mammaDIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del Monastero Santa Speranza sulle letture di domenica 1 Novembre.

Di fronte a questa celebrazione di “Tutti i Santi” verrebbe  quasi da chiederci, così come fa il salmista: “Chi potrà salire il monte del Signore? Chi potrà stare nel suo luogo santo?”.
Facciamo memoria, questa domenica, di tutti i fratelli e di tutte le sorelle che sono divenuti modelli di vita e insieme potenti intercessori presso il Padre per ciascun uomo.
E noi? Potremmo mai raggiungere quanto loro hanno fatto?

No! Questa festa non sta a dirci che i santi sono altro da noi; questa solennità non ci vuole sottolineare che noi non potremmo mai aspirare a quanto loro hanno invece raggiunto.

Il Signore chiama ciascuno di noi ad un percorso verso la santità e la Parola della liturgia di questa domenica ce ne svela i “segreti”.
San Giovanni, nel Libro dell’Apocalisse, scrive di coloro che hanno “impresso il sigillo sulla fronte”, di “coloro […] segnati con il sigillo”. Egli ci invita a prendere coscienza di una appartenenza, di appartenere all’unico “Dio vivente”, l’unico Dio dal quale viene la salvezza, davanti al quale pronunciare ogni giorno il nostro “Amen”: è l’accettare di essere accompagnati da un Dio che ci educa, tira fuori ciò che siamo realmente, ci fa camminare nella vita, un Signore davanti al quale vogliamo alzare “azioni di grazie”, a cui vogliamo rendere “gloria, sapienza, onore, potenza e forza”.

Un’appartenenza non da schiavi ma perché figli. Dice lo stesso Giovanni nella seconda lettura: “Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio e lo siamo realmente”.

Il salmo responsoriale ci continua ad interrogare “Chi potrà salire il monte del Signore? Chi potrà stare nel suo luogo santo?”. Con il vangelo rispondiamo: il beato, colui che è in cammino, un passo dopo l’altro.

Dice un filosofo ebreo che il beato è proprio colui che sale, passo dopo passo, la scala che porta alla realtà ultima. Salendo questa scala, l’uomo arriva ad uno stato di dimenticanza di sé nel quale sacrifica non solo i propri desideri ma la sua stessa volontà, poiché comprende che quello che conta è la volontà di Dio e non la propria perfezione e salvezza.

Certi di appartenere a Dio, certi di essere figli amati, certi di essere beati, in cammino: questa è la via verso la santità, questa è la strada verso il Dio che può darci l’unico “ristoro”.

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