Di Floriana Palestini

SAN BENEDETTO DEL TRONOTO – La strada è buia ancora, e la sveglia nel cuore della notte richiede il coraggio, che non è difficile da trovare quando si è insieme e le educatrici ci svegliano sussurrandoci.
Le montagne dormono, e la luna non si è ancora nascosta, le stelle sono tutte lì a sorvegliare le nostre auto in fila indiana sul sentiero tortuoso e malmesso che porta al rifugio Sibilla. Ci accolgono i primi chiarori di un nuovo giorno, che brillano negli occhi dei nostri quaranta ragazzi che nonostante le differenze di età si sentono già una famiglia. Ci incamminiamo e quei chiarori si fanno luce, la montagna è ormai sveglia, e il sole è così speciale. Rosso, vivo, sicuro, pronto a illuminarci il cammino. Con le fotocamere è difficile rappresentare tanta Bellezza, ma la voglia di immortalare un momento così speciale è troppa. Più si sale più il fiato si fa corto, la testa gira, si inizia a sentire la fatica. Ma ci si fa forza, e la speranza di cui parliamo tanto si fa realtà. La speranza non si finge, perché “è una forza interiore di chi si nutre dell’Amore di Dio per donarlo agli altri”. Nel punto più critico ci si tende la mano, ci si incoraggia, e i nostri occhi non più assonnati sono volti alla vetta. Dall’alto di 2173 metri viene spontaneo proclamare le Lodi, così vicini a Lui, che ci riempie il cuore con le Sue creazioni perfette regalandoci così tanta Bellezza.

La stessa Bellezza dell’amicizia che lega i ragazzi del gruppo giovani parrocchiale, che per il secondo anno si sono messi a servizio dei più piccoli, e come fratelli maggiori sono stati per loro un riferimento, testimoni di come l’amicizia vissuta in Dio è la più vera e gioiosa.

E se la Speranza è una forza interiore, sai che quella forza esiste quando conosci Malala Yousafzai, Pier Giorgio Frassati, Padre Pino Puglisi, Chiara Luce Badano, Padre Pio, persone semplici che come ognuno di noi hanno vissuto la loro vita, che ci hanno invitato a riflettere sul fatto che “la nostra vita c’è per essere donata”.  Nasce dalla speranza quel dono di sé, di chi vince con coraggio le proprie paure, di chi si mette a servizio. Sono le sei e le vedi già in piedi, nel silenzio delle camere hanno già tutto sotto controllo, pronte ad abbracciarti come solo le mamme sanno fare, come le mamme ci mettono severità e dolcezza in ogni gesto, Sandra e Raffaella fanno del servizio il loro dono più prezioso ad ogni campo. Lasciare le famiglie a casa è un sacrificio, e sono uno sforzo le nottate attorno a un tavolo a studiare l’organizzazione perfetta di una settimana, ma poi conosci anche chi viene da fuori, chi accetta l’invito a mettersi a servizio. Matteo S, Matteo C e Francesca, invitati da don Luca sono stati nostri compagni di viaggio. Sul campo di gioco, nei servizi, nelle animazioni, alla guida dei pulmini, con un occhio speciale verso i ragazzi, la speranza sono anche loro con il loro donarsi senza riserve. Arriva la sera e alle 19 l’appuntamento è davanti all’altare per la Celebrazione dell’ Eucarestia, dell’ Amore di Dio. Le parole di Don Luca e Don Armando sono travolgenti, nel raccoglimento ci permettono di guardarci dentro,  riflettiamo sulle nostre vite, il loro entusiasmo ci guida nel nostro percorso di Fede, a volte incerto, a volte difficoltoso, a volte immaturo.  Il canto finale, e la gioia dilaga, lo sentiamo dentro quell’ Amore e cantiamo, forte. Nutriamo il corpo, dopo l’anima, perché Elisabetta, Natalina e Nicoletta hanno il grembiule bianco e la sapienza nelle mani, il loro donarsi si fa cibo, si fa gusto. La serata continua, sulle tavolate i sorrisi non mancano mai, nei giochi, di seguito, è l’unione che vince. Torna la notte, di fronte alle due camerate siamo a luci spente e intorno a noi solo le montagne, sopra di noi tutto l’infinito del cielo, e guidati da don Luca ci teniamo per mano, custoditi da un Amore che non ha confini.

“Chi crede di raggiungere il paradiso senza sforzi è un illuso, chi pensa di raggiungerlo solo con i propri sforzi è un presuntuoso”

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1 commento

  • Memo
    01/09/2015 alle 09:38

    Bravissima nel raccontare il vissuto e le emozioni provate. I campi scuola sono esperienze indimenticabili e da grandi si raccontano e si propongono ai figli come momenti di crescita umana e cristiana, come ben si percepisce dal racconto che tu ne fai.

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