PapaDi Luca Marcolivio da Zenit

Convertirsi alla gioia. È questo, in sintesi, l’insegnamento del Vangelo odierno (Lc 3,10-18). Durante l’Angelus, pronunciato oggi in Vaticano, al rientro dalla cerimonia di apertura della Porta Santa nella basilica di San Giovanni in Laterano, papa Francesco ha subito messo in luce una “domanda scandita per tre volte”, che “tre categorie” di persone rivolgono a San Giovanni Battista: «Che cosa dobbiamo fare?» (Lc 3,10.12.14).

Glielo domandano “la folla in genere”, “i pubblicani, ossia gli esattori delle tasse” e i “soldati”, riferendosi a che tipo di conversione sono chiamati. “La risposta di Giovanni alla domanda della folla è la condivisione dei beni di prima necessità”, ai pubblicani chiede di “esigere nulla di più della somma dovuta” (ovvero di non trattare “tangenti”), così come ai soldati è domandato di “non estorcere niente a nessuno ma di accontentarsi delle loro paghe”.

Tre riscontri diversi ma un “identico cammino di conversione, che si manifesta in impegni concreti di giustizia e di solidarietà – ha spiegato il Papa -. È la strada che Gesù indica in tutta la sua predicazione: la strada dell’amore fattivo per il prossimo”.

Né ai tempi di San Giovanni Battista, né alla nostra epoca, Dio “preclude a nessuno la possibilità di salvarsi”; Egli è, per certi versi, “ansioso di usare misericordia” ed accogliere chiunque “nel tenero abbraccio della riconciliazione e del perdono”.

La domanda “che cosa dobbiamo fare?” è quindi “anche nostra”. Convertirsi, ha proseguito il Pontefice, significa “cambiare direzione di marcia e intraprendere la strada della giustizia, della solidarietà, della sobrietà”, ovvero optare per “i valori imprescindibili di una esistenza pienamente umana e autenticamente cristiana”.

La terza domenica di Avvento, ci aiuta, tuttavia, a “riscoprire una dimensione particolare della conversione”, che è quella della “gioia”, moto dell’animo che, ha osservato il Santo Padre, è percepito in maniera particolarmente spiccata da chi “si converte e si avvicina al Signore”.

In un mondo “assillato da tanti problemi”, con un “futuro gravato da incognite e timori”, per parlare di gioia, ci vuole “coraggio” e “soprattutto fede”, ha riconosciuto il Papa.

“Eppure il cristiano – ha aggiunto – è una persona gioiosa, e la sua gioia non è qualcosa di superficiale ed effimero, ma di profondo e stabile, perché è un dono del Signore che riempie la vita”, derivando dalla certezza che «il Signore è vicino» (Fil 4,5) “con la sua tenerezza, con la sua misericordia, col suo perdono e il suo amore”.

In conclusione della meditazione, Francesco ha invocato la Vergine Maria perché “ci aiuti a rafforzare la nostra fede”, per saper “accogliere il Dio della gioia” e per “condividere le lacrime con chi piange, per poter condividere anche il sorriso”.

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