germaniaDi Massimo Lavena

I cattolici tedeschi marciano a grandi passi verso la centesima edizione del Katholikentag, guidati da un nuovo presidente del Zentralkomitee der deutschen Katholiken (Zdk), con il deciso sostegno della Chiesa e una rinnovata volontà di presenza nella società tedesca, attraversata da una serie di sfide profonde: profughi, sicurezza, qualità del lavoro e dell’ambiente, secolarizzazione della cultura, euroscetticismo… E la stessa Chiesa si confronta, non senza difficoltà e impegni rinnovati, coi tempi nuovi.

Una linea di continuità. Con un voto un po’ a sorpresa, venerdì 20 novembre a Bonn, durante l’assemblea generale del Zentralkomitee der deutschen Katholiken (Comitato centrale dei cattolici tedeschi), i 220 delegati nazionali hanno eletto presidente il professor Thomas Sternberg, deputato del Partito cristiano democratico (Cdu) nel parlamento del Land Nord Reno-Vestfalia. Sternberg, 63 anni, ha ricevuto 110 voti a fronte dei 75 ottenuti da Maria Flachsbarth, l’altra candidata alla presidenza. L’elezione è giunta già al primo turno, nonostante Flachsbarth fosse considerata la perfetta presidente di Zdk, grazie alla giovane età (53 anni), rappresentante della nuova generazione di dirigenti politici cattolici tedeschi e implicitamente in quanto donna e presidente della Lega delle donne cattoliche tedesche (Kfdb), forte delle sue duecentomila iscritte. Sternberg succede ad Alois Glück, il presidente 75enne che lascia dopo 6 anni di presidenza.

Il nuovo leader è padre di 5 figli, ed è stato panettiere nella sua natia Grevenbrück, nella Sauerland, zona a sud della capitale del Land Nord Reno-Vestfalia, Münster. Qui ha studiato storia dell’arte, letteratura tedesca e teologia, specializzandosi anche in archeologia cristiana.

Ha rivestito per molti anni il ruolo di presidente dell’Accademia cattolica diocesana, punto di riferimento culturale in Germania. “Io sto qui di fronte a voi dopo una vera sorpresa”, ha detto Thomas Sternberg ad elezione avvenuta, e ha confermato che la sua presidenza non sarà di rottura ma di “continuità con la linea che Zdk ha tenuto in questi anni”.

Apprezzamento e conferme. Sternberg ha ricevuto la “benedizione” della Conferenza episcopale tedesca. In una lettera di congratulazioni il presidente, il cardinale Reinhard Marx, ha sottolineato l’importanza del rapporto di collaborazione tra vescovi e laici tedeschi: “Non vedo l’ora di incontrarvi e sono fiducioso che avremo una fruttuosa cooperazione”. Marx ha affrontato il tema del 100° Katholikentag, l’incontro nazionale dei cattolici tedeschi previsto l’anno prossimo, dal 25 al 29 maggio a Lipsia:

“Considero questo incontro un grande arricchimento della vita ecclesiale in Germania e lo vedo come un’opportunità, perché i cristiani abbiano un effetto reale nella nostra società”.

Da qui l’incoraggiamento “per dare un segnale forte della presenza dei cattolici in Germania e che vada ben oltre la Germania”. Ringraziando Aloisis Glück, il cardinale ha sottolineato il ruolo di “partner affidabile e impegnato” della Zdk nel lungo e delicato processo di dialogo della Chiesa cattolica tedesca.

Atti concreti. Nel suo programma, Sternberg ha inserito temi centrali della Zdk: la difesa della vita; il rapporto continuativo con i protestanti soprattutto in campo sociale ed ecumenico, e con le altre confessioni religiose, in particolare ebrei e musulmani; il rispetto dei diritti dei lavoratori e delle aziende in contrasto con gli accordi ipotizzati di libero scambio Europa/Stati Uniti;

l’azione compatta nell’accoglienza dei rifugiati e nella lotta contro il razzismo.

E un primo atto in questo senso viene dalla dichiarazione finale adottata dalla Zdk al termine dell’assemblea di Bonn nella quale è espresso il rifiuto categorico dei progetti di limitazione del ricongiungimento familiare dei rifugiati: “La separazione forzata di coppie e famiglie è inaccettabile in una prospettiva di diritti umani e cristiana”. Il documento sottolinea che “per limitare ulteriormente il ricongiungimento familiare già strettamente regolamentato si vuole negare l’ingresso in Europa ai coniugi e ai figli dei rifugiati e quindi la possibilità di essere protetti contro la guerra e la violenza, e ciò contraddice  profondamente la nostra fede cristiana”.

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