Foto ArticoliDi Floriana Palestini

DIOCESI – Nel pomeriggio di venerdì 20 novembre gli studenti provenienti dalle scuole superiori della diocesi hanno popolato la sala Don Bosco attigua alla Cattedrale.
I giovani hanno risposto all’invito fatto dalla redazione dell’Ancora dando così il via al corso di giornalismo promosso dal nostro giornale, che vedrà poi la costituzione di una redazione di questi studenti all’interno del giornale.
«In primo luogo ritengo che lo spirito critico, qualità che speriamo possa arrivarvi in questo periodo di collaborazione, sia fondamentale nella stesura di un articolo e nella crescita di un giovane – afferma Fernando Palestini, direttore dell’ufficio Comunicazioni Sociali –. In secondo luogo vorrei farvi riflettere sull’importanza di lavorare assieme: vuol dire crescere assieme, porsi dei dubbi, farsi delle domande, ma provare anche a dare delle risposte. Vuol dire dare sempre più un senso a dei valori come la legalità, il senso del dovere e la democrazia che vengono continuamente messi in discussione, non solo rispetto ai fatti eclatanti cui stiamo assistendo in questi giorni, ma anche nella vita di tutti i giorni.»

La parola è passata poi al Vescovo Carlo, la cui presenza all’incontro ha mostrato ancora una volta il suo interesse e la sua fiducia verso i giovani: «Come diocesi, tengo molto a questa collaborazione: se volete crescere come ragazzi, imparate a comunicare dentro le vostre scuole. Sono convinto che la comunicazione abbia lo scopo di costruire la società e voi siete la società del futuro. Volete costruire o limitare a lamentarvi? La critica più valida è quella che sa costruire, proporre, guardare avanti, prospettare un futuro possibile. Tutto questo per voi giovani, perché il futuro è vostro.»

Pietro Pompei, il nostro direttore, ha raccontato ai giovani studenti le origini del giornale e alcuni fatti storici legati alla diocesi e alla nascita del giornale stesso, ricordando mons. Chiaretti sotto il quale è nato l’Ancora. «Non fate lunghi articoli, perché troppo lunghi non vengono letti – questo il consiglio del direttore Pompei -, scrivete articoli brevi e spiritosi. Alla vostra età, al liceo insieme ad alcuni compagni mi divertivo a scrivere poesie. Perciò, ragazzi, scrivete! La poesia “ingentilisce il core” e, chissà, potremmo anche inaugurare una rubrica con le vostre poesie.»

A chiudere l’incontro è stato il caporedattore Simone Incicco, che ha illustrato ai ragazzi gli aspetti più tecnici della collaborazione (numero di articoli, argomento, scadenze…) e ha introdotto loro il corso che stanno per intraprendere: «In questi cinque incontri cercheremo di acquisire le diverse tecniche della comunicazione. Il primo incontro sarà sul realizzare un’intervista video di qualità, con cellulare o tablet, con montaggio; l’incontro sarà tenuto da un regista della Rai, Dino Cecconi. Il 4 dicembre sarà presente Antonio Gaspari, il direttore dell’agenzia di stampa internazionale Zenit, l’agenzia cattolica internazionale più importante; Gaspari ci parlerà del funzionamento di una redazione e della base per essere un buon giornalista. Il venerdì successivo Marcello Iezzi, giornalista locale, ci parlerà della cronaca, dell’attualità, di come si scrive un pezzo e della deontologia del giornalista. L’ultimo incontro sarà con Vincenzo Varagona, giornalista della Rai marchigiana, il quale affronterà il tema “Essere giornalisti oggi”.

Il primo punto per diventare un buon giornalista è leggere il giornale: non un giornale solo, perché è difficile trovare un giornale equilibrato.
Iniziate a scrivere, appassionatevi, trovate una storia e buttatela giù; all’inizio non sarà facile, bisognerà esercitarsi, ma dopo un po’ verrà naturale.
Dovete leggere i libri, per imparare nuovi vocaboli.
Per scrivere un articolo, poi, bisogna vivere la realtà, perché oltre alla piazza virtuale, quella dei social, c’è il vivere le notizie attraverso la società: bisogna calarsi e farsi prossimi di quello che succede, soprattutto per portare alla luce storie interessanti e sconosciute.
Infine vi lascio con questo pensiero: incontrando un gruppo di rifugiati uno di loro affermo “due cose nella vita non si possono comprare: l’amore e la conoscenza”.
Che l’amore non si possa comprare siamo tutti d’accordo; la conoscenza invece la si può acquisire solo attraverso lo studio, la dedizione e la passione.»

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