Vescovo Bresciani durante la celebrazione: “Gioisci e rallegrati, Chiesa di san Benedetto, perché la misericordia di Dio è anche in abbondanza per te.

Abbiamo varcato la porta santa e con questo abbiamo dato inizio al nostro Giubileo della Misericordia diocesano: attraverso la porta che è Cristo siamo entrati nella nostra Chiesa madre passando davanti al fonte battesimale che, come grembo materno, ci ha rigenerati per essere pietre vive di quell’edificio spirituale che è il popolo di Dio, corpo di Cristo che è la Chiesa. Il battesimo è stato il primo grande atto di misericordia di Dio nei nostri confronti, dopo averci donato la vita.

Siamo poi passati davanti al confessionale, sempre laggiù in fondo alla Chiesa, e ci ha ricordato che la grazia battesimale purtroppo è stata da noi persa, intaccata dal nostro peccato: abbiamo ricevuto misericordia, non siamo stati capaci di ricambiare amore e misericordia, ma solo egoismo e ricerca illusoria di poter fare a meno di Dio. Ma nel sacramento della riconciliazione, Egli nella sua grande misericordia viene incontro al nostro pentimento con il suo perdono. Abbiamo così ricordato che la misericordia di Dio è più grande del nostro peccato e che, quando ritorniamo a Lui pentiti, Lui è sempre pronto a riabbracciarci come Padre misericordioso che non cessa mai di amare i figli suoi.

Ci siamo poi accostati all’altare per la celebrazione della santa messa e qui ora incontriamo un’altra manifestazione, la più alta, della misericordia di Dio: il dono della sua Parola – che è Cristo – e il dono dell’Eucaristia, il pane del sacrificio della vita per amore che nutre la vita di comunione con Lui. Più entriamo nella comprensione del mistero eucaristico, più restiamo quasi ammutoliti di fronte all’immensità della misericordia di Dio rivelata in Gesù che dona a tutti il pane che sfama il desiderio di vita eterna, pagandolo con la sua stessa vita offerta per amore sulla croce.

Con questa celebrazione eucaristica, insieme con Gesù, rendiamo grazie al Padre che viene incontro a noi con la sua misericordia e non ci abbandona mai, neppure quando noi abbandoniamo lui, rincorrendo le nostre illusorie manie di autoaffermazione.

Papa Francesco, nell’udienza di mercoledì scorso ha detto:
«che cosa è che “a Dio piace di più”? Perdonare i suoi figli, aver misericordia di loro, affinché anch’essi possano a loro volta perdonare i fratelli, risplendendo come fiaccole della misericordia di Dio nel mondo. Questo è quello che a Dio piace di più. Sant’Ambrogio in un libro di teologia che aveva scritto su Adamo, prende la storia della creazione del mondo e dice che Dio ogni giorno, dopo aver fatto una cosa – la luna, il sole o gli animali – dice: “E Dio vide che questo era buono”. Ma quando ha fatto l’uomo e la donna, la Bibbia dice: “Vide che questo era molto buono”. Sant’Ambrogio si domanda: “Ma perché dice “molto buono”? Perché Dio è tanto contento dopo la creazione dell’uomo e della donna?”. Perché alla fine aveva qualcuno da perdonare (questo ci ricorda la prima formella della nostra porta santa). È bello questo: la gioia di Dio è perdonare, l’essere di Dio è misericordia. Per questo in quest’anno dobbiamo aprire i cuori, perché questo amore, questa gioia di Dio ci riempia tutti di questa misericordia».

Ma possiamo noi fermarci a un giusto godimento della misericordia che Dio ha per noi e per le molteplici nostre povertà morali e spirituali? Non ci alienerebbe, questo, da un corretto e costruttivo rapporto con coloro con i quali condividiamo la vita e con le loro povertà e fragilità? Le parabole di Gesù sul ricco Epulone e sul servo ingiusto cui il padrone ha condonato i molti debiti, ma che non è stato capace di condonare quelli più piccoli del suo servo, ci devono rendere molto guardinghi dal rischio di una fede che si autoconsoli nella sua chiusura dentro le porte solo apparentemente sicure del proprio benessere materiale e spirituale. Non a caso lo slogan del Giubileo della Misericordia, che questa sera iniziamo, mette al centro l’esortazione, forse meglio dire il comando, di Gesù: “Siate misericordiosi come il Padre” (Lc 6, 36).

La fede cristiana trova la sua pienezza solo quando la misericordia di Dio ricevuta diventa la misericordia donata. Per questo papa Francesco ci richiama a tutte e 14 le opere di misericordia (sia le 7 materiali, sia le 7 spirituali) e chiede che in questo anno Giubilare abbiamo a riscoprirle tutte e a viverle. Solo la forza della misericordia vince il male e il peccato dell’uomo.

roviamo con questo i due movimenti essenziali che siamo chiamati a vivere nell’anno Giubilare:
entrare, o rientrare, attraverso la porta che è Cristo nella Chiesa, madre di tutti i credenti, per rigenerarci nel suo grembo materno attraverso la misericordia e il perdono che Dio ci dona con infinito amore. Per questo apriamo simbolicamente la porta. Dobbiamo tutti rinascere dall’alto, come Gesù ha detto a Nicodemo. Abbiamo approntato, con le offerte di voi fedeli (insieme all’artista, a voi e a coloro che vorranno contribuire va la mia personale gratitudine: Dio ve ne renda merito), una porta santa che ci ricorda il volto della misericordia di Dio;

uscire dalla porta non lasciandoci alle spalle la misericordia che abbiamo incontrato e ricevuto, ma portandola nel mondo. Il nostro uscire dalla chiesa dovrebbe essere quasi un fiume di misericordia che scaturisce dal tempio e irriga, fertilizzandola, tutta la terra.

Solo se ciò che abbiamo ricevuto diventa ciò che doniamo, la misericordia di Dio in Gesù ha raggiunto il suo scopo di bene per noi e per tutta l’umanità.

Solo se la porta permette il duplice movimento di entrata e di uscita alimenta la vita personale e sociale. Entriamo passando attraverso la porta della misericordia portando le ferite della vita perché l’olio della consolazione di Dio le rimargini; usciamo risanati, riconciliati con Dio e con i fratelli per diffondere lo stesso olio della consolazione che rigenera speranza, là dove le avversità materiali e spirituali della vita hanno inaridito la fraternità e la solidarietà creando così un mondo in cui non sono più tollerabili le eccessive disparità e ineguaglianze che molti fratelli soffrono, spinti ai margini della società.

La misericordia di Dio ci ricorda che non sono i rapporti di forza che devono guidare i rapporti umani o possono ricostruirli; che l’avere, se non condiviso, non genera più umanità e progresso, ma solo la desolazione spirituale e morale di una umanità incapace di guardarsi in volto, di una umanità che non vede il povero Lazzaro che non ha più da raccogliere neppure le briciole che cadono dal tavolo, ma è costretta a vagare lontano da casa, sperando in altri tavoli su cui abbonda cibo che viene sprecato insensatamente e che magari viene rifiutato a chi non ne ha.

Il Giubileo è anche cammino penitenziale, pellegrinaggio di penitenza che ci aiuti, prima, a riconoscere con sincerità davanti a Dio e ai fratelli i molti nostri peccati e a chiederne perdono, poi, a cercare di porvi rimedio con l’aiuto di Dio, senza chiuderci in inutili sensi di colpa, ma imparando da Lui a diventare giorno per giorno sempre più misericordiosi gli uni verso gli altri, a partire da quelli che abbiamo più vicino e che incontriamo nelle nostre case, nelle nostre famiglie e nelle nostre strade.

O Dio, grande nella misericordia e nel perdono, lento all’ira e grande nell’amore, apri i nostri occhi e i nostri cuori alla tua misericordia; donaci il coraggio di riporre in te tutte le nostre debolezze e il nostro peccato confidando nel tuo amore, ma aiutaci anche a superare la paura di percorrere strade di misericordia e di perdono verso i fratelli uomini che sbagliano, forse solo perché non hanno mai incontrato nessuno che li ami davvero. Rendici segni del tuo amore per loro. Amen.

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