Don Gian Luca RosatiRIPATRANSONE – Domenica 8 Novembre sono stati ricordati anche a Ripatransone i caduti di tutte le guerre ed in modo particolare i tanti giovani che hanno perso la vita durante i due ultimi conflitti mondiali.

Alla celebrazione eucaristica delle ore 11 in Duomo hanno presenziato, oltre ai rappresentanti dell’Amministrazione Comunale, anche quelli delle istituzioni militari.

L’amministratore parrocchiale, Don Gian Luca Rosati presiedendo il rito, nell’omelia ha ricordato le parole pronunciate qualche giorno fa dal Vescovo Carlo in occasione della commemorazione dei fedeli defunti nel civico Cimitero di Ripatransone: “Noi siamo qui perché prima di noi ci sono stati altri che hanno costruito anche per noi”.
Traendo spunto dal Vangelo domenicale che riproponeva l’esempio dell’offerta dei due spiccioli della vedova al tempio, la riflessione si è subito rivolta a “quei ragazzi che andavano in guerra con nulla se non la vita” ricordando la grandezza di queste persone e la loro fede. Essi infatti hanno dato tutto loro stessi per le mogli, per gli amici per i figli ed i familiari.

Oggi purtroppo essendosi perso il far riferimento ad alcuni valori, è diventato anche più difficile costruire insieme, poiché è diffusa in senso generale anche la sfiducia in Dio. Alla luce dell’insegnamento evangelico è chiaro che non si può aver fede solo nel benessere e ai propri averi, ma ciascuno di noi è ricco perché ha ricevuto il dono della vita, quella eterna. La fede poi può portare a vedere risorse impensate e solo chi la possiede può ancora sognare e progettare, vedendo in prospettiva più lontano.

Al termine della celebrazione i presenti si sono poi recati in corteo presso il monumento ai caduti sito in Piazza Donna Bianca De’Tarolis dove il Sindaco Remo Bruni ha sottolineato che esso ricorda anche la massima: “Homo homini lupus”. Ciascuno in qualche modo vorrebbe sottomettere l’altro cosicché il più forte comandi ed il più debole ubbidisca.

Nei conflitti mondiali, ha affermato inoltre il primo cittadino, “I più hanno dovuto lasciare i propri cari e sono morti in maniera crudele senza volerlo. Oggi tutti noi abbiamo la fortuna di non vivere quei momenti, essendosi affermata la filosofia del rapporto civile tra gli uomini. Ne è testimone il fatto che la nostra costituzione ripudia la guerra. Non dobbiamo temere di avere rapporti umani tra noi fondati sulla solidarietà e sulla reciprocità. Adoperiamoci perché non ci siano luoghi dove debba essere eretto un monumento come questo”.

Tra le pagine del Vangelo e quelle scritte dalla nostra Storia, sta a noi riflettere per edificare un futuro basato sulla pace ed una convivenza armoniosa.

Silvio Giampieri

 

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