ufficioSotto quota tre milioni: l’Inps ha certificato che i dipendenti pubblici italiani sono calati a tale livello, con 300mila addetti in meno rispetto a quattro anni fa. Una cura dimagrante fatta assumendo pillole di… tempo: chi va in pensione, non viene sostituito se non in misura minima. Una dieta necessaria: lo Stato ha sempre meno risorse per pagare stipendi, l’informatica e internet stanno progressivamente sostituendo timbri e sportelli.
Ok, la quantità è in calo, ma il resto? Perché al cittadino italiano interessano più i servizi erogati – magari bene, magari meglio di ieri – che il numero di chi sta dietro lo sportello o la scrivania. Non parliamo solo di certificati e pratiche, ma pure di quel welfare a cui non vogliamo rinunciare perché è la cifra del nostro benessere, il frutto della distribuzione della ricchezza prodotta in questi decenni dagli italiani.
Parliamoci chiaro: in questi anni pure il welfare è stato messo a dieta. Sul lato previdenziale, non ne parliamo: la stretta è stata violenta, anche troppo. Sulla sanità si sono fatti soprattutto tagli lineari: c’è tanto bisogno di riqualificare quella spesa, e forse così si potrà spendere un po’ meno avendo un po’ di più. Alla scuola è stato dato anche recentemente in quantità, chiesto poco o niente in qualità.
Ma ad ogni voce di spesa pubblica in Italia, più che il quanto viene in mente il come. Sono diminuiti gli investimenti infrastrutturali soprattutto perché non sappiamo farli senza spendere il triplo del necessario; altri fatichiamo ad attivarli (o a concluderli: vedi la Tav) sempre perché non sappiamo quando e come li finiremo. Se li finiremo. Oltre all’incapacità del settore pubblico di lavorare come si deve, si registrano pure provvedimenti legislativi fatti con i piedi, insomma tenendo ben in disparte la testa: si pensi agli appalti al massimo ribasso per certi servizi dedicati ad anziani, disabili, persone in difficoltà, ecc… Ecco: la logica del “massimo ribasso” ha spesso come conseguenza la “minima qualità”. Vogliamo un pubblico che dimagrisce per essere più snello, non più deperito.

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