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I cristiani nel mondo che subiscono violenze e persecuzioni sono oltre cento milioni, con una significativa concentrazione in Medio Oriente. Prima della guerra del 2003, in Iraq i cristiani erano oltre un milione, dei quali oggi, specie dopo l’avanzata dello Stato Islamico, sono rimasti soltanto 300mila.

Questi dati sono stati ribaditi durante la conferenza internazionale sulle minoranze perseguitate in Medio e Vicino Oriente, ospitata al Quay d’Orsay di Parigi, durante la quale è stato presentato una strategia globale per arginare l’esodo, appoggiata da 56 paesi e 11 organizzazioni internazionali.

Ad aprire il dibattito il presidente francese François Hollande, che ha sottolineato come “per la prima volta da secoli, quest’anno non è stato possibile celebrare a Mosul la messa della Natività” e che i responsabili delle stragi terroristiche “dovranno renderne conto di fronte alla giustizia internazionale”.

È intervenuto di seguito anche il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, ricordando che “dopo duemila anni ci troviamo di fronte al rischio che le minoranze cristiane in Iraq e in Siria vengano isolate o addirittura spazzate via”.

Il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius ha elencato tra gli obiettivi della strategia la salvaguardia della “diversità millenaria” del Medio Oriente; il sostegno umanitario per far fronte alle necessità dei rifugiati, il ricorso all’ONU per la possibile sanzione dei crimini più gravi alla Corte penale internazionale ed infine la “cooperazione inter-parlamentare” per l’adozione di leggi a tutela dei diritti umani, compresa la libertà religiosa.

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