canileDIOCESI – Prosegue la nostra “rubrica dal carcere” leggi i precedenti articoli curata dai volontari della nostra diocesi del gruppo “Il Mosaico”.
Anche questa settimana i volontari hanno chiesto ai detenuti di parlare dei propri animali, vi proponiamo altri due racconti.

Io ho due bellissimi Molossi, un cane corso e un rottweiler, di cui sento tanto la mancanza. Non li vedo più ormai da tre anni e mi manca molto il loro gioire la mattina appena mi sveglio. Quando ero a casa mi svegliavo e mi affacciavo dal balcone insieme a mio figlio, chiamandoli per nome e loro rispondevano con piccoli ululati come a dirci che era ora della colazione e della passeggiata mattutina; così io scendevo con le crocchette in una mano e il guinzaglio nell’altra e loro mi saltavano addosso dalla gioia, leccandomi e mordicchiandomi per manifestarmi il loro amore. Io ogni tanto li rimproveravo per la troppa irruenza e loro facevano gli offesi perché capivano che così mi intenerivo e tornavo ad accarezzarli, facendo tornare tutto alla normalità, come se niente fosse successo. Il bello era quando, messo il guinzaglio, tiravano chi a destra e chi a sinistra, portandomi in giro per tutto il quartiere e per le colline che, per mia fortuna, sono vicino a casa mia: lì li sguinzagliavo, facendoli correre liberi per farli sfogare,tanto da stancarli e farli diventare più docili; tornati a casa mi sedevo sul marciapiede e loro facevano sempre a gara a chi riusciva a mettersi sotto le mie gambe. Ma il più bel ricordo è legato a quando mio figlio piccolo dal balcone mi vedeva tornare e urlava “Ah pa’ voglio scendere a gioca’ con Ruv e Rumanò” e mia moglie mi guardava come a suggerirmi di dire di no…e io chiaramente dicevo “si”, facendola arrabbiare perché aveva paura che nostro figlio si facesse male; io le rispondevo di stare tranquilla e lei diceva “guai a te se gli succede qualcosa!”; a quel punto il bambino scendeva veloce le scale, si fermava davanti ai cani un po’ titubante e appena capiva che non gli avrebbero fatto niente di male cominciava a saltargli addosso e a tirargli le orecchie…fino a quando i cani scappavano girando attorno a me per scampare alle torture di mio figlio! Alla fine, prima di rientrare, mettevo a sedere mio figlio su un cane a mo’ di pony e lui si divertiva tanto. Arrivata l’ora di pranzo salutavamo Ruv e Rumanò con carezze e baci e, saliti in casa, mia moglie ci ammoniva con “subito in bagno a lavarvi!”. A me questi momenti mancano tantissimo e spero di tornare presto in libertà… (L.C.)

Quando ero al carcere di Lodi portarono due Labrador, uno bianco e uno nero, bellissimi, per un progetto di pet- therapy. Per un anno, tutti i giorni abbiamo passato del tempo con loro: due ore al mattino e due al pomeriggio li portavamo a passeggio intorno alle mura del carcere, gli facevamo fare i bisogni, giocavamo insieme. Li abbiamo visti crescere e ci siamo affezionati molto a loro. Ci fecero anche delle foto per fare un calendario da vendere in beneficienza; quel calendario io ce l’ho a casa. Dopo il mio trasferimento a San Vittore non ho più rivisto quei due stupendi Labrador ma ancora oggi ricordo con piacere quella bellissima esperienza. (P.)

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