Di Floriana Palestini

«Non si tratta di povertà di amore, ma di comunione di amore con Colui che è l’Amore; non si tratta di una fuga dalle comuni preoccupazioni e gioie del mondo, ma di una scelta positiva di libertà di amare. Tutti abbiamo certamente bisogno di beni umani, ma non sono questi la meta della nostra vita, ma la comunione eterna in Dio». Così il vescovo Carlo Bresciani definisce la scelta di una consacrazione religiosa in un monastero di clausura, nel giorno della professione solenne di suor Massimiliana Michalowska.

La celebrazione, presieduta dal nostro vescovo, si è tenuta sabato 12 settembre presso la chiesa di Sant’Antonio da Padova; oltre alla comunità e a molti sacerdoti concelebranti, presenti anche il sindaco di San Benedetto del Tronto, Giovanni Gaspari, e il ministro provinciale padre Giancarlo Orsini, il quale ha voluto poi spendere qualche parola di ringraziamento per tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo bel momento di festa. «Ringrazio i fratelli della comunità di sant’Antonio – ha affermato padre Orsini – i quali ci hanno aperto la loro chiesa e la loro casa, in spirito di vera fraternità; ringrazio la corale Domenico Stella, che ha accompagnato con il canto la celebrazione. Grazie di cuore agli amici del monastero, che da tempo stanno organizzando un momento di condivisione e gioia. La nostra gratitudine e la nostra preghiera va infine a ciascuno di voi, perché il Signore accompagni i vostri passi nel cammino della vita».

Alla celebrazione erano presenti tutti i membri del monastero Santa Speranza, le sorelle clarisse che da qualche anno ormai condividono la loro vita con quella di suor Massimiliana. Queste sono state accanto alla neoprofessa in ogni momento della celebrazione, come succede in tutte le famiglie con delle vere e proprie sorelle maggiori. Al termine della solenne benedizione e consacrazione della professa, tutta la tensione si è sciolta in un lungo e fragoroso applauso, tra l’emozione dei parenti di suor Massimiliana (arrivati dalla Polonia) e gli abbracci delle sorelle clarisse; chiunque nella grande aula della chiesa poteva percepire l’Amore che sprigionava dai volti radiosi di tutte quelle persone sull’altare.

Infine inseriamo il testo dell’omelia pronunciata da mons. Bresciani:

«“Ti condurrò nel deserto e parlerò al tuo cuore” (Os 2, 16). È a questo invito del Signore che risponde la vocazione alla consacrazione religiosa a cui Sr. Massimiliana ha risposto con il suo sì che questa sera conferma in modo definitivo. Si tratta di un invito di amore che esprime un desiderio di comunione. È l’amore di Dio che desidera la sua creatura: non impone nulla, ma esprime un desiderio, proprio come l’amore che non impone nulla, ma vuole una risposta di libertà.

Solo chi capisce l’amore di Dio può capire la consacrazione religiosa, per di più in un monastero di clausura. In caso contrario essa appare un assurdo, totalmente contraria allo spirito del mondo, una negazione di beni umani che appaiono essenziali per una vita vissuta felicemente.

Non si tratta di povertà di amore, ma di comunione di amore con Colui che è l’Amore; non si tratta di una fuga dalle comuni preoccupazioni e gioie del mondo, ma di una scelta positiva di libertà di amare. Tutti abbiamo certamente bisogno di beni umani, ma non sono questi la meta della nostra vita, ma la comunione eterna in Dio.

Ma perché nel deserto? Perché “la condurrò nel deserto”? È proprio necessario questo? Ovviamente si può amare Dio ed essere suoi fedeli seguaci anche senza consacrarsi nella vita religiosa e senza entrare in un monastero di clausura. Anche nella vita matrimoniale lo si può essere, senza alcun dubbio. Questo si sente dire spesso oggi, è certamente c’è una verità in tutto questo, ma viene detto spesso come incomprensione della vita consacrata e del suo profondo significato cristiano, non come pieno apprezzamento di ciò che sta al centro della vita cristiana, cioè il rapporto di amore per Gesù, per cui ogni cristiano può dire con san Paolo “Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo”.

Comprendiamo bene che qui non si tratta del deserto in senso geografico e fisico, ma del bisogno di stare soli con Dio, anzi del desiderio di Dio di stare a tu per tu con noi. Andare con Lui nel deserto significa prendere distanza da ciò che distrae e disturba e non permette un dialogo con Lui disteso nel tempo, fatto in intimità, un dialogo in cui si dicono e si ascoltano le cose più importanti della vita, lasciandole penetrare profondamente nel cuore. Il rapporto con Dio è fatto di intimità e non di superficialità più o meno gridata, ha bisogno della distensione del tempo non vissuto con l’ansia della produttività.

Sr. Massimiliana ha ascoltato questo desiderio del Signore a lei rivolto e oggi risponde con decisione libera e consapevole “sì, io vengo con te nel deserto: lascio tutto, anche qualcosa di quello che umanamente è sicuramente positivo per stare con te che sei la somma di tutte le cose positive”. Si tratta di una risposta radicale che esprime un desiderio di intimità profonda con Dio e che anticipa nella fede quell’unica intimità che speriamo alla fine della nostra vita e che è il destino di ogni vita umana: l’incontro con Dio nella vita che non avrà fine. Oggi dice con il profeta Isaia che abbiamo sentito nella prima lettura: “Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza, mi ha avvolto con il mantello della giustizia” (Is 61, 10).

Cara Sr. Massimiliana fai bene ad esultare nel Signore, ma non illuderti, il mondo con tutte le sue ansie e i suoi dolori ti seguirà dentro il monastero, anzi lo devi portare dentro il monastero, non nel senso di coltivare distrazioni o insoddisfatte nostalgie nei confronti di ciò che hai lasciato per sempre, ma nel senso di portarlo con te davanti a Dio con la preghiera di intercessione intrisa di amore e di desiderio di bene per tutti, nessuno escluso. In Dio non potrai non amare questo mondo e pregare, perché nel vortice delle sue preoccupazioni, spesso inutili e superficiali, possa ascoltare quell’invito di amore che Dio offre a tutti dentro le situazioni di vita di ciascuno: “Vieni nel deserto e parlerò al tuo cuore”. I gemiti di questo mondo in tanti modi raggiungeranno il tuo monastero e tu, pur nella tua impotenza a risolvere i suoi immensi problemi, potrai fare per esso la cosa più importante: pregare il tuo amato sposo che volga su di esso uno sguardo di benevolenza e tocchi il cuore di chi si illude di salvarsi senza amare, senza combattere l’egoismo che opprime il cuore e toglie le ali alla libertà dello spirito, in una parola: senza di Lui.

Soprattutto, cara Sr. Massimiliana, il mondo lo porti dentro di te, dentro la tua storia. Ti sei messa in cammino seguendo l’invito di Cristo sposo, ma Lui è là davanti a te che prega il Padre, come ci ha detto nel Vangelo, perché vuole che tu sia dove è lui (cfr. Gv 17, 24). Il deserto non è il monastero dal punto di vista fisico, ma l’essere soli con Dio, il fare di Lui solo l’amore della tua vita. Questa libertà è una conquista di grazia, non è il punto di partenza; è frutto di una sequela costante e diuturna. Si tratta di una meta che potrai raggiungere solo se terrai lo sguardo fisso su di Lui e ti lascerai guidare dalle mani amorevoli della Chiesa, che accoglie questa sera i tuoi voti perpetui e ti accompagna donandoti ogni giorno la luce della Parola che illumini i tuoi passi (cfr. Ps 118, v. 105), così da non perderti per via, attratta da falsi miraggi che possono entrare anche dentro il monastero. Ricordati che la meta è il Signore, ma il cammino verso di Lui è sempre in compagnia della Chiesa e delle sorelle che hai accanto.

Cari fedeli che siete qui questa sera a pregare con noi e con Sr. Massimiliana e a render lode a Dio per quanto a lei viene donato, la solenne cerimonia che stiamo celebrando interpella anche tutti noi e ci fa domandare: dov’è il posto di Dio nella mia vita? Come sto rispondendo io a questo invito di amore che Dio rivolge anche a me?

Si tratta di un invito a fidarsi di lui, a seguirlo, a fargli spazio nel concitato tempo della nostra vita così che possa parlare anche al nostro cuore e dire anche a noi che in Gesù tutti siamo stati “scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati nella carità”, predestinati “ad essere per lui figli adottivi” (Ef 1, 15). In Lui troverà finalmente vero riposo l’anima nostra (cfr Ps 61)».

Entra a far parte della Community de L'Ancora (clicca qui) attraverso la quale potrai ricevere le notizie più importanti ed essere aggiornati, in tempo reale, sui prossimi appuntamenti che ti aspettano in Diocesi.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *