profughiPrivazione della libertà personale dei migranti sbarcati, cui viene impedito di uscire dal Centro di accoglienza senza nessun intervento da parte di un giudice, come imporrebbe la legge. Interviste sommarie per distinguere tra richiedenti protezione internazionale e migranti economici, effettuate dalle forze di polizia a persone ancora sotto shock a causa del lungo viaggio e dei pericoli affrontati. Nessuna informazione circa la possibilità di richiedere protezione internazionale, diritto previsto dalla normativa per chi arriva sulle nostre coste spesso sfuggendo a situazioni di conflitti e violenza. Sono le irregolarità denunciate da Oxfam Italia, Asgi(Associazione studi giuridici sull’immigrazione) e A Buon Diritto in merito all’operato degli “hotspots”, procedure che non sono attualmente previste dalla normativa comunitaria, pur essendo state annunciate dall’Agenda europea sull’immigrazione a maggio. La denuncia è contenuta nell’interrogazione parlamentare depositata oggi dal senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione diritti umani del Senato, con la collaborazione delle tre organizzazioni. In particolare viene chiesto conto al governo di quanto sta avvenendo all’interno del Cpsa (Centro di prima accoglienza per immigrati) di Pozzallo (Ragusa), recentemente identificato come uno dei nuovi “hotspots” voluti dall’Unione europea per rafforzare le procedure di identificazione dei migranti in arrivo.  “Nessuna informazione viene fornita rispetto alla possibilità di chiedere protezione internazionale nel nostro Paese, come invece esplicitamente previsto dalla normativa europea – afferma Elisa Bacciotti, direttrice del dipartimento Campagne di Oxfam Italia -. Il diritto di asilo in questo modo viene completamente calpestato”. “La nuova procedura hotspots, che prevede il rafforzamento delle operazioni di identificazione e registrazione dei migranti tramite l’affiancamento di funzionari dell’Unione europea accanto alle nostre forze di polizia, di fatto lede il diritto di chiedere protezione internazionale, non è prevista dalle norme comunitarie ed è certamente contraria a quelle nazionali – afferma Lorenzo Trucco, presidente dell’Asgi -. Ormai sono centinaia i casi di c.d. ‘respingimenti differiti’: persone sbarcate sulle coste siciliane, spesso ancora traumatizzate dal viaggio e da quanto vissuto in Libia, sottoposte a sommarie interviste di cui non comprendono la finalità e infine oggetto di un decreto di espulsione senza che la loro situazione individuale venga minimante presa in considerazione”.

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