sinodoVescovipCustodire la fertilità del suolo, curare le destinazioni d’uso della terra, arginare il “land grabbing”, garantire l‘accesso alla terra e alle risorse ittiche e forestali: sono le sfide che i vescovi incaricati della pastorale sociale e del lavoro della Cei ricordano nel Messaggio per la 65ª Giornata nazionale del Ringraziamento (8 novembre 2015) intitolato “Il suolo, bene comune”. A pochi mesi dalla “Laudato si’” di Papa Francesco, i vescovi invitano quanti abitano la terra alla “cura della casa comune”. “L’umanità rappresenta l’elemento che apre la terra verso nuove armonie o nuovi disordini, in base alle scelte che operiamo; sarebbe sconsiderato chi distruggesse il territorio da cui dipende la propria vita”, affermano i vescovi. Le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2015 Anno internazionale del suolo, perciò i vescovi puntano il dito contro “quegli squilibri che a partire dal cuore umano trovano espressione nella società e nell’economia”. “Peccato è anche l’inquinamento che colpisce la salute di tanti”, affermano, citando un passo dell’enciclica che ne elenca le cause: “Dal trasporto, dai fumi dell’industria, dalle discariche di sostanze che contribuiscono all’acidificazione del suolo e dell’acqua, da fertilizzanti, insetticidi, fungicidi, diserbanti e pesticidi tossici”. “Davvero in tanti contesti – osservano – il suolo appare come ‘maledetto’: l’opera di uomini impedisce ad altri di godere dei suoi frutti e addirittura di poterlo abitare in pace”.

Da queste constatazioni i vescovi evidenziano alcune sfide, tra le quali: “Custodire la fertilità del suolo” contro “modelli agricoli e pratiche produttive che espropriano gli agricoltori e le comunità locali di questa responsabilità”. “La denuncia dell’eccessiva dipendenza della produzione agricola dai prodotti chimici – ad esempio – va collocata in una diversa visione del rapporto tra produttori e consumatori; un “nuovo patto” che generi spazi di libertà e responsabilità per entrambi”. I vescovi invitano anche a “prestare attenzione alle destinazioni d’uso della terra, che talvolta ne distorcono la struttura ecosistemica”, come la “deforestazione per finalità agricola”. E denunciano il fenomeno internazionale del “land grabbing” – l’accaparramento di terra da parte dei soggetti con maggior disponibilità economica – “che rischia di distorcere le strutture agroalimentari di molte aree, orientandole a produzioni che ben poco hanno a che fare con le esigenze della popolazione locale”, come pure “la questione del diritto dell’accesso alla terra e alle risorse ittiche e forestali”. Il Messaggio si conclude con un invito ad andare incontro all’agricoltore, soprattutto ai giovani che stanno tornando alla terra, “un fenomeno che in Italia mostra segnali arricchiti da una splendida capacità innovativa, sia nei prodotti che nei processi”.

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