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Calcio, Serie B, cartellino verde per il fair play

cartellino verdeRosso, giallo, verde. Non si tratta di un semaforo stradale, ma della nuova gamma di cartellini a disposizione degli arbitri di calcio, per ora soltanto nel campionato di serie B. Da quest’anno, infatti, ai tradizionali rosso e giallo, si è aggiunta anche la possibilità di assegnare, a fine partita, un cartellino verde al giocatore che si distinguerà per gesti significativi (a giudizio della terna arbitrale) di fair play. Un nuovo cartellino che non ha quindi valore disciplinare, bensì morale. E alla fine del campionato, il giocatore che ne avrà collezionati di più sarà premiato.
Un’iniziativa simbolica, dunque, promossa dal comitato etico della Lega serie B, “all’interno di un progetto più complessivo che intende riportare al centro la questione del rispetto, della credibilità, dal fair play, dei principi e dei valori del gioco del calcio”, chiarisce Andrea Abodi, presidente della Lega.
Da sempre il verde è il colore della speranza ed è bello che sia proprio il mondo del calcio, così “sfigurato” da continui scandali e vicissitudini decisamente anti-sportive, a dare simbolicamente un segnale di voglia di riscatto. Evidentemente, c’è ancora spazio per esibire il “verde”, per mettere in evidenza e premiare chi continua a vivere lo sport (pur professionistico) come un’esperienza di valori umani, di onestà, rispetto e solidarietà, persino nei confronti degli avversari!
Una piccola lezione di riscatto civico che, quasi quasi, meriterebbe di essere estesa – nelle forme adeguate – anche alla vita sociale. E, forse, contribuirebbe a rieducare la comunità ad una verità tanto semplice quanto autoevidente: “fare il bene”, nelle sue varie espressioni, è un valore che ci rende migliori, personalmente e nella vita comune.
Ci sia consentito, però, un piccolo appunto ai promotori del nuovo “cartellino verde”: visto il suo valore di promozione civica e morale, perché relegarlo solo alla serie B e non a tutte le categorie, a cominciare dalla serie A? O forse, i calciatori “d’élite” sono troppo presi da altri “interessi di alto valore” per occuparsi di fair play, nel gioco come nella vita?