Di Lauretanum, foto Simone Incicco, Francesco Traini e Giacomo Straccia

DIOCESI – Al canto delle Litanie dei Santi la nutrita Processione dei Fedeli si è portata davanti alla Porta Santa della Misericordia.
Il pellegrinaggio è un segno peculiare nell’Anno Santo, perché è icona del cammino che ogni persona compie nella sua esistenza. La vita è un pellegrinaggio e l’essere umano è viator, un pellegrino che percorre una strada fino alla meta agognata. Anche per raggiungere la Porta Santa a Roma e in ogni altro luogo, ognuno dovrà compiere, secondo le proprie forze, un pellegrinaggio. Esso sarà un segno del fatto che anche la misericordia è una meta da raggiungere e che richiede impegno e sacrificio. Il pellegrinaggio, quindi, sia stimolo alla conversione: attraversando la Porta Santa ci lasceremo abbracciare dalla misericordia di Dio e ci impegneremo ad essere misericordiosi con gli altri come il Padre lo è con noi (Misericordiæ Vultus, 14).

È notte ormai sulla Città del Martire Benedetto, ma ancora era giorno quando i Fedeli, a gruppi, si avvicinano alla Sede della Caritas, dove tutte le persone, dietro invito del nostro Vescovo Carlo, si sono ritrovate per iniziare insieme questa esperienza di Fede autentica nel Signore e nella Chiesa.
Dalla Sede della Caritas, in questa terza Domenica di Avvento, nella quale abbiamo raccolto i fondi per sostenere le mense e le altre attività caritative da essa sostenute durante tutto l’anno. Dalla Caritas, per ricordare quelle periferie che tanto stanno a cuore a Papa Francesco, periferie che sono entrate a pieno titolo nel cuore della Chiesa, nella voce sommessa e spezzata dalla commozione di un immigrato, volontario presso la stessa struttura che lo accolse mesi fa.
E nell’accoglienza che si fa servizio, ristorati dalle espressioni evangeliche di San Luca, nel Vangelo proclamato in Piazza della Libertà, ci si è messi in cammino verso la Cattedrale, sostando un breve momento in preghiera davanti all’ingresso del Civico Cimitero, per ricordare che seppellire i morti e pregare per loro, come già dar da mangiare agli affamati, da bere agli assetati, vestire gli ignudi sono tutte opere di Misericordia. Quelle opere che Papa Francesco ha chiesto a tutta la Comunità cristiana di ravvivare e di riportare nel quotidiano impegno di discepolato del Cristo.

È mio vivo desiderio che il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo sulle opere di misericordia corporale e spirituale. Sarà un modo per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre di più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina. La predicazione di Gesù ci presenta queste opere di misericordia perché possiamo capire se viviamo o no come suoi discepoli. Riscopriamo le opere di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti. E non dimentichiamo le opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti (Misericordiæ Vultus, 15).

E la Porta, dopo qualche istante di esitazione, si apre sotto la pressione delle mani del nostro Vescovo Carlo Bresciani, che esclama: “Apritemi le Porte della Giustizia, entreremo e renderemo Grazie al Signore!”. Quindi i sacerdoti, Ministri della Misericordia, hanno varcato la soglia e ricordato, davanti al Fonte battesimale, la loro appartenenza alla Chiesa, Madre e Maestra, così come tutti i Fedeli. Si cantano le Misericordie del Signore, infinite, nella percezione di una Liturgia che ci spalanca le porte del cuore del Padre, Ricco in Misericordia. Nella stessa domenica (Terza di Avvento) stabilisco che in ogni Chiesa particolare, nella Cattedrale che è la Chiesa Madre per tutti i fedeli, oppure nella Concattedrale o in una chiesa di speciale significato, si apra per tutto l’Anno Santo una uguale Porta della Misericordia (Misericordiæ Vultus, 15).

L’eucaristia è il centro focale della celebrazione: in essa risuona la voce di Dio che ci chiama a preparare il suo Natale nella gioia e nella responsabilità che sorge dagli impegni del nostro essere suoi Figli.
La voce del Vescovo ci illustra la ricchezza di significati di questo Anno di grazia, di questo eccezionale Tempo di perdono e di occasioni di Pace vera e duratura. (testo integrale omelia del Vescovo Carlo Bresciani: “Dio apri i nostri occhi e i nostri cuori alla tua misericordia”)

Dopo la partecipazione alla Mensa eucaristica, Paolo Annibali, realizzatore della Porta Santa della Misericordia, prende la parola e spiega, non senza un’abbondante dose di personali confidenze, il senso di un luogo che apre a spazi di umanità concreta, mentre chiude il cammino dell’uomo vecchio alle spalle, cancellandone il triste e angoscioso ricordo.
Quasi a sintetizzare il cammino di tutta la Storia della Salvezza, racchiusa tra peccato e Indulgenza, “miseria e Misericordia” (Sant’Agostino). Una giornata davvero memorabile, una giornata già storica, per il fatto che mai prima si è aperta nelle Chiese locali una Porta che apre alla Grazia giubilare, un concorso di Popolo senza pari, nella collaborazione delle tante componenti ecclesiali. Come i Cori e i musicanti per l’animazione del Canto e della Musica sacra, riuniti per la riuscita di questo alto momento di Fede e di apertura al nuovo, il nuovo che muove da Cristo, per vincere le pigrizie della nostra mente e dilatare il respiro del nostro cuore, fino ad abbracciare il mondo intero in questa Chiesa in uscita, che da queste Porte annuncia il Crocifisso Risorto, Misericordia del Padre.

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1 commento

  • don Patrizio
    14/12/2015 alle 09:38

    Bravi tutti :-) Bello questo commento alla giornata di ieri, stupende le foto che ci avete regalato. Dio vi benedica

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