Una metodologia innovativa, che ha permesso a tutti di parlare confrontandosi in scioltezza e franchezza. Anche quando hanno preso la parola i vescovi, senza però mai monopolizzare il dibattito o intimidire chi voleva intervenire. È un coro di approvazione unanime, quello che da Firenze si leva a favore dei “tavoli” attorno a cui alla Fortezza da Basso si sono articolati i gruppi di studio del Convegno di Firenze, favoriti dalla presenza dei moderatori. Ne abbiamo ascoltati alcuni, uno per ogni “via” della Traccia – uscire, annunciare, educare, abitare, trasfigurare – in attesa delle conclusioni di oggi.

Trasfigurare.

“Se i cristiani non trasfigurano l’intera vita ad immagine di Cristo, cosa ci stanno a fare?”.

Monsignor Valter Danna, vicario episcopale della diocesi di Torino, sceglie un’immagine sanamente provocatoria per “un tema di sintesi”, quello del “trasfigurare”, che “è il quadro d’insieme, l’orizzonte ma anche il punto di arrivo delle varie vie di Firenze”. Di qui l’importanza della liturgia e di “una maggiore familiarità con la Parola di Dio”. Le nostre messe domenicali “dovrebbero essere più vive e meno verbose, perché rivolte a fare, più che a parlare di un’esperienza di Dio. Il silenzio, la lectio divina, l’Eucaristia al centro come momento per ripartire nella vita sono momenti dell’atto liturgico che andrebbero maggiormente valorizzati”.

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